Se lo conosci lo ami: il gin

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gin 9Venerdì è venerdì, difficile rimanere in casa, ci vogliono forti motivazioni, tipo febbroni allucinanti o impegni irrevocabili, ma generalmente si esce e qualcosa si beve sempre, un v’è dubbio. Un cocktail, una birra (un amico messicano ripeteva spesso “una no es ninguna” ed aveva ragione, ma è sempre stato molto difficile tenergli il passo), ognuno ha la sua routine preferita e il suo locale d’adozione ma tra i bevitori c’è una netta distinzione tra quelli della vodka e quelli del gin; il rum in questo caso è un ruffiano e non lo prendiamo in considerazione. Se sei nel periodo della vita in cui bevi vodka difficilmente potrà piacerti il gin e viceversa; perché si beve a periodi oppure ci si innamora per tutta la vita del solito sapore, dipende dalle emozioni regalate e dal nostro grado di fedeltà. In queste righe volevamo parlare del gin ed allora ci siamo riversati per strada e siamo andati ad intervistare Julian Biondi, barman del Cafè Rivalta elegante locale sul lungarno Corsini.

Julian, per te, il gin è maschio o femmina?
A mio parere, il gin è decisamente femmina! Ma lascia che ti motivi la risposta: il nome originale del gin è Jenever, e a me questo nome non può che venire in mente una bella ragazza nordeuropea dalle gote rosse e la pelle candida. Il padre di Jenever è un farmacista olandese di nome Francisco de la Boe che sperimentò questo rimedio per i disturbi di stomaco a base di alcol di grano e bacche di ginepro. L’invenzione ebbe talmente successo che arrivò fin’ oltre manica, dove decisero che era così buona che doveva diventare una bevanda alcolica. E’ in Inghilterra che cominciarono ad utilizzare numerose altre spezie oltre alla bacca di ginepro, per arrotondarne il sapore ed il profumo. Un gusto così morbido, spesso contraddistinto da sentori esotici e molto aromatici come il coriandolo, la cannella o la rosa a mio parere, non può che appartenere al gentil sesso!

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Quanti e quali cocktail si possono fare con questo prodotto?
Il gin è stato un gran protagonista della storia della miscelazione ed i cocktail a base gin sono innumerevoli. Al Rivalta, dato che abbiamo puntato molto su questo distillato, abbiamo deciso di proporre sia ricette storiche d’inizio secolo, sia drink di recentissima invenzione. Un ottimo esempio della prima di queste due categorie è l’ “Aviation”, composto da gin, liquore al maraschino e succo di limone. Pochissimi ingredienti per un gusto bilanciato e un cocktail servito nella classica coppetta. Un esempio della cosiddetta “new era” è invece il “Bramble”: gin, zucchero liquido, succo di limone e liquore alla mora. Questa volta il gusto è più accattivante, adatto a tutti i palati, e viene servito in un tumbler pieno di ghiaccio pilèe. In ogni caso, per quanto il gin sia un ottima base per i cocktail, noi preferiamo sempre proporre un “Gin&Tonic”. Dato che le spezie utilizzate nella produzione del gin variano molto da prodotto a prodotto, a seconda del gin scelto, verranno introdotte nel bicchiere le spezie che meglio vi si sposano. Anche l’acqua tonica è fondamentale, ve ne sono di più amare e più gentili, oppure di aromatizzate al coriandolo, piuttosto ché alla liquirizia o al mandarino. Il mio preferito per esempio è il “Gin Marton’s”. Un gin interamente italiano con una produzione molto limitata (ottomila bottiglie l’anno), un prodotto sul quale a Firenze abbiamo l’esclusiva solo noi. Servito con scorza di limone e di arancia, bacche di ginepro, cannella e acqua tonica alla liquirizia…un’autentica goduria per le papille gustative!

Quali sono i gin che avete nella carta?
In carta abbiamo una ventina di gin che proponiamo sempre, più alcuni altri che teniamo “in prova”. Una buona parte, come ad esempio il Fifty Pounds, il Broker’s, il Bulldog o il N°5, provengono ovviamente dall’Inghilterra. Vi sono poi una serie di gin spagnoli come il Botanic o il 5th (nelle sue due versioni Heart & Water). Questi sono spesso molto interessanti perché utilizzano spezie o fiori non comuni negli altri gin; nel “Gin Mare” ad esempio troviamo basilico, rosmarino, timo e origano. Abbiamo inoltre un ottimo prodotto che gli appassionati conoscono sicuramente: l’ “N°209” di San Francisco, dal gusto morbido nonostante la sua elevata gradazione. Tornando al Vecchio Continente, in Olanda, abbiamo il “VL92” ed il “Boe”. Quest’ultimo, se vi ricordate, prende il nome dall’inventore del gin, prima menzionato.

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In che bicchiere si dovrebbe versare?
Il bicchiere più appropriato è una ampia coppa con abbondante ghiaccio e con tutte le spezie del caso; in modo che, ad ogni sorso, si possano annusare tutti gli odori che sprigiona.

Da dove provengono i gin più buoni? Inglesi o olandesi? Alcuni parlano di uno gin tedesco realizzato nella foresta nera, secondo te?
Quello del gin può essere un mondo abbastanza vasto, in grado di soddisfare i gusti di tutti. Io sono un amante del Principe dei Cocktail, il “Martini”, e lo preferisco bello secco ed aggressivo. Per questo un classico London Dry Gin come un Broker’s o un Fifty Punds è quello che fa al caso mio!

Dopo una sbronza da gin, qual’è il rimedio per superare l’hangover?
Purtroppo o per fortuna il brutto (e forse anche il bello) dell’alcool, è proprio questo: il fatidico e puntuale doposbornia! La spietata punizione che il tuo corpo si auto-infligge per spiegarti che hai alzato troppo il gomito. Sono oltre duemila anni che l’umanità cerca una soluzione a questo problema. I romani stessi avevano sperimentato una serie di rimedi che si sono rivelati tutti fallimentari. L’amara verità è che le soluzioni all’hangover sono solo due, entrambe drastiche: la prima è “non bere” e la seconda è “non smettere mai di bere”. Dato che la scelta, in entrambi i casi, ha conseguenze catastrofiche, l’unica risposta è: “bere con moderazione”.

Noi di FUL ci accodiamo a quanto suggerito da Julian e suggeriamo, se si è bevuto troppo, di prendere un taxi, sbiascicare l’indirizzo di casa e una volta arrivati mangiare qualcosa di salato, rimboccarci le coperte e lasciare spazio a mal di testa e sensi di colpa che l’indomani avranno il loro bel da fare, almeno fino alla prossima volta!