Il cinema di Samuele Alfani

Il cinema di Samuele Alfani e il doppio volto della femminilità nelle sue opere Rails e Il fascino di chiamarsi Giulia.

alfani_2Samuele Alfani è un giovane regista fiorentino dalla poetica raffinata il cui sguardo acuto indaga, con attenzione e sensibilità, le intime contraddizioni dello spirito umano. Cresciuto attraverso la fotografia, la recitazione e la pittura, arriva alla regia con il progetto Sex in the Art durante il suo lungo soggiorno a Barcellona: una teoria di corpi nudi femminili dipinti in diretta e filmati. La sensualità unita alla ricerca cromatica e all’economia dell’inquadratura coagula in questo suo primo lavoro il linguaggio del regista dandogli una precisa direzione.
«Una bella storia non funziona a prescindere» dice mentre sorseggia un pastis in Santo Spirito, il foto-rails-4luogo che più di tutti ha influenzato i suoi film, «dietro deve esserci una regia fortissima che supera la semplice fotografia e riesce a organizzare e a dare un significato a tutti i dettagli. Ogni professionalità coinvolta in un lavoro corale, come la realizzazione di un film, deve riuscire a esprimersi al meglio attraverso la fluidità della storia e la perfezione delle immagini».
Sin dall’inizio interessato al corpo femminile e affascinato dall’intimità, Alfani arriva a concorrere a Cannes con il suo penultimo lavoro, Il fascino di chiamarsi Giulia, la storia avvincente, breve e intensa di Giulia, una donna dalla doppia personalità, che il giorno vive un’esistenza regolare fatta di casa, affetti, fidanzato, e la notte si prostituisce. Vestendo e svestendo il suo abito ogni notte, Giulia lentamente scopre la sua natura fatta di contraddizioni, di forza e vulnerabilità, in un crescendo di empatia che riesce a coinvolgere lo spettatore nei suoi insanabili contrasti.
rails-locandinaSe Il fascino di chiamarsi Giulia è una straordinaria indagine sulla personalità conflittuale di una donna che nella sua unicità acquista un significato umano universale, il più recente lavoro del regista, Rails, sublima quelle contraddizioni attraverso un dialogo visivo intimissimo tra due donne in un momento di fragilità. Le due protagoniste, interpretate da Carlotta Rondana e Camilla Pieri, orbitano, una attorno all’altra, nell’arco di una giornata nell’appartamento in cui convivono. La vasca da bagno al centro della narrazione è l’apice di una collisione incompiuta che traccia, con i gesti, un confine invisibile e invalicabile all’interno della coppia.
«L’argomento della mancanza di comunicazione, già presente in Giulia, è il fulcro di Rails, un’indagine sugli ostacoli che, per i nostri rapporti, rappresentano i tabù, i retaggi culturali e le esperienze personali. Per poter raccontare la continua danza tra i margini dell’intimità che i personaggi compiono nelle mie opere dedico intere settimane a conoscere gli attori, vivendo sempre a stretto contatto con loro».Nei due film l’evoluzione dell’indagine sulla femminilità e sull’umanità nel suo più ampio significato si accompagna a una crescita del cifrario stilistico: «Il fascino di chiamarsi Giulia e Rails sono soprattutto esperimenti. Più che film, o cortometraggi, sono passi sulla via della creazione di un mio stile, di un mio taglio sempre riconoscibile».
Un taglio che vede in Oltrarno il suo alveo, non costrittivo ma presente; nella cura dell’inquadratura, passata dall’estetismo strutturale a un più intimo sguardo sugli attori, la sua voce, e nell’attenzione ai dettagli (come alla stessa grafica che, già dalla locandina realizzata da Lucilla Vecchiarino, riassume con un tratto raffinato ed essenziale il film), la sua vocazione.foto-rails-3
Attraverso lo sguardo intimista di Samuele Alfani sulle due donne nell’accogliente ventre bianco della vasca da bagno percepiamo la sensazione di una liberazione mancata, di un silenzio fatto di parole, di un confine definito dal contatto che ci restituisce una sintesi dei nostri limiti e delle nostre possibilità, una commovente umanità in cui potersi riconoscere. •
La première di Rails si terrà venerdì 7 ottobre alla Rari Nantes, a seguire i live dei Dario Ferrate, dei Marlon Brando e il dj set di INDYA.
 
ENGLISH VERSION>>>>
Samuele Alfani is a young Florentine director who likes to investigate the intimate contradictions of the human spirit.
He started directing during his long permanence in Barcelona, where he created a project called Sex in the Art: female naked bodies painted and filmed. Sensuality, chromatic research and a minimal framing shaped Samuele’s language in a precise direction. 
While sipping a pastis in Santo Spirito square, a place of great inspiration for him, Samuele explains that «A good story doesn’t always work no matter what. There has to be a strong direction behind it, that goes beyond photography, and succeeds in organizing everything and making every detail meaningful».
Samuele competed at Cannes with his second to last work called Il fascino di chiamarsi Giulia, the story of a woman with split personality who lives a “normal” life during the day and turns into a prostitute at night. Getting in and out her clothes every night, she finds out her nature made of contradictions, strength and vulnerability, with a crescendo that involves the public more and more in her fatal contrasts.
His most recent work, called Rails, exalt those contradictions through an intimate visual dialogue between two women in a moment of vulnerability. The protagonists, performed by Carlotta Rondana and Camilla Pieri, live in the same apartment in which the bathtub is the core of the story, tracing an invisible but insurmountable boundary line between them. 
«The lack of communication is the cornerstone of Rails. In order to express these dynamics in my works I spend weeks trying to get to know the actors deeply», says Samuele.
By looking at Giulia, and at the two women in the bathtub we have the feeling of a missed liberation, silence made of words, a border defined by contact which give us back a synthesis of our limits and possibilities, a moving humanity we can identify with. •
 
Testo di Niccolò Brighella, foto di Samuele Alfani