Cinque squadre per cui vale la pena seguire i Mondiali di calcio in Russia.

2018-Russia-World-Cup

Quale sarà la vostra “Nazionale del Cuore”,  in questo primo mondiale senza Italia?

La clamorosa mancata partecipazione dell’Italia ci priva di ritrovi “pizza e birra” con gli amici davanti alla TV o dei raduni sotto i maxischermi in piazza. Un bel danno d’immagine per il nostro movimento calcistico ed economico per gli sponsor. Tuttavia, sarà difficile rimanere estranei all’evento, a Firenze, data la massiccia presenza dei turisti, non mancheranno luoghi e occasioni per vedere le partite delle altre nazionali.
FUL, che solitamente non si occupa di calcio giocato, fa un’eccezione alla regola e vi propone in maniera semi-seria cinque squadre motivo di interesse per il torneo. Sgombrando subito il campo dai pronostici ovvi, scegliamo una favorita per la vittoria finale e un gruppo di outsiders che potrebbero rivelarsi le mine vaganti della competizione.

Francia

Appena letto “Francia” avete già storto il naso. Sì, vi stanno antipatici i francesi (i cugini d’oltralpe ricambiano) ma la giovane nazionale di Deschamps merita di essere seguita per l’incredibile numero di talenti con cui arriva a questo Mondiale, con la voglia di riscatto a due anni dalla sconfitta a sorpresa nella finale dell’Euro 2016 organizzato in casa.
Questa selezione ha probabilmente la migliore generazione di calciatori da vent’anni a questa parte, dopo quella che si laureò campione del mondo nel 1998. Il CT ha l’imbarazzo della scelta e si è preso il lusso di tenere a casa il campione del Real Madrid, ma poco gradito, Benzema per le vecchie storiaccie di corna e ricatti all’ex compagno di squadra Valbuena e frequentazioni con “femmes publiques” minorenni.
Attrezzata in tutti i reparti, vanta la presenza di numerosi talenti: Varane e Umtiti in difesa, Pogba, Matuidi, Tolisso a centrocampo e una batteria di attaccanti da fare invidia: Giroud, Mbappe e Dembelé. Menzione a parte merita “le petit diable” Griezmann, il giocatore dell’Atletico Madrid è seriamente candidato a stella del torneo.

Il punto debole di questa squadra così forte?

Probabilmente la giovane età, in un torneo dove l’esperienza è indispensabile per gestire la tensione quando arrivano le partite da “dentro o fuori”. E noi sappiamo che ve la riderete sotto i baffi se e quando saranno eliminati.

Uruguay

Il grande scrittore uruguagio Eduardo Galeano, quando giocava la nazionale in Coppa del Mondo, era solito mettere un cartello alla porta durante le partite per non essere disturbato: “chiuso per Mondiali”. Il narratore che ha amato il calcio più delle donne, scomparso nel 2015, stavolta non potrà ammirare le prestazioni di quello che rimane del gruppo di giocatori che arrivò in semi-finale al Mondiale in Sud Africa, vinse la Copa América nel 2011, ma apparì a fine ciclo quattro anni fa in Brasile dopo aver rispedito a casa proprio l’Italia di Prandelli. La “Celeste”, ancora guidata dall’intramontabile “El Maestro” Oscar Tabarez (vecchio comunista e filosofo) si presenta in Russia con nuova linfa ma con le caratteristiche che la contraddistinguono ormai da una decina d’anni: modulo 4-4-2 classico e tanto cuore. Difesa rocciosa con la coppia dell’Atletico Madrid Godin e Gimenez a orchestrare le pedate negli stinchi degli avversari, centrocampo di sostanza con Vecino, Torreira e Betancur, coppia d’attacco Cavani & Suarez a mordere lì davanti (in particolare per quest’ultimo non è una metafora).
Squadra operaia, di sicuro non si farà buttare fuori tanto facilmente. In ogni caso non faranno prigionieri e se avete ideali di sinistra ecco finalmente chi vi può entusiasmare!

Croazia & Serbia (vedi Ex-Jugoslavia).

Ve le proponiamo a pacchetto perché dal crollo della repubblica federale, per la prima volta, partecipano entrambe alla fase finale di un Mondiale. Un tempo erano l’ossatura di un’unica nazionale e non vogliamo fare torto agli slavi citandone solo una!
Quando Federico Buffa ha chiesto al giornalista sportivo Sergio Tavčar perché la Jugoslavia, a parità di grandi talenti, vincesse tutto nel basket e niente nel calcio, la risposta è stata curiosa: la selezione di basket aveva tradizionalmente un’impronta croata e i croati sono un popolo di cultura asburgica, quindi meticolosi ed orientati al risultato. Invece la selezione di calcio aveva spesso un’impronta più serba ed i serbi sono un popolo levantino, genio e sregolatezza, amanti della bella giocata ma spesso poco concreti nel momento decisivo.
Tra le due, la prima è quella più dotata di top-players con Rakitic, Modric e Badelj a centrocampo, Perisic e Mandzukic all’attacco. La difesa, nonostante due giocatori di esperienza internazionale come Lovren e Vrsaliko è il reparto meno forte. Questa formazione ha i numeri per ripetere l’impresa della storica squadra che esordì ai Mondiali con il bellissimo terzo posto a Francia ’98, primo e ultimo podio per quella sfortunata generazione di fenomeni alla quale le guerre balcaniche avevano negato tutti i successi che meritavano.
La Serbia è anch’essa solitamente dotata di talenti, ma spesso limitata dal fatto che giocano un po’ per se. Anche qui il centrocampo è il reparto forte con il laziale Milinkovic-Savic pezzo pregiato insieme a Ljajic e Matic. Gli esperti Ivanovic e Kolarov guideranno la difesa mentre a Mitrovic, solitamente unica punta, spetterà il compito di sorreggere l’attacco. Il destino dei serbi in Russia è probabilmente legato a quello che gli passerà per la testa mentre sono in campo.

Islanda

Omettiamo di citarvi nomi dei calciatori islandesi tanto finiscono tutti in -sson. L’Islanda va presa in blocco così com’è, con la coreografia dei tifosi che fanno il “geyser sound” compresa.
Detto questo, sono gli “Azzurri” che a differenza dei nostri al mondiale ci sono andati. Pare saranno la squadra-simpatia per cui farà il tifo la maggioranza degli sportivi italiani, secondo un sondaggio della Gazzetta. Ma se spesso “simpatia” allude a “squadra-materasso”, probabilmente non sarà il caso dei vichinghi pur alla loro prima esperienza ad un Mondiale.
Due anni fa all’Europeo sono arrivati ai quarti di finale umiliando gli inglesi e facendogli fare la brexit sul campo, poi si sono confermati nelle qualificazioni per Russia 2018 vincendo di filata il loro girone. Si sono piazzati a sorpresa davanti ai croati, costringendoli ai play off, e che ironia della sorte hanno ripescato nuovamente al sorteggio. Infatti l’interesse per la loro presenza al torneo nasce anche dal fatto che l’urna li ha inseriti nel “girone di ferro” in compagnia pure di Argentina e Nigeria. Poco talento ma tanta organizzazione e grinta, degna espressione di un popolo tenace che vive in un’isola dalla natura ostile. Daranno filo da torcere e qualche pedata.

Argentina

Chiudiamo con una delle favorite, lo squadrone “albiceleste”.
Tuttavia per Messi e compagni la strada per il Mondiale è stata piena di intoppi. La qualificazione è sembrata in bilico fino all’ultimo, tanto da dover ringraziare gli arcirivali del Brasile che all’ultimo turno hanno battuto ed estromesso il Cile, in competizione per staccare l’ultimo pass per la Russia. Da dire che questa nazionale, così ricca di top players, negli ultimi quattro anni ha perso una finale dei Mondiali e due finali di Copa América. Forse ci sono troppi galli nel pollaio e la gestione dello spogliatoio argentino è un compito di responsabilità quanto governare la Banca Nazionale del paese dopo il default con il Fondo Monetario Internazionale!
Quindi? Beh, sulla carta tutti vorrebbero essere il CT Sampaoli, chiamato a scegliere (insomma, il parere di Maradona conta sempre…) chi mettere in campo tra così tanta classe: Higuaín, Agüero, Dybala, Di Maria, Mascherano, Biglia, Fazio e Otamendi sono la crema della crema del calcio sudamericano, oltre al già citato pluripremiato Pallone d’Oro del Barcellona. Arrivare secondi anche stavolta causerà una crisi di nervi ad un paese intero.
Non vi diamo consigli per le scommesse, che poi andate a dire che di calcio non capiamo nulla, guardatevi le partite e buon Mondiale a tutti (eccetto a Giampiero Ventura a cui auguriamo che gli si rompa il televisore subito alla partita inaugurale).