UTOPIE RADICALI: architettura radicale in mostra alla Strozzina

C’è tempo fino al 21 Gennaio per visitare la mostra “Utopie radicali” presso la Strozzina, a Palazzo Strozzi, prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Fondazione CR Firenze e Osservatorio per le Arti Contemporanee, curata da Pino Brugellis, Gianni Pettena e Alberto Salvadori, in collaborazione con Elisabetta Trincherini e con il Canadian Centre of Architecture (CCA).

 
Si riuniscono così, per la prima volta, le opere di gruppi e personalità come Archizoom, Remo Buti, 9999 (gruppo conosciuto anche per avere costruito nel 1969 una delle più famose discoteche storiche fiorentine, lo Space Electronic, in una vecchia rimessa) , Gianni Pettena, Superstudio, UFO e Zziggurat che, durante gli anni ’60/’70 del Novecento, furono al centro di una vera e propria rivoluzione concettuale e architettonica. Questa generazione di artisti infatti, inizialmente composta da studenti legati alla facoltà di Architettura di Firenze, è la prima in Italia a portare avanti una revisione profonda della disciplina architettonica, seguendo le correnti internazionali di autori a loro contemporanei come Hollein e Pichler a Vienna, Cedric Price e gli Archigram a Londra, i Metabolisti in Giappone, Yona Friedman in Francia, il movimento situazionista e altri ancora.

In anni densi di cambiamenti storici, politici e sociali, tra le tante questioni che nascono, ne sorge una importante: qual è il futuro della città? O anche: quale sarà la città del futuro? Ed ecco che gli artisti rispondono, ognuno alla propria maniera, cercando un connubio possibile tra l’utopia architettonica e le nuove tecnologie sempre più avanzate.
Definito inizialmente come “Superarchitettura”, “controdesign”, “architettura concettuale” o “utopia”, il ‘movimento architettonico radicale’ (termine coniato da Germano Celant in un suo articolo del 1973) a Firenze si contraddistingue per l’originale scambio tra la ricerca e le arti visive, andando appunto oltre i confini dell’architettura in senso classico: performance urbane e cortocircuiti operativi, teorizzazioni globali e contributi concettuali messi in atto sia negli interni che negli spazi urbani.

Questo intento risulta chiaro nell’esposizione dei circa 320 pezzi , provenienti da musei come il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Canadian Center for Architecture di Montreal, il FRAC Centre di Orleans, il MAXXI di Roma che, organizzati in sezioni tematiche, fanno emergere il legame profondo e innovativo tra arte, architettura, design e innovazione. Tra le sezioni, una delle più importanti è senza dubbio quella dedicata all’editoria e alla pubblicistica radicale, canale di diffusione, scambio e conoscenza reciproca tra i diversi protagonisti del movimento.
“Un percorso che segue il passaggio di questa arte da razionalista a inclusiva, non più solo ‘case e palazzi’, ma anche abiti, corpi umani, video, teatro. Un’arte che si fa totale” così sintetizza Pino Brugellis “Narrazioni capaci di raccontare un altro mondo possibile, un’utopia critica che ha avuto il merito di rompere con lo status quo di quegli anni, rendendo Firenze il centro di una rivoluzione di pensiero che ha segnato lo sviluppo delle arti a livello internazionale”.

La mostra si estende anche fuori, nel cortile del Palazzo e al Mercato Centrale, dove si trovano installazioni del gruppo UFO, della serie Urboeffimeri: tubi gonfiabili con slogan provocatori che, nel 1968 nel pieno degli anni della contestazione, erano stati posti in punti strategici della città di Firenze.
Uno degli aspetti più interessanti infatti, è che oltretutto si tratta anche di un’esposizione ‘storica’: il continuo richiamo alle tematiche scottanti di quegli anni, quali il ritorno alla natura (in chiave più o meno ‘hippie’), l’aspetto utilitaristico versus quello estetico, la scoperta dello spazio, la tensione tra USA e Russia, i valori assoluti e relativi di ‘libertà’ e di ‘pace’, la relazione dell’uomo con l’ambiente, è qui interpretato in chiave architettonica e urbanistica.

Reperti di un’epoca che ha segnato e influenzato gli architetti futuri, segnando un momento di cesura e innovazione profonda nel panorama fiorentino, italiano e internazionale.
Qual è il futuro della città? Qual è la città futura? Sono ancora domande attuali e aperte.
Testo
Rita Barbieri
Ph

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