Isola d’Elba: cinque ristoranti da provare durante le vacanze.

Trovare un ristorante all’Isola d’Elba dove mangiare bene e non essere spennati d’estate non è impresa da tutti. Specialmente in questo mese di agosto, con l’Isola che sembra sprofondare sotto orde di turisti. Abbiamo preparato una breve, ma utile guida per orientarvi nell’offerta enogastronomica dell’Elba, senza soccombere di fronte a una frittura congelata in riva al mare.
 
Mahe, Cavo
Se sbarcate a Cavo fate una prima tappa da Mahe, posticino con vista per ambientarsi subito a gusti, sapori e ritmi dell’Isola d’Elba. Il che significa: relax. Non vi aspettate camerieri che corrono per portarvi da bere o per cacciarvi dal tavolino. Qui ci si gusta prima di tutto l’atmosfera. Condita da polpo croccante su crema di ceci, testaroli al pesto con dadolata di dentice, tempura di baccalà. O abbinamenti più originali, come la tartare di tonno sulla burrata o l’involtino di pescatrice con pancetta. Pasta, focaccia e dolci tutti home made. Spesa, nella media dell’Isola d’Elba, dove difficilmente si scende sotto i 35 a testa a cena, con una bottiglia di vino.

Botte Gaia, Porto Azzurro
Il tour prosegue nella “coda” dell’Isola d’Elba, nel piccolo scrigno di Porto Azzurro. Qui c’è ampia scelta tra trattorie e ristorantini, ma se avete modo provate la Botte Gaia, osteria e ostricheria che merita assolutamente una visita. Si comincia con un polpo in gazpacho e stracciatella, si prosegue con un insolito tagliolino al cacao con polpa di riccio, granella di nocciole e burrata, per continuare con un hamburger di tonno in “panino” di pomodoro o un baccalà cotto a bassa temperatura al tartufo. La schiaccia briaca dell’Elba qui diventa un semifreddo, ma si può concludere anche un assaggio di dolci tipici ai fichi o con i più classici cantucci e Aleatico. A proposito di vini: la carta è sterminata, spazia tra le etichette del mondo (dalle Americhe all’Europa) e dal nord al sud Italia, compresa una sezione dedicata alle altre isole del Mediterraneo. Non manca, ovviamente, una selezione della produzione elbana.
www.labottegaia.com

Tahiti, Procchio
Lungo la costa nord vale la pena fare una tappa nel Golfo di Procchio, premiato da un microclima tutto suo e da una vista imbattibile. Qui, al ristorante Tahiti, potrete convincervi di essere anche più lontano da casa, dispersi in un’isola oceanica a gustarvi la brezza e i frutti di mare. Per cominciare: insalata tiepida di polpo e patate, seguita da spaghetti alle vongole o gnocchetti al tonno fresco. Spesa: a pranzo si mangia con 20 euro, a cena serve il doppio. Anche perché una bottiglia di vino vista tramonto ci scappa. Ricordatevi di prenotare (anche a pranzo).
www.tahitielba.com

Osteria del Noce, Marciana
Arroccata sulla collina di Marciana, l’Osteria del Noce si è mantenuta fin qui in salvo dall’assalto del turismo di massa. Un punto in più che si aggiunge a un punteggio totale già molto alto, considerato il panorama che si gode da qui, la qualità del cibo e la gentilezza del personale. I piatti mescolano cucina ligure e tradizione elbana. Si mangia sia carne che pesce e ci sono sempre una serie di proposte del giorno fuori menu. Pane e focaccia ligure sono fatti in casa, i dolci sono sempre freschi, con frutta di stagione. Da provare il cheesecake ai fichi.
www.osteriadelnoce.it

Il Castagnacciaio, Portoferraio
Infine, magari sulla via del ritorno in attesa del traghetto, non potete non fare tappa da Il Castagnacciaio, a Portoferraio, istituzione per gli elbani, ma anche per i turisti affezionati dell’Elba. Non vi aspettate apparecchiature da ristorante stellato, vista mozzafiato e camerieri in divisa: dal Castagnacciaio si va per la mitica cecina, la torta di ceci così famosa sulla costa livornese, che qui trova una delle sue espressioni migliori. La conduzione è familiare fin dal 1885 e il titolare, Antonio Magnino, ha fatto della scelta degli ingredienti local una bandiera. Pizze tonde, calzoni, sfilatini di pizza, bruschette, taglieri di salumi e formaggi e – ovviamente – castagnaccio, completano l’offerta.
www.ilcastagnacciaio.com/ 

Francesca Puliti
 

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