Un mostro a tre teste nel centro di Firenze!

Terzo cerchio dell’Inferno: dopo l’incontro con Paolo e Francesca, Dante si risveglia dallo svenimento e continua il suo viaggio negli inferi, giungendo nel girone dei golosi. Qui si svolge il sesto canto della Divina Commedia, l’“invettiva su Firenze”, un canto politico in cui il Sommo Poeta parla della sua città, dei problemi che l’affliggono, dei rimedi da adottare, delle profezie sul futuro. Accecati dallo stile unico e dalla genialità poetica del capolavoro dantesco, spesso ci si dimentica della reale portata politica del “personaggio Alighieri”, a cui si dedica un altare nell’olimpo delle “humanae litterae”, ma non sempre un posto d’onore nel panorama degli storici e dei politici più influenti di sempre. dante-alighieri 3
La sua poesia, a tratti,  si fa cronaca, svela particolari curiosi, scioglie intrighi nascosti, narra, riporta fatti e parole, episodi e leggende. Dante affonda la sua penna come una spada nel torace dei nemici, racconta la sua Firenze lasciandone un ritratto, che, più di un quadro, imprime la sua immagine indelebile.
La bestia con tre teste, Cerbero, vaga minacciosa per le vie del Granducato, Dante la incontra appena giunto nel girone dei peccatori “dello vizio de la gola”. Il mostro mosse i primi passi nella mitologia romana, proprio nell’Eneide del maestro Virgilio, guida del suo viaggio. Abominevole, sporco, unto, mangia il fango che cade copioso sui dannati del terzo cerchio dell’Inferno.
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Le sue tre teste sono la rappresentazione delle discordie fiorentine, Dante vede il suo popolo e i suoi facinorosi rappresentanti, afflitti da tre grandi peccati mortali: l’avarizia, l’invidia e la superbia. Le lotte intestine tra Guelfi Neri e Guelfi Bianchi stanno devastando la città, trame ordite e tradimenti sono all’ordine del giorno, l’avarizia distrugge la rettitudine, l’invidia corrode la morale, la superbia accieca coloro che dovrebbero dare l’esempio ai cittadini, governandoli con giustizia. Il rimprovero di Dante è intransigente, la condanna è solenne, la profezia dai contorni angoscianti. Sangue, rovesciamenti di fronte, punizioni divine… è Ciacco, il più grande dei golosi, a rispondere ai quesiti politici di Dante, attraverso le parole di questo sconosciuto personaggio avviene la previsione del futuro.  Un alone di mistero avvolge la figura di Ciacco: non si sa se, con questo nome, Dante volesse indicare l’accezione di “porco” come vuole la tradizione volgare, o se fosse il diminutivo di un certo Jacopo; probabilmente, potrebbero essere plausibili entrambe le soluzioni.
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Resta il fatto che il canto, è una fedele riproduzione scritta degli ideali politici di Dante ci parla di come il tormento fosse il principale protagonista sulla scena fiorentina. Dopo la cacciata dei ghibellini dalla città, per Firenze sembrava prospettarsi un periodo di pace e stabilità, ma tra la fazione vincente le discordie strisciavano inesorabili verso una guerra di spade e parole. I Guelfi Bianchi: propensi per una maggiore autonomia politica nei confronti del Papa, vicini al popolo, essenzialmente contrari alla cruda violenza, capitanati dalla famiglia de’ Cerchi; tra le loro file, il sommo poeta. Separati fisicamente da un vicolo, il famoso “vicolo dello scandalo”, i Guelfi Neri: astuti, spavaldi, affini alla nobiltà cittadina, appoggiano il potere assoluto e l’influenza temporale di Papa Bonifacio VIII, sagaci e senza pietà, marciano sotto il vessillo della famiglia de’ Donati.
Avvicendamenti ed inganni, ingerenze esterne ed alleanze, pugnali sotto i cuscini, ordini sussurrati, l’esilio. Proprio l’esilio fu il destino di Dante Alighieri, che aveva servito ed amato la sua Firenze, ora, sotto la pioggia di fango del terzo cerchio, aveva capito che il valore ed il successo nella politica, non avrebbero salvato molti, dalle fiamme dell’inferno. Un ritratto della Firenze medievale: tripudi e vergogne, giusti e corrotti, menti geniali e vili traditori… su questo palcoscenico recita uno degli uomini più famosi dell’intera storia mondiale. Consegnerà ai posteri se stesso, sarà il preludio a una rinascita della civiltà, dalle ceneri del Medioevo, che partirà proprio da Firenze. Oggi Cerbero non si aggira più per le vie della città, da solo. Si è riprodotto, ha centinaia di figli, con migliaia di teste, in giro per l’Italia…
E quindi? E quindi uscimmo a riveder le stelle….
GIANLUCA PARODI