Music is a business! FUL a Los Angeles incontra Maurizio Pino

NAMM Show

La spedizione di FUL a Los Angeles con Dophix regala un altro incontro interessante, Maurizio Pino, chitarrista fiorentino da Ponte a Greve alla California per fare il liutaio.

«Sai che Jim Morrison abitava a due isolati da qui?»

Maurizio Pino mi indica un punto indefinito fuori dalla finestra del suo appartamento di West Hollywood mentre prepara uno spritz. Ci siamo appena conosciuti, però avverto subito che quando ho deciso di venire a Los Angeles per FUL ho trovato il contatto per capire come la musica impregni la cultura della California, e noi ne subiamo il fascino riflesso. Ma lui è soprattutto il contatto giusto per quelle aziende nell’industria musicale che vogliono fare business negli States. Ad esempio la fiorentina Dophix che produce guitar effects. Artigianalità Made in Florence, garanzia di grande dinamicità del suono, con il prezioso aiuto di Maurizio si sta affermando nel mercato americano. L’ha accompagnata al NAMM Show – la più grande fiera del settore al mondo che si tiene all’Anaheim Convention Center – per tre edizioni consecutive. Un passaggio fondamentale per il brand eccellenza nell’effettistica per chitarre.

“Mo”, come lo chiamano qui in “Cali”, fiorentino classe 1987, ha iniziato a studiare chitarra fin dalla sua infanzia a Ponte a Greve. «Quella della chitarra è una passione da sempre – confida mentre mi invita a fare un giro in auto – e crescendo ho suonato con tutte le band di Firenze, in tour per Italia e pure in Europa con il Circo Nero». 

La sua Ford supera una serie di tornanti sulle Hollywood Hills, la scritta “Hollywood” s’avvicina, ma la nostra destinazione è la prima perla che ha in serbo per me. Siamo arrivati al Griffith Observatory e la vista di Los Angeles da questa oasi di pace è incredibile, sotto di noi l’enorme metropoli che pulsa di vita. In questo parco davanti l’osservatorio astronomico a novembre del 2021 è andato in scena il “One Night Only”, il concerto a sorpresa con cui Adele ha segnato il suo ritorno sulle scene dopo 6 anni d’assenza. Scendendo dall’osservatorio facciamo un’altra tappa iconica del Griffith Park: il Greek Theater. Inaugurato nel 1931, in questo anfiteatro si sono esibiti artisti del calibro dei Foo Fighters o Jonny Cash.

«Ho una formazione di tipo economico – continua – mi sono laureato all’Università di Firenze nel 2013, poi ho scoperto il business della musica collaborando a livello di marketing con differenti realtà toscane, scuole, tecnici liutai e aziende».

Intuisco che per quanto gli piacesse suonare, a un certo punto è stato più attratto dallo smontare e riparare chitarre, nonché organizzare e sviluppare prodotti con i brand da presentare poi a fiere di settore – come la SHG Music Show Milano – e sul mercato.

«Nel 2015 approdo negli States e decido di approfondire i miei studi con un Master in Management & business alla SDUIS di San Diego, ma rimanendo legato all’industria della chitarra. Sai, in California, non a caso la scena musicale e la produzione di strumenti musicali sono eccellenti e importanti. Questa è “the place to be” per chi fa musica e l’industria che gli gira intorno».

Qui intrattiene una rete relazionale con molte persone del settore, musicisti, produttori, e compagnie che fanno chitarre e pedali. Non solo, per un breve periodo si trasferisce a Phoenix in Arizona dove si iscrive e si diploma alla Roberto Venn School of Luthiery. Immagino Mo’ debba essere un liutaio da quando ancora non sapeva cosa volesse dire questa professione e adesso ha pure il titolo che lo certifica! Nel frattempo ha continuato la sua collaborazione con Dophix. Fondamentale è il suo ruolo in marketing, comunicazione ma ancora di più nello sviluppo del prodotto, essendo ormai a conoscenza di quello che il mercato americano desidera.

Stiamo entrando in Downtown LA, «Cosa ti ricorda questo ponte che stiamo attraversando?» mi chiede a sorpresa. Ma la domanda è facile, è il ponte immortalato sulla copertina del singolo Under the bridge, la più celebre canzone dei Red Hot Chili Peppers!

Siamo arrivati alla liuteria di Luis Munoz, Modern Guitar Tech, qui hanno portato a far riparare le loro chitarre celebrità del calibro di Johnny Depp, Billy Corgan, Post Malone o Alan Parsons. Dato che non sono un musicista, spiego la mia curiosa presenza lì mostrando una copia di FUL! Maurizio si è ispirato a Luis per la sua tesi del Master ed è così peraltro come si sono conosciuti. Ha realizzato il business plan di Mo Guitar Tech, un’ideale attività di riparazione e produzione chitarre, simulando di aprire uno shop dedicato. Nella tesi si parla proprio del mercato della chitarra, quanto sia produttivo e ci siano margini per fare business. Ovviamente alla base di tutto c’è sempre tanta qualità, competenza, preparazione e grande customer service. 

«Un giorno vado a trovarlo e Luis mi sfida. “Complimenti per la tua tesi, ma vediamo cosa sai fare” dice, e mi invita a trovare una soluzione per una Fender da riparare. Sai il mercato della chitarra, oltre a funzionare ed essere stabile, riguarda un prodotto che se ci sai mettere le mani non conta essere italiano o americano. La Fender Stratocaster è sempre uguale a quella che fu immessa nel mercato nel 1954… By the way, il giorno dopo sono tornato da lui e gliel’ho sistemata. Quando è tornato e l’ha vista ha commentato “Good job, man” e detto da un pignolo come lui è un vero complimento. Vorrebbe andassi a lavorare con loro per sviluppare un nuovo modello di chitarra».

Le sue collaborazioni crescono ogni giorno e sembra che il suo tocco faccia magia, mi piace questo fiorentino che viene a Los Angeles e fa vedere di che pasta è fatto agli americani. Oltre a Modern Tech Guitar, collabora con Johnny Gomez di “Cute Rings”, azienda che prepara pedaliere per chitarristi e Gio di “Black Volt” amplificatori. Appena salutato Luis, Maurizio esce con un’altra proposta: «Vuoi vedere come fabbricano gli amplificatori? Andiamo da Gio!»

Mi ritrovo in un’officina di quelle che potrebbero essere a Sesto Fiorentino, Gio mi chiede di indossare la mascherina ma non so se è per il Covid o per la polvere del legno. A prima vista sembra di entrare in un mobilificio, poi scorgo i bellissimi e decorati amplificatori! Ho visto centinaia di concerti rock e mi fa sorridere vedere che all’inizio sembrano solo dei cassetti di legno giganti! 

Dopo un aperitivo Hollywood mi aspetta una serata speciale grazie a Maurizio. Prima mi porta sul Sunset Boulevard al mitico Whiskey a Go Go. Aperto nel lontano 1962, in questo locale – che ricorda vagamente l’Auditorium FLOG a Firenze – si sono esibite tutte le grandi band di Los Angeles, dai Doors ai Guns n’ Roses, passando per i Mötley Crüe. Poi mi accompagna a un concerto molto intimo di Jacob Luttrell sul palco del Black Rabbit Rose. Il bello di un live a Los Angeles è che puoi trovare dei musicisti famosi in combo per un concerto gratuito. In quella serata, al basso della band improvvisata c’era Nicole Row dei Panic! At The Disco (Brian Collier alla batteria e Erik Hammer alla chitarra, che ha collaborazioni con tanti tra cui Shakira, ha suonato al Superbowl) così a fine concerto la scorgo in giro per il locale e non posso fare a meno di approcciarla e scambiare due battute! Nel frattempo Maurizio parla con Jacob, ma in generale vedo che tutti lo trattano con grande considerazione e glielo faccio notare.

«Mi manca l’Italia e i miei amici, ma la sensazione di libertà che ho provato in California non l’ho mai provata da nessun’altra parte. La cosa più bella che ho trovato è la meritocrazia sul lavoro se dimostri di impegnarti». Immagino sia stata una boccata di ossigeno per uno come lui che si è sempre dato da fare contando solo sulle proprie forze. Qui la musica è una cosa seria e chi se ne occupa è trattato come deve essere trattato qualunque professionista. Capisco sia dura, ma anche che questa è una società che ti premia se hai qualcosa da offrire e non se sei un raccomandato. Quando usciamo dal locale tira una brezza marina dall’Oceano Pacifico che rende fresca la mia ultima notte a Los Angeles. Saluto Maurizio e gli dò appuntamento a Firenze. Mi fa piacere aver incontrato questo fiorentino ambizioso e portato FUL a scoprire un angolo di questa affascinante e caotica metropoli che è La La Land!

Foto: © Francesco Sani