LASCIA CRESCERE LE ORTICHE e ascolta buona musica

gA La Citè, libreria, caffè, locale che ormai tutti conoscono a Firenze, la scrittrice Gemma Ghelardi ha presentato il suo nuovo libro, una raccolta di racconti brevi titolato Lascia Crescere le Ortiche e ascolta buona musica, pubblicato da Habanero Edizioni. I brani che ha letto, accompagnati dalla musica di Bach suonata con poesia e grande tecnica da Silvio Risaliti, hanno colpito e divertito i presenti. Abbiamo chiesto a Gemma di sceglierne uno affinchè anche i lettori di FUL potessero gustare un assaggio di quest’opera ironica e sagace sulle dinamiche di potere e sessuali nell’infanzia. Immaginate di essere un’insegnante di “fanciulli” in età prepuberale, cosa pensereste mentre fumate una sigaretta nella mezz’ora di ricreazione?
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Mi fumo una sigaretta, finalmente. Che due palle questa mattinata, non finisce mai. E quelle belve, che
confusione, ti passa la voglia di insegnare. Ecco, ci risiamo, Agamennone lo scemo del branco che sta lì passivo a farsi torturare. Ma sai cosa, è una pausa anche per me, non ho proprio voglia di andare a fare il giustiziere, di andare a fare Dio nella scuola. Fottetevi, voi e la giustizia che non esiste. È bene che i bambini lo imparino fin da piccoli, cosa vado a insegnar loro regole di una realtà che non c’è? Chi ha il potere sbrana chi non lo ha e si ciba dei suoi resti, è il mondo che va così, ma chi sono io per cambiarlo? Piccole belve in miniatura, falsi, crudeli, cattivi, meschini. E non si sforzano neppure, lo fanno con naturalezza. Ah, vorrei anche io guardare i crimini dall’alto e pensare c-a-z-z-i-v-o-s-t-r-i, senza essere disturbata da quell’angioletto che sussurra ‘intervieni, fai qualcosa’. Accidenti alla morale, fanculo all’imperativo kantiano, al cattolicesimo, alla sinistra, alla destra, ai buddisti, a Ghandi, a Obama, fanculo a tutti. Agamennone, ti rubano gli occhiali, ti tolgono le scarpe e le mettono sull’albero e tu cosa fai? Niente. Cretino. Non piangi neppure, resti lì imbambolato a garantire divertimento al branco. Sei un piccolo masochista, Agamennone, e con quel cazzo di nome non potevi essere altrimenti. Ma Alberto, non sei Dio, non sta a te decidere chi è atto a vivere e chi no e per favore adesso rendigli le scarpe, oppure no, lasciale lassù. Aspetterò che venga a chiedermi di prenderle piangendo, così vi aiuto nell’umiliazione di quel reietto. Lascerò che protesti, che marci pieno di vergogna, che s’incateni al cancello del sindacato con un cartello da far pietà e poi gli tirerò dietro le sue scarpe con disprezzo. j Spintonatelo, spintonatelo ancora un po’. Agamennone per terra, sconfitto e umiliato, con Alberto che lo prende a pedate. Belle scene d’infanzia. Dovrei intervenire, vero? Ma chi cazzo se ne fotte dei doveri, in questa società di merda ognuno fa come vuole e il dovere è un dovere personale, è un dovere a se stessi e io cosa ti devo, Agamennone? Il crollo delle ideologie ha lasciato il vuoto, il crollo della fede anche e a difendere le rovine ci restano soltanto gli eroi e i cretini. Perché forse il confine fra eroi e cretini è sottile e a seconda del punto di vista si è l’uno o l’altro. È la legge del più forte e io non sono più forte di quelle piccole belve che ti picchiano e ne ridono. Impara a difenderti se non ti piace. E se ti piace, lasciali fare e adora i tuoi padroni. Alla fine sei dipendente da loro quanto loro da te. Si annoierebbero se non potessero umiliarti, si sentirebbero le nullità che sono davanti alla grandezza delle montagne, senza di te. La sigaretta è finita, è finita la ricreazione. Si torna alla normalità e a questa morale di apparenza in cui leggermente ancora credo. Alberto, cazzo, rendi gli occhiali ad Agamennone e prenditela con quelli della tua stazza. Alberto mi guarda con occhioni innocenti da bambino e cosa mi dice? Agamennone è della mia stazza, ha due braccia, due gambe, due occhi, anzi quattro, una bocca. Ma è più debole, non lo vedi? Alza le spalle, non lo vede. Alberto, l’essenziale è invisibile agli occhi! Eppure non ho argomentazioni contro la tua logica realista, non posso proprio darti torto e oggi, oggi non ti do nemmeno una punizione. Chiudo gli occhi per un momento e l’essenziale torna a farsi vedere chiaramente. Alberto, dammi il diario.

Da Lascia Crescere le Ortiche e ascolta buona musica, di Gemma Ghelardi
NICCOLO’ BRIGHELLA