Matteo Tortora: ti metto a nudo con un documentario

Drag queen dietro il “trucco”, omosessualità nel mondo del pallone, confessioni in un set che è un po’ camera da letto. Abbiamo incontrato il regista e videomaker Matteo Tortora, livornese di origini ma fiorentino d’adozione, per capire cosa succede dietro l’obiettivo di un documentario.

«Per fare il documentarista non basta la passione per il cinema: devi avere empatia con le persone che intervisti, entrare nella loro psicologia». Dietro la telecamera è tutta un’altra storia: parti da un punto, ma non sai dove arrivi. «Il documentario nasce da questo: è chi sta dietro l’obiettivo che per primo vuole trovare delle risposte alle domande che ha in testa». Matteo Tortora, videomaker e regista, classe 1975, «livornese reietto, a Firenze dal 2003 perché odia il mare e ama la città» come dice lui, ha all’attivo tre documentari e altri due sono in preparazione. Ha scelto argomenti non facili, che gravitano intorno al mondo gay, con l’aspirazione però di parlare a un pubblico più ampio.
Con i documentari è partito dal Mugello ed è finito in discoteca. Tutto è iniziato con Ubi Tu Gaius Ego Gaia, opera prima che quattro anni fa riempì la sala del cinema Odeon di Firenze. Sollevò un polverone ricostruendo la vicenda di un sacerdote cattolico di Borgo San Lorenzo che nell’Ottocento celebrò alcuni matrimoni tra persone dello stesso sesso. La seconda tappa nel 2015 con La donna pipistrello, dedicato a Romanina Cecconi, uno dei primi uomini a cambiare sesso a metà degli anni Sessanta. Personaggio emblematico e storia unica. L’ultima fatica, presentata a Firenze lo scorso settembre durante il Florence Queer Festival, è Temporary queens: Regine dal tramonto all’alba, lungometraggio prodotto dalla casa fiorentina Black Oaks Pictures, che ha portato il regista dietro le quinte (e dietro il trucco) delle drag queen. La telecamera è entrata nei camerini e nei locali notturni, per mettere a nudo i pregiudizi su questo mestiere esploso negli ultimi anni.
«Ho scelto un percorso in salita – ammette Matteo Tortora –, ho iniziato con documentari a tematica lgbt per parlare a un pubblico trasversale. Ho scelto di affrontare aspetti della comunità più che storie individuali, per raccontare la vita sociale di queste persone». E il cammino è già tracciato anche per il prossimo anno: nel 2018 uscirà Il calciatore invisibile, documentario che accende i riflettori sull’omosessualità nel mondo del pallone italiano, con interviste a big come Cesare Prandelli e Alessandro Costacurta, oltre a ragazzi comuni che partecipano a tornei amatoriali di calcio friendly. «Girando Il calciatore invisibile e Temporary queens, mi sono accorto che spesso i peggiori pregiudizi arrivano dal mondo omosessuale, più che dagli eterosessuali, forse proprio per una forma di omofobia interiorizzata – fa notare. Quando racconto ad amici gay che ho realizzato un documentario sulle drag queen, c’è chi storce la bocca. Le drag sono ‘travestiti’ o donne mancate, il calcio invece un gioco solo da maschi».
In cantiere c’è anche un documentario che mette a nudo la sessualità e la vita sociale dei gay italiani. Su un set che ricrea una camera da letto, gli intervistati tra i venti e i sessant’anni vengono fatti spogliare e in slip rispondono a un turbinio di domande, dalla loro vita sotto le lenzuola, al rapporto con la famiglia, fino al percorso di accettazione. «Il pensiero di un quarantenne sulla sua sessualità è totalmente diverso da quello di un ventenne: il primo ha difficoltà a dire davanti a una telecamera se ha un ruolo, il secondo ti dice apertamente e con semplicità cosa gli piace fare».
Con il documentario sai da dove parti, ma non dove arrivi. E questo vale anche per Matteo Tortora. Il sogno per il futuro? «Approdare al cinema narrativo». Sorride solo a pensarci. «Sono un grande estimatore del genere e sarebbe un traguardo».
ENGLISH VERSION>>>>
«To shoot documentaries you don’t just need a passion for cinema: you need to be sympathetic to the people you interview, to access their psychology». You know where you start from but you don’t know where you end up.
Matteo Tortora is a video maker and director, he was born in Livorno in 1975 but hates the seaside and loves the city instead, so he has been living in Florence since 2003.
He chooses arduous subjects, all related to homosexuality, but aiming at a wide public.
With his documentaries, he started in Mugello and ended up in a nightclub. It all began four years ago with Ubi Tu Gaius Ego Gaia, which was sold out at Odeon Firenze. It is about a catholic priest from Borgo San Lorenzo who celebrated same sex marriages in the nineteenth century. In 2015 was released La donna pipistrello, dedicated to one of the first man who changed sex in the Sixties, Romanina Cecconi.
Tortora’s last work, presented last September at Florence Queer Festival, is called Temporary queens: Regine dal tramonto all’alba. It was produced by Black Oaks Pictures and is about Drag Queens.
«I chose a hard path – says Matteo Tortora – I started with lgbt documentaries and decided to focus on the community rather than on individual stories, to show the social life of these people».
In 2018 he will release Il calciatore invisibile, a documentary about homosexuality and football, which includes interviews to Cesare Prandelli and Alessandro Costacurta.
«While shooting Il calciatore invisibile and Temporary queens I realized that the worst prejudices come from the homosexual world, rather than the heterosexual, maybe because of some sort of inner homophobia. When I tell my gay friends that I made a documentary about Drag Queens, some of them sneer. Drags are “transvestites”, and football is a male sport».
Matteo is currently working on another documentary about sexuality and social life of Italian gays. The set is a bedroom where interviewees, aged between twenty and sixty years old, sit undressed (only their slips on) and answer to a lot of questions. «While a forty-year-old person finds difficulties talking about his “role” in front of a camera, a twenty-year-old tells you frankly what he likes and what he doesn’t».
With documentaries you know where you start form but you don’t know where you end up, this is true also for Matteo. What’s your dream for the future? «Narrative cinema. I am a big fan», says with a smile.

Testo di Gianni Carpini