Vite semiserie, il nuovo disco di Francesco Bottai

VITE SEMISERIE: NASTRO MAGNETICO PER MUSICA E IMMAGINI. Lo scorso 19 maggio è uscito il nuovo disco di Francesco Bottai, cantautore pisano fondatore dei Gatti Mézzi.

 
La vicenda Gatti Mézzi è finita con una vacanza consensuale di un paio di anni: «Dopo 12 anni di delirio e cose fatte a stretto giro, sia io che Tommaso (Novi) abbiamo voglia di fare cose diverse…» dice Bottai, «l’esperienza Gatti Mézzi è stata totalizzante e bellissima, sono successe cose che mai mi sarei immaginato».
Francesco Bottai affronta ora un’avventura nuova, senza compromessi, in modo sereno, delicato e gentile. Un disco scritto con ironia e senza piagnisteo, «Con questo mondo… già bòno riuscì a non piagne…», ridacchia Francesco, mentre mi spiega che le vite descritte in questo disco sono malin-comiche.

Parliamo al telefono, io dalla scrivania di casa, lui dal luna park, dove è con la figlia.
Coincidenza perfetta: risatine e gridolini in sottofondo richiamano le giostre, sempre in movimento, che a volte tornano, a volte no.
Vite semiserie è così, un disco che cerca di raccontare, in musica e parole, il paradossale e l’inspiegabile. «Per scriverlo ho cercato molto la surrealtà. Più che cercata, mi ha camminato accanto in questo periodo». Un disco da ascoltare vedendo, perché i suoni e la parole servono da pellicola e proiettano immagini assurde: un leone, statue che fanno l’hula-hoop, fiori che vengono asciugati col phon… in un giardino dove si vuole star dentro e non uscire mai, perché «fuori c’è gente che poi si perde, semafori annoiati fumano tra il rosso e il verde, c’è chi guarda il cielo ma le stelle le trova spente, chi ascolta musica ma non la sente, chi prende in prestito una bici ma non la rende… chi presente è sempre assente, chi non c’è ma è invadente…». E tra i semafori, si sa, ci si trova anche se si è senza patente.
«Questo disco ha un colore: è azzurro» dice Bottai. E ascoltandolo, ho visto «un telo azzurro cielo appeso alla finestra nei giorni di pioggia».
Un pianoforte commovente accompagna un canto disorientato in un brano dedicato al padre del cantautore, recentemente scomparso: «Con te è scomparso il Novecento, e non lo trovo più…». «Ma che ne so, boh… sarà che ho pianto poco, e un giorno piangerò…».
Poi si scivola nei controtempi di S’era detto che si moriva insieme. E ancora La notte, in cui si racconta: «la notte raggira il pensiero, sembravi qualcosa di raro…».
Per arrivare al brano più grottesco e divertente del disco, Gli artisti. In letteratura, il grottesco è uno degli aspetti del comico, fondato su una voluta sproporzione degli elementi costitutivi di un momento drammatico. Nel brano, l’attore Paolo Migone recita un monologo spassosissimo sulla figura dell’artista, che si lamenta, si lamenta sempre, e soprattutto si lamenta di star bene, l’artista non può star bene, l’artista deve fare sconcerto ai suoi concerti…
Vite Semiserie è un disco di nove tracce jazz: Francesco Bottai alla chitarra e la voce. Al pianoforte un giovane pianista di Lucca, Daniele Aiello. Il batterista è fiorentino, Bernardo Guerra. Al contrabbasso Mirco Capecchi. Infine, due clarinetti: quello di Nico Gori, e il clarinetto basso di Beppe Scardino.
Un disco che fa da colonna sonora a immagini oniriche ed evocative: «Il cinema è una cosa che ho sempre seguito tantissimo, sono stato influenzato negli anni da Morricone, Nino Rota, Riz Ortolani, Piero Umilian, Piero Piccioni… io, per amore puro, mi sento vicino a quel mondo lì. Tutta gente che faceva delle cose splendide, perché ha creato un immaginario che poi ha travalicato l’Italia. Non so nel mondo quanto geniali possano essere le altre colonne sonore… già Tarantino mi sembra solo un figlio di questa roba qua, contestualizzato in un posto diverso… Onirico? Il sodalizio Fellini- Rota è stato importantissimo per me».
Insomma: «Non sono più un bimbo! Grazie al cielo da una parte, peccato da un’altra. Ad ogni modo, questo è un disco di bilancio, in cui però ho intenzione di mantenere la parte, quella del gioco malin-comico. L’esaudisco nel rapporto che ho col pubblico, che è sempre molto stretto. Nei concerti, l’introduzione dei brani al pubblico sarà importante quanto i brani stessi, e ci sarà anche qualche pezzo dei Gatti Mézzi, rivisto e riarrangiato da me». •

ENGLISH VERSION>>>>
Last 19th May Francesco Bottai, Gatti Mézzi’s singer and founder, released Vite semiserie, his brand new album.
Gatti Mézzi went on holiday for a couple of years: «After 12 years of delirium, Tommaso and I wanted to do different things because our experience was totally absorbing although very beautiful».
Francesco Bottai is now starting a new adventure, with no compromises and in a calm way: «The stories of this album are melan-comic». Vite Semiserie is an album that wants to tell the paradoxical and unexplainable.
«To create this album I’ve looked for surrealism: a lion, flowers dried with the hairdryer, people who lost themselves, bored traffic lights that smoke between the red and the green light, there is someone who looks at the sky but the stars are turned off, someone who listens to music but that doesn’t ear it, someone who rents a bike but that doesn’t give it back, someone who’s present but always absent». And, you know, we can find ourselves between two traffic lights even if we don’t have a driving license.
«This album has got a colour: light blue», says Bottai. «Listening to it, I’ve seen a light blue cloth hanging from a window in a rainy day».
A moving piano accompanies a disoriented singing in a track dedicated to his father, recently passed away: «With you ʼ900 has disappeared, and I can’t find it anymore…». «But I don’t know, it’s maybe because I’ve cried too little, one day I will cry…».
The most grotesque and funny track of the album is Gli artisti (the artists). In literature, grotesque is one of the elements of comic. In this lyrics the actor Paolo Migone plays a very funny monologue about the figure of the artist that always complains and complains mainly about that fact that he is fine, but an actor can’t be fine, he must create concern at his concerts…
In Vite Semiserie there are nine jazz tracks: Franceso Bottai plays the guitar and sings, Daniele Aiello plays the piano, Bernardo Guerra plays the drum and Mirco Capecchi plays the double bass. Moreover there also two clarinets played by Nico Gori and Beppe Scardino.
In the disc there are also influences from the cinema of Morricone, Nino Rota, Riz Ortolani, Piero Umilian, Piero Piccioni…
«This is an appraisal album and I want to keep a playful melan-comic style». •

Testo di Martina Scapigliati
Foto di Officina Calzelunghe