Nel 1946 Firenze è una città ferita da una guerra che ha lasciato a terra uomini e macerie. Le vie nascondono la fame, e rilasciano verso il cielo i canti delle donne che vanno verso l’Arno a lavare i panni. Firenze è forte, non si è piegata e adesso guarda a testa alta il futuro che si ritrova in fronte.
I suoi quartieri sono appiccicati l’uno all’altro e tutti tengono alla loro appartenenza. San Frediano è “diladdarno” e mostra un carattere burbero e sincero che andrà avanti nel tempo. Ha botteghe e bar e posti dove si gioca a carte, a scacchi e si ri-costruisce l’Italia. L’Oltrarno vive e vivono i suoi personaggi che Pratolini renderà eterni ne “Le ragazze di San Frediano”.
La guerra ha lacerato, ha dismesso i sogni, ha portato via a piccoli pezzi la voglia di normalità. Eppure i giovani si sa hanno sempre un piano in testa e un modo per renderlo reale.
Un gruppo di questi pischelli si ritrova sulle piazze del quartiere a giocare a calcio, sognando la Fiorentina, eppur vedendola così lontana, dentro al calcio dei grandi. I giovani sognano i loro colori, un gruppo che possa essere alla portata di tutti: la squadra del quartiere. Ed è proprio all’interno di uno dei bar di San Frediano, nel lontano 1946, che nasce la Rondinella Firenze. I suoi colori saranno proprio il bianco e il rosso: tonalità del giglio e dello sfondo presenti sullo stemma cittadino.
Il nome viene scelto nel modo più casuale che si possa immaginare.
Si discute nelle stanze adiacenti al bar, stanze destinate a feste di carnevale, comunioni, riunioni familiari. E le pareti di quegli spazi angusti riescono a mettere d’accordo tutti, perennemente divisi su quella scelta. Le rondinelle di carta appese come decorazione per l’ultima festa in maschera, saranno il marchio e il nome della nuova squadra di calcio di Firenze.
La Rondinella ha così quel simbolo che la renderà unica per sempre.
Rondinella Firenze: una Storia di uomini
La storia della Rondinella si nutre di uomini, di cadute e tentativi di rinascita, sempre con quel senso un po’ naif del quartiere che rappresenta.
Brunetto Vannacci è senza dubbio il tratto che unisce tutte le storie che compongono il corso degli eventi. Fondatore e primo sostenitore, uomo di quartiere che ha fatto della saggezza della strada la sua capacità per essere il punto di riferimento di tutti. Un punto di riferimento che diventerà Presidente sia della Rondinella che dei Bianchi di Santo Spirito, le due realtà sportive che caratterizzano l’Oltrarno. “Vannacci è il Presidentissimo, grazie a lui la Rondinella è riuscita nel suo miglior periodo a calcare campi importanti e farsi conoscere – ricorda Stefano Volpini, storico ultras biancorosso – Ma Vannacci tutto questo l’ha fatto grazie alla forte spinta popolare del Torrino di Santa Rosa e dell’amore di San Frediano. Per anni ha mantenuto una società nei professionisti grazie alle attività ricreative del circolo, alle cene e alla tombola. Organizzava le trasferte e gestiva tutti gli aspetti legati alla Rondinella. Vannacci è la Rondinella”.
Gli anni ottanta sono senza dubbio il periodo in cui la Rondinella diventa una realtà sportiva che esce fuori dal quartiere e da Firenze. Le meravigliose figurine Panini danno spazio alla squadra disposta in bello stile davanti alla curva del “Gino Bozzi” alle Due Strade. Quella figurina, oggi un po’ ingiallita, recita alla base “R.M. Firenze”, dove M stava per Marzocco, storica società calcistica giovanile con cui era stata fatta una fusione in quel periodo.
Gli anni ottanta sono quelli della storica promozione in serie C, la serie B sfiorata e la vittoria contro il Bologna. Ma sono anni di grandi uomini e calciatori arrivati a fare la storia della Rondinella. Cavallo Pazzo Luciano Chiarugi fu uno degli artefici nel 1982 della promozione in serie C1, regalando magie e gol al pubblico delle Due Strade. Un giovanissimo Sebastiano Rossi difese la porta biancorossa nel 1985, prima di prendere il volo verso la Serie A e verso il Milan, dove per anni è stato il titolare del record di imbattibilità, poi battuto da Gigi Buffon. Andrea Barzagli è cresciuto nelle giovanili della Rondinella ed è stato uno degli artefici dell’ultima promozione nei professionisti avvenuta nel 1999, prima di intraprendere una meravigliosa carriera che lo ha portato a diventare Campione del Mondo nel 2006.
Un personaggio che vale la pena ricordare, è sicuramente Cristian Riganò. Già bandiera della Fiorentina e legatissimo a Firenze, città in cui risiede anche attualmente, decide di scendere molte categorie per aiutare la seconda squadra della città a risalire verso il calcio che conta. Riganò si lega ai colori biancorossi, che ancora sostiene e ricorda con piacere, e nonostante ottime prestazioni e tanti gol non riesce a riportare in alto. Resta di lui il ricordo di un campione che si è immerso in una realtà molto differente da quelle che abitualmente frequentava, per amore della città e della Rondinella.
Una storia ricca di uomini e delle loro gesta. Ma chi viene ricordato con affetto dai tifosi della Rondinella? Stefano Volpini in quarant’anni ne ha visti tanti di ragazzi vestire quella maglia eppure non ha dubbi, “nel 2011 quando siamo ripartiti dalla terza categoria abbiamo chiesto ad Andrea Zamperini, che era stato un nostro giocatore in precedenza ma che aveva già chiuso col calcio, di venire a darci una mano. Non ci ha pensato un solo istante e la domenica era a difendere la nostra porta con la sciarpa della Vecchia Guardia al collo”.
Tanti teatri ma un solo palcoscenico
La Rondinella è la squadra di San Frediano. E come un postulato assolutista questo slogan risuona alto nel cielo sopra il Torrino di Santa Rosa. Li in quei pressi lungo il fiume Arno c’era il primo campo in cui nel dopoguerra la Rondinella disputava le sue partite. Poi un lungo peregrinare su vari impianti cittadini, con la speranza di vedersi assegnare un luogo stabile. Anni passati in giro per Firenze e all’occorrenza anche fuori. Fino all’attribuzione dell’attuale stadio.
E’ la fine degli anni settanta quando la Rondinella ottiene finalmente una casa definitiva. Si tratta del “Gino Bozzi” delle Due Strade, impianto in cui i biancorossi hanno scritto le loro più belle pagine sportive. Lo stadio è intitolato appunto a Gino Bozzi, partigiano fiorentino e il viale che lo precede è stato da poco dedicato a Stefano Borgonovo, entrambi simboli di Firenze. Purtroppo dopo gli anni d’oro della serie C i costi di manutenzione e la crescita di altre società hanno portato alla condivisione dell’impianto.
Quindi tanti teatri per la Rondinella in cui recitare il proprio spettacolo. Ecco perchè c’è sempre stato bisogno di avere un unico palcoscenico in cui essere sempre protagonista. E questo non può che non essere il Torrino di Santa Rosa. Originariamente chiamato Torrino della Guardia, proteggeva la città dalle invasioni nemiche provenienti dall’Arno. E’ la storica sede della Rondinella, luogo in cui ancora oggi vengono presentate le squadre e custoditi i ricordi di tanti anni di storia.
La Vecchia Guardia, memoria e difesa della Rondinella
La Vecchia Guardia Rondinella c’è sempre stata. C’è stata in mezzo alle difficoltà societarie, ai fallimenti e alle rinascite. Sempre con quelle sciarpe di lana roteate e quello slogan un po’ così. “Oltre ogni limite”, ormai sembra il manifesto sbiadito di chi è cresciuto mentre la squadra perdeva il suo blasone ma non la sua storia. Ed è proprio quella storia che la V.G. Si porta dietro.
Stefano Volpini è stato per tanti anni un ultras vero. Uno di quelli che con il suo immancabile sigaro masticato seguiva la squadra in tutte le parti d’Italia. Ha scelto un giorno, sempre per troppo amore, di diventarne dirigente. E poi addirittura Presidente, inimicandosi anche qualcuno di quei ragazzi che con lui divideva i gradoni del “Bozzi”. Stefano Volpini, detto Volpe oppure Guru, la Rondinella l’ha salvata più volte. “Per me la Rondinella è vita. Sono cresciuto in San Frediano, andavo a scuola in Piazza de’ Nerli e mia mamma mi lasciava al Torrino di Santa Rosa e poi proseguivo a piedi. Sono cresciuto in quel circolo e ho iniziato a seguire il calcio, e la Rondinella quando avevo 12 anni e ancora oggi, dopo quaranta, la seguo. E’ una parte importantissima della mia vita, tanto che poi ne sono diventato prima dirigente e poi Presidente, quando nessuno avrebbe voluto esserlo”.
Stefano che cos’è la Rondinella per la Vecchia Guardia?
“Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro e capovolgerla. Perchè la sera del 31 Luglio 2011 abbiamo creato l’Associazione “Tifosi del Torrino” con la quale ci è stato possibile salvare la società dall’ennesimo fallimento e mantenere il nome Rondinella che altrimenti si sarebbe perso. La Vecchia Guardia, noi tifosi, abbiamo fatto di tutto in questi anni per portare avanti il nome Rondinella, il legame che si è creato è fortissimo”
E che cosa rappresenta invece per San Frediano?
“La Rondinella è San Frediano e ha il suo cuore al Torrino di Santa Rosa. Ma per anni si era un po’ perso questo senso di appartenenza, forse a causa delle molte rifondazioni. Noi tifosi abbiamo riportato la Società a San Frediano nel 2011 e l’obiettivo deve essere quello di tornare centrali all’interno del quartiere, solo così poi si può sperare di crescere anche sportivamente e far coincidere la nostra storia con il presente e soprattutto il futuro. Abbiamo un patrimonio che non può essere perso.”
Quarant’anni di appartenenza sono tantissimi, eppure ci sarà un episodio che ricordi con molto piacere?
“Ho vissuto anni splendidi in giro per l’Italia a seguire la Rondinella in categorie importanti. Eppure il ricordo che più di altri rappresenta l’unione e lo spirito di questi quarant’anni è senza dubbio l’autogestione del 2011. Anno in cui il gruppo della Vecchia Guardia insieme alla squadra stessa si sostituì a una dirigenza fatiscente che mollò a dicembre. Portammo avanti il campionato di Promozione grazie alle tante iniziative che servirono a raccogliere fondi, tra le quali la gestione del bar dello stadio e della biglietteria, ma anche delle lotterie in cui noi tifosi mettemmo a disposizione tanti gadget e tanto materiale. Alla fine la squadra lottò fino alla fine per la promozione in Eccellenza, sogno che svanì nel finale di campionato, ma che dette la convinzione di poter risollevare la Rondinella e il suo futuro”.
Articolo a cura di Andrea Terreni