“Whiskey” o “Whisky”? Come si scrive non è tutto.

Quando ci riferiamo al famoso drink dobbiamo tener presente che dietro al nome si cela l’universo di questo distillato ricco di fascino e tradizione.

 
Come approcciarsi a qualcosa di così lontano dalla nostra cultura italiana del bere?
Stiamo parlando di una bevuta che si porta dietro spesso dei pregiudizi, un alcolico ritenuto da alcuni esclusivo, per fini intenditori o da altri, all’opposto, per i peggiori sbronzoni.
Non è così e cominciamo a riconoscerlo dal nome. Sì, perché c’è “Whiskey” e “Whisky”!

A grandi linee possiamo affermare che i produttori americani e irlandesi preferiscono usare la parola whiskey mentre il resto del mondo solitamente utilizza whisky; abbiamo quindi due termini simili tra loro ma ben distinti da una semplice vocale che schiera su due fronti la maggior parte di noi.
Ma è solo una questione grammaticale?
Beh, chiaramente la risposta è no e dobbiamo fare chiarezza su questo punto perché una sola lettera ben distingue molteplici sfumature di percorsi, per arrivare ad altrettanti diversi risultati. Senza entrare troppo nell’aspetto tecnico della faccenda, basti pensare che differiscano per tipologie di materia prima, tecnica di distillazione, invecchiamento…
Per esempio i Bourbon (whiskey di stile americano) utilizzano prevalentemente mais, mentre per gli Scotch viene utilizzato l’orzo. Gli Irish tradizionalmente effettuano tre distillazioni, mentre per altri ne bastano due. Chi invecchia in botti nuove e chi chiaramente ne utilizza di quelle definite “di secondo passaggio”.
Insomma non vogliamo annoiarvi con tecnicismi magari superflui e che oltretutto potreste voler ignorare qualora foste dei degustatori occasionali, interessati semplicemente nel godere e scoprire nuovi sapori gustando il vostro drink… Ma allora come e cosa ordinare al bancone di un bar?
Non possiamo che dire: affidatevi alle sapienti mani del vostro bartender di fiducia! Lui saprà (o forse no) guidarvi in un adeguato percorso gustativo. Altrimenti fate alla vecchia maniera, buttatevi, assaggiate diverse tipologie di prodotti, forse anche in maniera casuale o semplicemente ispirati dal nome del luogo dove il prodotto è originario.
Degustate magari diversi invecchiamenti della stessa etichetta, qualora siano prodotti, in modo tale da capire le differenze nell’evoluzione del distillato in se. Cercate di fissare dei paletti gustativi per ognuna di queste esperienze e vedrete che alla fine saranno il vostro istinto, le vostre scelte, il vostro gusto a guidarvi nella scoperta del vostro whisky, o whiskey, preferito.
Ricordate che non esiste il drink perfetto, ma solo quello giusto, non importa come lo scrivi, importa invece come lo bevi… ma sempre responsabilmente, ci raccomandiamo a voi! CHEERS!

Gabriele Guazzini & Manuel Petretto