Habitus. Una performance artistica nella Firenze del Coronavirus

Habitus

Ci potreste spiegare meglio il senso del titolo? E che interpretazioni date al concetto di habitus?
L’Habitus cui ci riferiamo è la parte inconscia del nostro essere individui di una società, è l’abito che inconsapevolmente tutti noi vestiamo attraverso le nostre azioni e le nostre forme di appartenenza.L’Habitus è fattore unificante ed è il meccanismo di percezione e valutazione della realtà che ci circonda. Ma rappresenta anche le abitudini individuali, il nostro modo di essere nel mondo e quindi di abitarlo.
In questo progetto l’Habitus diventa il simbolo di ciò che stiamo perdendo adesso, raffigura la rottura della nostra quotidianità e di quello che percepiamo come normale. La nostra condizione di isolamento ci rende tutti più vulnerabili, ci spoglia dagli accessori e dai consumi superflui e rimette in discussione i valori e le pratiche interiorizzate facendoci riflettere su cosa sia necessario e su che cosa significhi normalità.

In questi giorni ci troviamo tutti nella propria bolla domestica, ma al contempo siamo sempre connessi e in comunicazione. Come cambiano le nostre abitudini e la “socialità”?
La situazione attuale ha una particolarità: accomuna tutti quanti, senza distinzioni. Questo è sicuramente un punto interessante su cui riflettere perché quasi mai nella vita siamo stati tutti connessi da qualcosa che condiziona e stravolge a tal punto le nostre vite. Lo spostamento verso l’interno della casa di tutto quello che prima accadeva fuori è accompagnato dalla vicinanza emotiva tra noi e la nostra comunità.
In condizioni di normalità l’isolamento è sottile perché si mescola nella folla, è un isolamento fatto di apparenze e relazioni futili. Adesso l’isolamento è reale, è fisico, ma la distanza tra le persone ha fatto uscire fuori lo spirito di collettività e forse ci fa sentire meno soli di quanto non saremmo in altri momenti della vita.

Che sensazioni avete avuto nel girare queste scene in una Firenze così deserta?
Viversi Firenze nella desolazione del mattino e nell’attesa della quarantena è surreale e magico. I luoghi simbolo della città spogliati dalle folle di passanti hanno assunto una prospettiva diversa, quasi nuova. Spesso il limite alla nostra appartenenza sono le modalità di partecipazione a questi spazi: un limite che li rende quasi più accessibili al ‘passante frettoloso’, un passante che diventa barriera e fa perdere la magia di quei luoghi. E così siamo noi i primi a discostarcene e a evitarli per non essere sovrastati. Girare un video in una Firenze vuota ci ha fatto sentire accolti e partecipi di una bellezza confinata nell’arte del passato ma abitata dalle forme d’arte del presente.

Habitus