"La Guerra dei 30 Anni": il terzo disco dei Chambers

I Chambers è un gruppo post hardcore toscano edito dall'etichetta To Lose la Track

I Chambers sono un gruppo post hardcore edito dall’etichetta musicale To Lose la Track. Il loro tour inizia questo sabato al Glue, al festival organizzato dell’etichetta che festeggia i suoi primi 10 anni. Oltre ai The Chambers saranno presenti sul palco i Tiger! Shit! Tiger! Tiger! e Zeman

A pochi giorni dall’uscita del video di In Viaggio, singolo estratto da La Guerra dei 30 Anni, abbiamo incontrato Andrea Celandroni (voce) e Theo Ricoveri (chitarra) dei Chambers, che si esibiranno al Glue sabato 28 marzo. Ci hanno raccontato il loro percorso musicale, dall’abbandono dell’inglese per l’italiano fino alle nuove ritmiche che sempre più lasciano spazio alle parole. Abbiamo parlato dell’antropocene, dei “non luoghi” e del perchè chiedergli se in qualche maniera si sono ispirati ai Marlene Kuntz è quasi una bestemmia.

Come nascono i Chambers?

Theo – Il gruppo nasce nel 2008, dopo lo scioglimento dei Violent Breakfast, di cui facevamo parte in tre degli attuali Chambers. Due di loro decisero di smettere di suonare e io Andrea e Nicola invece volevamo continuare. Così per mettere un po’ un punto e a capo abbiamo fondato il nuovo gruppo. In definitiva noi tre suoniamo insieme dal 2003. Siamo al terzo LP dei Chambers, più c’è stata una raccolta e uno split con i The Death of Anna Karina. Direi che la matrice musicale che ci ha sempre accompagnato è sicuramente il punk hard-core.

I Chambers è un gruppo post hardcore toscano edito dall'etichetta To Lose la TrackIl passaggio dai Violent Breakfast ai Chambers è stato accompagnato anche da un netto cambio musicale?

Theo – Sì, sicuramente. Prima erano pezzi ostici, con una voce molto urlata, mentre con i Chambers la voce progressivamente è diventata più armonica e meno gridata. Anche su un piano ritmico l’evoluzione è stata quella: tutto meno frenetico, veloce e, diciamo, più melodico. Direi che mano a mano ci siamo alleggeriti. Altra grande novità è stata il cambio di lingua: con La Mano Sinistra (secondo album dei Chambers, 2012, ndr) dall’inglese siamo passati all’italiano.

Perché avete deciso di iniziare a scrivere i pezzi in italiano?

Andrea – Il passaggio è stato dettato sicuramente da un gusto personale: in parte volevo riprendere gli ultimi pezzi fatti con i Violent Breakfast che erano appunto in italiano e l’altro motivo è stato pratico. Prima andavamo a suonare molto più all’estero, mentre col tempo abbiamo iniziato a fare tour più nazionali. Quindi il passaggio è stato abbastanza naturale. Inoltre sicuramente il cambio è stato dettato anche dall’evoluzione musicale: divenendo più calma e meno frenetica, si sono aperti spazi per far sentire le parole, permettendo di dare rilevanza ai testi. Prima avrei potuto cantare in ucraino e nessuno se ne sarebbe accorto! Ora, invece, dato che i testi hanno un loro peso è importante esprimerli al meglio e, chiaramente, mi esprimo meglio in italiano che in inglese.

I Chambers è un gruppo post hardcore toscano edito dall'etichetta To Lose la TrackL’antropocene è il tema centrale de La mano sinistra, però dal punto di vista degli animali…me ne parleresti?

Andrea – L’antropocene è un periodo storico non ufficialmente riconosciuto, dove gli interventi dell’uomo hanno influenzato fortemente tutto ciò che ci circonda. Ne La Mano Sinistra il concetto veniva completamente ribaltato dal punto di vista degli animali e delle piante, ovvero come tutto ciò che è vivente vede l’opera dell’uomo.

E quale è stato il percorso che vi ha portato da una tematica così concettualmente densa al terzo disco, La guerra dei 30 anni, che, correggimi se sbaglio, sembra non avere la volontà di analizzare qualcosa, fornendo una chiave di lettura?

AndreaLa guerra dei 30 anni è un disco più leggero, non è un concept album e non ha, come dicevi tu, la pretesa di analizzare una tematica eticamente complessa. Se ne La mano sinistra si parlava di “non luoghi”, qui si riparte dai luoghi: le piazze, i luoghi di aggregazione che sempre più stanno cercando di toglierci, demolendo l’identità delle persone che sempre meno si incontrano per strada. Non si tenta di capire il perchè siano venuti a mancare certi luoghi, ma tenta di esprimere la ragione per cui le persone non abbiano la possibilità di frequentare luoghi che esistono, ma che nella realtà non vengono più vissuti.

To Lose la Track 10 years paty @ Glue Alternative Concept SpacePerché avete scelto come titolo del disco La guerra dei 30 anni?

Theo – Alla fine de La mano sinistra, ovvero tre anni fa, tutti a turno, abbiamo passato una fase delicata nella propria vita. Quindi il titolo non vuole essere un manifesto generazionale, ma è qualcosa di intimo, molto personale che ci sembrava chiudesse un nostro percorso.
Andrea – Inoltre c’è un riferimento ad un avvenimento storico preciso, il che ci ha permesso di giocare con le parole come già era avvenuto in passato: Fiumi in Pena, Musica del Demanio e così via.

Ascoltando il vostro disco mi sono venuti in mente i primi Marlene Kuntz…avete dei commenti a riguardo?

Theo – Bhè, sei la terza persona che ce lo dice e quindi sto iniziando a preoccuparmi e mi dà da pensare…comunque no, non sono stati assolutamente una nostra fonte di ispirazione.
Andrea – Io aggiungo che quasi li disprezzo in assoluto.
Theo – Non so che dire, anche perché il nostro background è molto più legato alla musica americana, al grunge…
Andrea – Vabbè, poteva andare peggio, potevi dire gli Afterhours. Credo che questo collegamento venga dal fatto che facciamo rock, che cantiamo in italiano e siamo vagamente melodici. Se rimaniamo in ambito nazionale e cerchiamo dei paragoni, per forza di cose si va a cadere lì.

La settimana scorsa è uscito il video di In Viaggio, il primo singolo estratto da La Guerra dei 30 anni…perchè avete scelto quel pezzo, chi ha girato il video e quale è, se c’è un fil rouge che lega la canzone alle immagini?

Andrea – Abbiamo scelto In Viaggio, perché tra i pezzi corti dell’album è quello che secondo noi si adattava meglio ad essere accompagnato da immagini. Lo hanno girato due videomaker di Pistoia che si chiamano Influx, a cui ci siamo abbandonati completamente, noi non abbiamo dato alcuna indicazione; l’unico paletto che avevamo messo era che fossimo fisicamente presenti all’interno del video, dato che negli ultimi due non eravamo mai apparsi. Per il resto hanno fatto loro e la cosa ci è piaciuta assai!
 

http://www.chambersband.it/

Andrea Celandroni (voce) – Theo Ricoveri (chitarra) – Alberto Parenti (chitarra)- Luigi Fagni (basso) – Nicola Granchi (batteria)
Intervista di MARTA PINTUS