Il 15 settembre 1994, a soli 33 anni, moriva in una clinica di Lione l’iconica pornostar italiana Moana Pozzi che aveva sdoganato l’hard rendendolo glamour. Era famosissima e la notizia colpì molto l’opinione pubblica, anche per il tumore tenuto segreto fino alla fine. Il film “Diva Futura”, presentato al Festival del Cinema di Venezia, ripercorre l’epopea dell’agenzia di Riccardo Schicchi che la scoprì e la rese famosa.
Diva Futura, presentato in anteprima in concorso alla Biennale del Cinema di Venezia lo scorso 4 settembre, per la regia di Giulia Louise Steigerwalt, ci riporta all’Italia dei “mitici” anni Ottanta. Riccardo Schicchi (nel film interpretato da Pietro Castellitto), con la sua agenzia Diva Futura, fondata nel 1983, rivoluzionò la cultura di massa trasformando l’utopia hippie dell’amore libero in un nuovo fenomeno di consumo: il porno mainstream.
Sotto la sua guida, un gruppo di “ragazze della porta accanto” come Moana Pozzi (nel film interpretata da Denise Capezza), Ilona Staller (interpretata da Lidija Kordić) e Eva Henger (interpretata da Tesa Litvan) – e molte altre in seguito – diventano all’improvviso dive di fama mondiale nel mondo del porno ed entrano nelle case degli italiani grazie alla diffusione delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. Viene coniata in quel periodo l’espressione “pornostar”, segnando l’inizio di una nuova era.
Le attrici erano famose quanto i grandi calciatori! L’impatto mediatico è così travolgente tanto a portare nel 1987 all’elezione in Parlamento di Ilona Staller, detta “Cicciolina” (eletta nelle liste del Partito Radicale), alla nascita del Partito dell’Amore nel 1991 e alla candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma!
Il film è tratto dal libro autobiografico di Debora Attanasio (interpretata da Barbara Ronchi) Non Dite alla Mamma che Faccio la Segretaria. Memorie di una Ragazza Normale alla Corte del Re dell’Hard, (Sperling & Kupfer, 2013) sui 9 anni di esperienza dell’autrice come segretaria alla Diva Futura. Un’esperienza per sgombrare tutti i cliché sul porno ritrovandosi per caso a fare l’impiegata all’agenzia delle più famose pornostar d’Italia.
È attraverso lo sguardo di Debora che viene raccontata l’avventura di questa grande “famiglia”, dove esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni fino a perdere il controllo sull’industria stessa della pornografia.
Tutto questo è accaduto perché esisteva un desiderio tanto nascosto quanto grande, quello di tutti gli uomini e ormai definitivamente sdoganato. Un desiderio popolare e non rilegato a vizi voyeristici inconfessabili. Le pornostar in quella stagione unica sono un vero e proprio fenomeno culturale, protagoniste di servizi del telegiornale ed esprimono le loro idee nei talk show a un pubblico trasversale.
Lo sguardo di Giulia Louise Steigerwalt sul mondo della pornografia, privo di moralismo e giudizi ideologici – come ha spiegato il direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera – è uno degli aspetti più interessanti del film, senza ovviamente occultare i lati più crudi di quel mondo, popolato sia da personaggi glamour che poco raccomandabili. Senza dubbio è l’impatto che ebbero i film di Diva Futura, una spallata scandalosa al perbenismo borghese italiano e in questo Schicchi fu indubbiamente un genio.
La regista, dopo la selezione ufficiale a Venezia, ha dichiarato in merito alla sua pellicola:
<<[…] il film racconta un sogno, quello di rivoluzionare il mondo dell’erotismo in un Paese che fino a quel momento lo aveva vissuto solo con tabù e censure. Il desiderio di liberare l’immaginario erotico collettivo fu però tradito dall’aver contribuito a creare un’immagine distorta della sessualità e del femminile, in cui la violenza e la mercificazione del corpo hanno preso il sopravvento>>.
La scena più significativa del film è anche la più drammatica. Moana, malata, sa di aver poco da vivere ancora e chiede a Riccardo Schicchi di girare il suo ultimo film (la pellicola è andata misteriosamente perduta e ritrovata solo nel 2014). Nella stanza accanto, siamo a gennaio del 1994, va in onda il famoso discorso della discesa in campo di Silvio Berlusconi e l’audio è percepibile in sottofondo. L’idea del porno come liberazione della società è ormai finito, saranno ben altre sirene, quelle dell’individualismo e del neoliberismo ad attrarre gli italiani…
Moana Pozzi, la prima pornostar da copertina e il mito oltre la morte.
Intelligente, artistica, poliedrica, Moana Pozzi era nata a Genova nel 1961 e aveva frequentato il liceo a Ovada dove pure studiava musica classica. Poi a 18 anni andò a vivere a Roma per seguire i corsi di recitazione. Alcune comparse al cinema, qualche lavoro come modella per i pittori, una partecipazione a Miss Italia 1981 e poi ecco quella che sembra la grande occasione alla televisione nazionale: conduce sulla RAI un programma per bambini, Tip Tap Club, insieme ai cantanti Bobby Solo e Sergio Leonardi, e uno per ragazzi, Jeans 2 con Fabio Fazio.
Quell’anno Moana aveva già girato due film hard di “serie B”, sotto falso nome per non farsi riconoscere, ma venne ugualmente scoperta e allontanata dal programma. Sugli schermi RAI ci tornerà tre anni dopo, con la miniserie …e la vita continua di Dino Risi.
Prende allora parte a una dozzina di film tra cui citiamo Borotalco di Carlo Verdone (1982), Vacanze di Natale di Carlo Vanzina (1983) o I pompieri di Neri Parenti (1985). Finché un giorno del 1986 non conobbe Riccardo Schicchi, fotografo e regista e avvenne il passaggio al porno di “serie A”.
Nel 1987 il debutto con il botto, esce Fantastica Moana nel quale per la prima volta è accreditata con il suo vero nome. Nel cast c’è anche un giovane pornoattore destinato a una carriera fulminante: Rocco Siffredi.
Da quel momento la pornostar genovese prenderà parte ad altre 38 pellicole hard, l’ultima delle quali uscita postuma a fine 1994. Continuerà a recitare pure sul grande schermo venendo scritturata per dieci film, tra cui uno nuovamente sotto la regia del grande Dino Risi.
Dell’impegno politico con il Partito dell’Amore abbiamo già detto sopra, come pure che questa esperienza Ilona Staller-Cicciolina fu più fortunata.
Ma, parlando di politica, Moana ebbe una relazione segreta con il leader del Partito Socialista Bettino Craxi – non ancora primo ministro, ma in quel periodo già uno degli uomini politicamente più influenti d’Italia – tenuta ben nascosta ma sempre sospettata, e infine confermata dalla madre di lei in un’intervista al Corriere della Sera, quando ormai entrambi erano morti da tempo.
Anche Riccardo Schicchi è morto, nel 2012 per una grave forma di diabete, quando l’epica stagione narrata in Diva Futura si era già chiusa da un pezzo. Eppure, tutto il porno è diventato mainstream, contaminando una buona parte della comunicazione visuale: dalla pubblicità ai videoclip musicali.
Per chi vuole approfondire la figura di Moana consigliamo il libro “Moana Pozzi. La santa peccatrice” a firma del sociologo Pippo Russo, docente all’Università di Firenze, (edito dalla fiorentina Clichy, 2015) e “Tutto deve brillare. Vita e sogni di Moana Pozzi” di Francesca Pellas (Blackie Edizioni, 2024). Nel 2009 Sky Italia ha prodotto la miniserie Moana, con Violante Placido che interpreta la pornostar.
Come ricordare oggi Moana a 30 anni dalla sua prematura scomparsa? Forse con le sue parole, che prendiamo in prestito da un’intervista del 1993 concessa al programma RAI Sottovoce di Gigi Marzullo (si può recuperare integrale su Youtube o RAI Play). Sul finale lui chiede a Moana di mandare un messaggio agli italiani e lei risponde che è importante “vivere la propria vita con coraggio, facendo veramente quello che si vuole, perché è la cosa più bella che possa capitare a qualcuno”.