L’Artemio Franchi si veste a festa per l’attesissimo, ultimo match dell’anno, che porterebbe un Natale sereno ad un ambiente in leggero subbuglio. Arriva il Napoli di Sarri, ed il primo pensiero che balza alla mente è che forse non ci poteva essere avversario peggiore, visto il gran periodo di forma dei partenopei, ma potrebbe non essere così.
Scopriamo perché.
Il Napoli probabilmente, nell’intera serie A, è la squadra più simile alla Fiorentina di Paulo Sousa. Non a caso le due compagini sono al primo ed al secondo posto nella statistica del possesso palla, in percentuali nettamente superiori alla media generale.
Le due squadre sviluppano un gioco arioso, incentrato su serie costanti e regolari di passaggi brevi e veloci, trame che si concludono con verticalizzazioni lavorate ma improvvise, atte a dare sfogo alla rapidità nel breve degli attaccanti, per giungere al tiro.
In molte scelte i due allenatori appaiono decisamente simili, soprattutto nella scelta delle tipologie di giocatori: servono atleti preparati fisicamente ma soprattutto abili tecnicamente, in ogni parte del campo. A differenza di molti colleghi i due tecnici di Napoli e Fiorentina non cercano di piegare a proprio favore l’inerzia delle partite con la supremazia fisica, ma con la gestione della palla.
Questo principio porta a costruire squadre estremamente dotate dal punto di vista del palleggio, in ogni parte del campo, partendo dal portiere, che deve saper giocare la palla con i piedi quasi come un centrocampista (Reina), passando per i difensori, che devono essere in grado di impostare l’azione (Gonzalo Rodriguez), per finire con centrocampisti ed attaccanti in grado di assorbire movimenti precisi e di trovarsi a memoria.
Oltre alla levatura tecnica è necessario, per Sousa e Sarri, avere a disposizione ragazzi intelligenti, in grado di capire i loro dettami, che come sappiamo, sono più simili ad ideologie in senso lato, che a semplici indicazioni tecnico-tattiche. E’ indispensabile assimilare i concetti proposti e capirne il senso, servono dunque calciatori in grado di ragionare con la palla tra i piedi.
Un’altra analogia tra il portoghese ed il mister di Figline Valdarno risiede nella modalità di riposo durante le intense partite: sia il Napoli che la Fiorentina rifiatano con il pallone. “Se la palla ce l’abbiamo noi gli altri non possono segnare”, diceva lo storico Barone, Niels Liedholm, niente di più semplice, ed una squadra che ha la palla in possesso corre anche di meno, e di conseguenza sfianca l’avversario. Per i due allenatori, quindi, il possesso palla non è soltanto un principio necessario alla costruzione, ma anche alla conservazione del risultato ed al controllo delle energie spese.
Anche il pressing e la linea difensiva mantenuta sempre alta sono peculiarità care sia a Paulo Sousa che a Maurizio Sarri, la squadra dev’essere sempre molto corta e compatta per permettere la riconquista della palla in modo rapido, impostando la ricerca del pallone sulla velocità e sul ritmo, dal momento che spesso si affrontano formazioni che, se permesso lo scontro fisico, annullano la superiorità tecnica con palle alte che allungano la squadra, privandola delle sue armi letali.
Ma c’è una differenza sostanziale tra i due tecnici e riguarda la capacità di cambiare volto alla squadra, che in una partita come questa potrebbe risultare decisiva.
Tutte queste analogie nel modo d’impostare la gara potrebbero dar vita ad una partita bloccata, una sorta di battaglia di tattica e strategia, la classica “fase di studio” potrebbe durare molto più del solito.
Ecco che in questa circostanza può manifestarsi il limite di un allenatore che è sicuramente tra i più bravi in Italia e non solo: quando Maurizio Sarri adotta un sistema di gioco, non lo cambia praticamente mai. Il suo “dogma dei triangoli”, secondo il quale sul terreno di gioco, in uno schieramento, si formano diversi triangoli tra i giocatori che permettono di occupare al meglio tutte le zone del campo, era appositamente studiato per il suo 4-3-1-2 famoso ad Empoli, fino a due anni fa. Lo aveva portato anche a Napoli, ma per sfruttare al meglio le caratteristiche dei suoi attaccanti l’aveva sostituito con un 4-3-3 che non è mai cambiato. Neppure nei momenti difficili di una partita, o nel finale di un gara quasi persa, Sarri ha mai sconvolto o scombinato il modulo, che per certi versi può essere una cosa positiva, ma in caso di una mossa abile sullo scacchiere avversario, potrebbe risultare un grosso limite.
Nel Napoli, a partita in corso, entrano calciatori freschi ma di ruolo, ovvero se esce Allan, entra Zielinski, se esce Jorginho entra Diawara, per fare alcuni esempi; il discorso è diverso per Paulo Sousa e la Fiorentina.
Abbiamo già assistito più volte a cambiamenti di formazione e di uomini, abbiamo già analizzato la possibilità di schierare un difesa a tre come a quattro, di passare in una mossa all’attacco con il doppio centravanti, abbiamo visto l’opportunità, per i viola, di sfruttare la tecnica di palleggio dei centrocampisti, ma anche la fisicità degli attaccanti.
In queste opportunità potrebbe nascondersi la chiave della partita: le intuizioni e le mosse in grado di sconvolgere i piani di una squadra fortissima, ma poco preparata agli imprevisti.
Questa sera l’Artemio Franchi si vestirà a festa per una grande partita, uno scontro di estrema levatura tecnica, ci auguriamo possa farci divertire, e soprattutto che possa tingersi di viola al novantesimo, per regalare a tutti un sereno Natale!
Gianluca Parodi