Il Centro Pecci festeggia il suo 34esimo compleanno

Il 25 giugno per festeggiare questo traguardo il museo offre l’accesso gratuito alle mostre e menù esclusivo di Cargo Bistrot. Pochi giorni dopo – il 30 giugno – la quarta serata del Centro Pecci Summer Live. 

Con oltre cento mostre realizzate, più di mille eventi tra incontri, performance, laboratori e concerti e con oltre ventimila minuti di film proiettati; il Centro Pecci è la prima istituzione interdisciplinare italiana costruita da zero per promuovere, valorizzare e collezionare l’arte contemporanea nazionale e internazionale in tutte le sue forme.

L’evento del 25 giugno

Così, il Museo invita a festeggiare insieme i traguardi raggiunti in trentaquattro anni di attività con una giornata in cui sarà possibile visitare le esposizioni gratuitamente dalle 11:00 alle 20:00. Il Cargo Bistrot proporrà un menù a tema per l’occasione. Anche il Myo ristorante sarà aperto a pranzo e cena. Le mostre in corso sono: “Il giardino dell’arte. Opere, collezioni”; “Schema 50. Una galleria fra le neo-avanguardie (1972–1994”; “L’arte e la città”;  “Altri venti – Ostro. Bruna Esposito”; “Christian Niccoli. Zwei (due)”; “Namsal Siedlecki. Mvaḥ chā” presso il Cassero medievale di Prato.

L’evento del 30 giugno

Sono settimane di grande fermento per il Museo che ha aperto le sue porte – come vi abbiamo raccontato – per la nuova stagione del Pecci Summer Life: una rassegna di eventi e concerti. Il prossimo appuntamento è Immaginari. Habitat di resistenza” il 30 giugno dalle 18:00 alle 23:30. La serata è a cura di Jermay Michael Gabriel in collaborazione con The Recovery Plan e alternerà workshop, live performance, dj set e cucina proprio all’insegna dell’interdisciplinarità del campo artistico: obiettivo primario del Centro Pecci. Il tema della serata è la resistenza e la rivendicazione di uno spazio aperto e alternativo all’interno della cultura dominante e delle istituzioni culturali. Un ambiente in cui anche le persone razzializzate e gli artisti spesso esclusi dalla fruizione e produzione artistica possono esprimersi per muoversi verso una de-colonizzazione delle istituzioni museali. Questi luoghi possono così diventare laboratori di riflessione e di riferimento pubblico. Durante l’evento saranno esplorate questioni come l’accesso all’educazione, la necessità di retribuzione nel lavoro e la rappresentanza politica guardando al futuro in modo critico e corale e immaginando i cambiamenti necessari perché questo sia migliore. 

Gli artisti della serata e il programma

L’artista afro-italiano Jermay Michael Gabriel – curatore della serata – si occupa di scultura, pittura e musica. Nato a Addis Abeba e vissuto in Etiopia fino all’età di 8 anni, nel 2005 viene adottato da una famiglia di Milano insieme al fratello minore, Daniel. La sua passione per l’arte si può dire innata, durante la primissima adolescenza sperimenta tecniche, materiali, temi e da qui sviluppa il suo gusto per la rielaborazione e la provocazione, come dimostrano la Vergine di Giotto col volto di una Demoiselle di Picasso e la michelangiolesca Creazione di Adamo ricollocata in un contesto meticcio da lui create. 

Dèlio Jasse, Negazione (dettaglio), 2022. Opera esposta nella mostra Il giardino dell’arte. Opere, collezioni 

Durante l’evento sarà possibile ascoltare e dialogare con Pape Diaw, mediatore e attivista italo – senegalese che vive in Toscana. Arrivato dal Senegal nel 1979 in Italia ha studiato ingegneria e poi è arrivato alla mediazione per esperienze di vita. Infatti, fa da ponte tra la sua comunità e le istituzioni fiorentine sulle questioni legate all’immigrazione e alla convivenza tra culture. Attivo nella società civile, ha fatto e fa tuttora politica, è stato anche consigliere comunale a Firenze. Il suo intervento Fischi per Fiaschi in collaborazione con The Recovery Plan, riflette in particolare sulla possibilità di una rappresentazione che superi l’elemento folklorico – e con esso una feticizzazione spesso mascherata da multiculturalismo – per diventare reale occasione di conoscenza e diffusione della cultura nera.

Fischi per Fiaschi, infatti, è una serie di workshop intersezionali, dialoghi ed esercizi guidati da facilitatori trasversali alle discipline che seguono e guidano i partecipanti in un processo di disorientamento e riorientamento con l’obiettivo di elaborare le posizionalità, evidenziare l’ignoranza come potenziale crescita e decentrare l’io in relazione ad una serie di aree di studio tra cui la rappresentanza politica. Ogni sessione è accompagnata da un laboratorio pratico collettivo che rielabora una tradizione toscana: l’impagliatura dei fiaschi. La frase “prendere fischi per fiaschi“allude a forme di confusione o a drastici errori di percezione.

Nel corso della serata ad intrattenere gli ospiti ci saranno il ballerino, modello e giovane coreografo Nnamdi Nwagwu con la performance Labels e Ian Ssali – che suona dall’età di otto anni ed è attualmente sotto la guida del Maestro Stefano Nerozzi – con un concerto per pianoforte.

Nmamdi, classe 2003, cresce a in Toscana, più precisamente in provincia di Livorno a Cecina, all’età di 14 anni si trasferisce a Parma per fare del suo sogno realtà, la danza. Nello stesso anno ottiene una borsa di studio per perfezionarsi a New York. Viaggia poi per tutto il mondo, da Berlino a Parigi a Stoccarda. Nell’aprile del 2022 è coreografo ufficiale del festival dell’occhiake MIDO dove gli viene affidato un brano inedito composto per il festival dal maestro Ennio Morricone, Oscar award. Nelle sue creazioni contamina il mondo della danza classica con le sue  origini nigeriane con passi afro che dal terreno smuovono anima e pensieri.  All’età di 18 anni, gli viene commissionato dai direttori del balletto di Parma una nuova creazione che verrà presentata in premiere nel rinomato teatro regio di Parma. Nello stesso anno partecipa al corso next generation choreographers della Fondazione Nazionale della Danza//Aterballetto. Nnamdi da anni collabora con magazine, brands e istituti coreutici per divulgare la lotta contro il razzismo nel mondo della danza.

Ian Elly Ssali Kiggundu ha iniziato gli studi sotto la guida di Simone Genuini. Dal 2012 ha partecipato alla Masterclass della pianista Irene Veneziano e poi a tre successive edizioni a Santa Margherita Ligure, due corsi di perfezionamento pianistico tenuti sempre dalla stessa Veneziano a Novara e infine ad un corso in Musica da Camera con la pianista Francesca Leonardi a Milano. Attualmente, compiuto il suo percorso pianistico, continua a perfezionarsi con il pianista Stefano Nerozzi.

Foto di Guendalina Piselli (IG) lostininterdimension

In seguito, tutti pronti a scatenarsi con i dj set di Dj Condoii, Plethor X e Xaxer. Ve li presentiamo:

Ismael Condoy, in arte Condoii, è un DJ e sound designer italo-ecuadoriano. Nel 2020 si laurea in Musica Elettronica al Conservatorio di Milano, portando avanti un percorso di sperimentazione di suoni andini e afro. Partendo da una ricerca delle influenze musicali della sua infanzia, indaga le sonorità indigene e neo-tribaliste, ponendo grande attenzione al crocevia di incontri e scambi dovuti alle migrazioni. Membro del collettivo Kirykou e del collettivo Camera Oscura, co-organizza eventi culturali multiformi per promuovere l’uguaglianza e rappresentare la contemporaneità.

Xaxer (she/they) con origini Ecuadoriane e Italiane si è sempre alternata tra le culture dei due paesi. Questi costanti spostamenti le permettono di esplorare la ciclicità del cambiamento portandola a creare set intesi come paesaggi sonori. Paesaggi che vogliono decostruire credenze imposte rendendo i suoi set inaspettati e avvolgenti. Fa parte del collettivo e record label Rythme Torino organizzando feste inclusive queer che hanno l’obiettivo di creare safer spaces.

Plethor X è un duo artistico e musicale composto da Giovanni Isgrò, sound designer e Jermay Michael Gabriel, artista multidisciplinare, entrambi stabili a Milano. Una collaborazione che si estende a una pluralità di pratiche artistiche.I paesaggi sonori di Plethor X sono immaginari di liberazione nera; ecosistemi afro-futuristi fatti di messaggi espliciti che si accorpano a texture percussive forsennate, costruttive attraverso la distruzione. 

Il format coinvolge, infine, anche Cargo bar/bistrot che per l’occasione ospita la cucina di Ibrahim Jaiteh.

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