I MANICHINI: dal teatro in vetrina al programma artistico del Confusion!

Chi non si è mai preoccupato della possibilità che le figure vestite, esposte nelle vetrine, potessero all’improvviso muoversi e animarsi? L’idea de I MANICHINI è proprio quella: sorprendere, per scherzo, ma soprattutto per passione.

 
Quattro giovani attori fiorentini, Carolina Pezzini, Gaia Bigiotti, Camilla Pieri e Jacopo Marretti, hanno deciso di portare la loro passione per la recitazione fuori dal teatro, per strada, o meglio nelle vetrine sulla strada. Per loro è puro divertimento mentre per i negozi era, ed è, un’occasione per promuoversi in modo creativo e, ammettiamolo, un po’ atipico. Un passatempo che però richiede impegno e costanza dato che per ogni evento, I Manichini hanno scritto e realizzato spettacoli sempre nuovi e inediti. Una fresca novità nella realtàdello struscio del fine settimana nelle vie commerciali di Firenze e dintorni.
Dagli spettacoli in vetrina sono passati poi ai locali e ai ristoranti del centro creando collaborazioni virtuose e creative. Tutte esperienze che gli hanno permesso di crescere, affermarsi, e adesso a scommettere su di loro. I Manichini non fanno più solo spettacolo ma organizzano un programma artistico completo, fornendo così a giovani artisti dai più diversi generi la possibilità di esprimersi e farsi conoscere.
La scommessa, in realtà, è doppia dato che il loro “palco”, ogni giovedì sera, è il Confusion, il nuovo locale nella sempre più gettonata zona di Borgo San Frediano e Piazza del Carmine, che intende rivisitare in chiave fiorentina la cucina tipica thailandese unendovi cocktail creativi e innovativi. Un punto di incontro tra Oriente e Occidente, un luogo di espressione libera per la creatività fiorentina.
Il programma, chiamato la Sindrome di Stendhal, è stato inaugurato a fine gennaio ed è previsto almeno fino a fine aprile. A metà della loro opera abbiamo deciso di incontrarle per farci raccontare la loro evoluzione e tutto ciò che sta dietro alla loro nuova avventura.
Com’è nata l’idea de I MANICHINI?
“L’idea originaria è di Carolina che aveva pensato di mettere in scena dei piccoli spettacoli per animare le vetrine o i locali del centro di Firenze. Quando poi ha coinvolto me e Jacopo abbiamo iniziato diffondere attraverso i nostri contatti questa nostra nova idea. Il primo spettacolo in assoluto lo abbiamo messo in scena in un negozio di Sesto Fiorentino che aveva bisogno di promuovere la sua nuova collezione e che sentiva la voglia di farlo in modo diverso. Così noi abbiamo scritto un piccolo sketch a tre che abbiamo ripetuto un paio di volte nella stessa giornata”.

Com’è avvenuta l’evoluzione dalle vetrine ai locali?
“All’inizio eravamo noi a cercare i posti, a proporci, poi progressivamente abbiamo iniziato a ricevere delle richieste da parte di alcuni locali.
Dopo Sesto, abbiamo fatto uno spettacolo nell’atelier di Michele Chiocciolini (dietro Santa Croce) che ha avuto molto successo. Così, siamo stati contattati dal Golden View, il ristorante sull’Arno, il quale aveva la necessità di promuovere un libro di poesie, ma voleva farlo in modo alternativo, nuovo, per questo ci ha chiesto uno spettacolo in stile MANICHINI”.
Lo spettacolo del Golden View è stato un grande cambiamento per noi. Jacopo è andato a lavorare a Parigi e quindi siamo rimaste in tre; inoltre, per la prima volta come MANICHINI ci siamo trovate a mettere in scena del materiale non scritto da noi ma fornitoci con il libro di poesie. Nella stessa occasione abbiamo potuto creare due nuove collaborazioni molto interessanti. Da un lato lo spettacolo è stato realizzato con Drusilla Foer, attrice transgender fiorentina che vi abbiamo raccontato nei primi numeri di FUL ) dall’altro siamo riusciti a coinvolgere nel nostro progetto anche la promozione di tre boutiques che ci hanno fornito alcuni capi delle loro collezioni come abiti di scena.
L’anno scorso, poi, siamo entrate in collaborazione con Cantiere Futurarte, un collettivo artistico attivo in alcuni locali come per esempio il Caffè degli Artigiani per il quale abbiamo realizzato “Sie Verlassen – Partire” in occasione della Giornata della Memoria o lo Speakeasy23.
Con loro abbiamo avuto la possibilità di fissare alcune date in posti ai quali non avremmo mai pensato e i nostri spettacoli sono stati un successo. “Prima Vera”, scritto per il Caffè 19.26, lo abbiamo replicato in “Prima Vera capitolo II” all’Angie’s Pub proprio perché funzionava bene e aveva creato un grande seguito”.
Dopo “Prima Vera” e “Prima Vera Capitolo II” c’è stata un’interruzione però, giusto?
Sì, quando Cantiere Futurarte si è sciolto per dinamiche interne al loro gruppo, noi come MANICHINI ci siamo rimesse un po’ in discussione. Ci era rimasta la voglia di esibirci a modo nostro e di creare nuovi schetch. In quel periodo, tramite le nostre amicizie abbiamo conosciuto Lavinia Ferrone, una scrittrice brillante, in breve tempo è diventata la nostra sceneggiatrice di fiducia.
Proprio grazie a, e anche a causa di, tutte queste nuove esperienze ci sentivamo pronte per una nuova avventura. Dopo essere state delle pedine, dei manichini appunto, vestiti, gestiti e organizzati in parte da altri avevamo voglia di prenderci un po’ in mano, di camminare con le nostre gambe, così abbiamo ridefinito il nostro progetto.

Così siete passate da attrici a organizzatrici?
“Quando il Confusion ci ha proposto di fare uno spettacolo, noi abbiamo rilanciato chiedendogli se invece non preferivano consegnarci il programma artistico per un periodo inizialmente breve. La nostra proposta non era una volontà autoritaria di imporre il nostro stile, al contrario volevamo impegnarci a dare la possibilità ad altri artisti, di qualsiasi genere, di potersi esprimere con la stessa libertà che era stata data a noi più volte in passato.
Era una scommessa per entrambi, il Confusion aveva aperto da poco e voleva farsi strada tra i locali già affermati della zona e noi ci lanciavamo in un progetto diverso plasmato sulle nostre esperienze”.

Come avete strutturato il programma?
“Non c’è un filo ce lega le esibizioni né tra loro né al concept del locale, i generi e gli artisti che abbiamo riunito sono molto diversi tra loro. Abbiamo cercato, però, di mettere ogni mese ogni genere, quindi ogni mese c’è almeno una lettura, una rappresentazione teatrale, uno spettacolo di danza e un concerto. Volevamo che fosse molto eterogeneo e attivo. Una serata al mese, inoltre, ce la teniamo libera per esibirci noi come MANICHINI, tutte e tre, anche se Carolina non partecipa alla parte organizzativa. Non vogliamo imporci ma siamo talmente coinvolte che ci sembra quasi ingiusto non partecipare.
Così il mese scorso, in occasione della promozione de Il Libro di Grasser e altri piccoli scritti di Claudio Bandelli, abbiamo realizzato uno spettacolo interpretandone a modo nostro le storie. Per le altre esibizioni ci affidiamo a testi di Lavinia. A metà marzo, per l’inizio della Primavera abbiamo deciso di ri-proporre “Prima Vera”, nella stesa serata sarà inaugurata una doppia mostra, fotografica e di disegni, a tema floreale”.
Siamo a metà della vostra opera, vi ritenete soddisfatte finora?
“L’entusiasmo che ci coinvolge entrambe nella realizzazione del programma ci spinge a continuare nonostante i costanti intoppi che si presentano proprio dal punto di vista organizzativo.
Siamo contente di dare visibilità e di concedere la scena ad artisti che non sono ancora emersi. Regaliamo delle belle serate sia a chi decide di partecipare, di mettersi in gioco per un aperitivo alternativo, sia per chi si esibisce o espone. Ora non resta che affrettarsi per prenotare un tavolo. Il prossimo mese sarà ricco di sorprese a cominciare dal 23 marzo con lo spettacolo “Non chiudere il portone ci sono le rondini” di Lavinia Ferroni, il 13 aprile ci sarà “Videoinstallazioni” a cura di Lorenzo Frittelli e la settimana successiva lo spettacolo “Asie” con musica e canti in stile giapponese”.
Barbara Palla