Ful intervista Kid Francescoli, la rivelazione dell'indie-pop francese.

Il poliedrico artista marsigliese si esibirà a Buh – Circolo culturale urbano, questa sera preceduto dall’opening della modella e cantautrice fiorentina Charo Galura.

 
Per la rassegna Portuali, ciclo di eventi che coinvolgono musicisti e djs provenienti dalle città di porto del mondo, in arrivo il concerto del musicista marsigliese Kid Francescoli (all’anagrafe Mathieu Hocine): dopo il sold out al Café del Danse di Parigi l’artista sarà ospite questa sera al BUH! (prima data italiana – ingresso 8 € con tessera Arci, inizio concerto ore 22:30) in occasione del tour per il suo nuovo album “Play me Again”, uscito a marzo 2017.

Ecco l’intervista di FUL per scoprire qualcosa di più in merito al sul suo progetto musicale.
Kid Francescoli, un progetto musicale nato più di quindici anni fa, iniziato in gruppo e oggi in versione solo, che tipo di artista si cela, nel 2017, dietro questo aka così enigmatico e curioso?
“Direi che dietro ogni cosa ci sono io, Mathieu Hocine, con le mie influenze, le contaminazioni e i tentativi. Amo molto collaborare con altri artisti, gli ultimi due album, ad esempio, li ho cantati e composti con Julia Minkin (che è in anche in tour con me) dunque potremo definirli un duo project, ma in linea di massima mi prendo cura del lavoro di Kid Francescoli fin dall’inizio, occupandomi di ogni suo aspetto. Sono Lui, e lavoro per lui. (sorride, ndr).”
Impossibile, con te, non fare un accenno alle “radici” e al senso di appartenenza: vieni da Marsiglia, una città di porto, multi-culturale, scrivi in inglese ma anche in francese e in italiano, hai fra le tue influenze culturali e cinematografiche molti riferimenti di paesi e tradizioni diverse. Come si traducono, le radici, nella tua musica?
“Viaggiare è la matrice di un sacco di esperienze, porta idee, armonie, fascinazioni. Amo l’Italia, che visito spesso anche perché è piuttosto facile raggiungerla da Marsiglia, e sono stato rapito dagli Stati Uniti di oggi, un mondo sospeso fra contraddizioni, progresso e disincanto. Le radici sono solide, ma la musica ha il dovere di cercare nutrimento, di farsi domande, di auto-generarsi anche”.
With Julia, l’album che ti ha consacrato al successo nel panorama pop francese con più di 70 concerti e passaggi radiofonici, lo hai inciso a fianco della giovane artista americana Julia Minkin, una sorta di musa, testimone della tua fascinazione per l’amore e anche per gli Stati Uniti: come nacque, in voi, l’idea di trasformare un’esperienza di vita in un disco?
“Beh, in realtà gli ingredienti della nostra storia d’amore, allora, sembravano già abbastanza. C’era l’estate, Marsiglia, le andate ed i ritorni, New York, una coppia giovane e appassionata. Insomma… il materiale era sufficiente, giusto? (sorride, ndr). Così buttammo giù “I don’t know how” e da lì…ogni cosa proseguì con naturalezza e un ritmo proprio”.
“Play me again”, ultima e attesissima creatura, è una tua considerazione su ciò …che accade quando le cose cambiano, evolvono, finiscono. Julia è diventata tua partner creativa, l’epifania di New York si è conclusa e tu sembri aver cambiato prospettiva visuale: dove guarda oggi l’artista Kid Francescoli? Su cos’è rivolta l’attenzione?
“Direi che il focus sta sulle connessioni, le idee che nascono e germogliano grazie al confronto e alla ricerca. Nella musica, come nella vita in generale, credo non sia affatto facile trovare la tua metà della mela, o una chimica d’intesa che permetta anche al pubblico di empatizzare e riconoscersi con l’artista. Con Julia abbiamo passato molto tempo a scambiarsi idee, libri, suggestioni per far sì che il nostro rapporto evolvesse in un sodalizio artistico perfetto, quasi mistico”.
Una domanda, l’ultima, che ci porta “a casa nostra”: l’Italia infatti è un filo rosso continuo e presente in tutto il tuo background; c’è qualche artista in particolare che ha influenzato il tuo stile di ascolto e composizione musicale?
“Due su tutti: Ennio Morricone, le cui colonne sonore sono per me una fonte di ispirazione massima, la sua musica è potenza e grazia, una forma estatica.
E poi Lucio Battisti, che apprezzo e ascolto spesso (ho avuto una fidanzata italiana che mi ha educato benissimo in fatto di musica d’autore)”.
By Giacomo Alberto Vieri