“A Pont-Neuf non c'è il mare”: intervista con lo scrittore Francesco De Masi

Libro De MasiGestazione, scrittura, pubblicazione: quale percorso ha seguito Francesco De Masi?
«L’idea è nata un po’ per caso, un po’ per il ricordo adolescenziale del mare, dell’amore per il mare, per me che sono nato ai piedi di una collina ventosa. Volevo unire le due cose, il desiderio del mare ed il vento del mio paese, il ricordo della prima volta che da bambino ho visto il mare, immenso, grande e che non si poteva “svuotare” come una vasca. Azzurro e immenso. A tutto ciò ho mischiato l’amore verso le vetrate, quelle delle chiese, quelle “legate a piombo”, la loro esplosione di colori e di luce, il senso del divino che danno dovunque si trovino, fosse una cattedrale o un palazzo vescovile. Man mano che il libro cresceva, che affioravano i ricordi, è venuto fuori anche il desiderio di condividerli, questi ricordi, pensando o sperando che qualche ricordo fosse in comune con tanti o con pochi: non importava, era importante dirlo, comunicarlo, esprimerlo».
Perché si decide di scrivere?
«Perché… all’inizio è come un gioco, una partita a tennis: vincere o perdere, riuscire o restare fermi davanti al foglio bianco. Ma quando riesci a riempirlo quel foglio, allora ti senti di aver creato qualcosa, un paese, un personaggio, un sentimento; queste cose sono come dei figli, li fai nascere e crescere, pagina dopo pagina, rigo dopo rigo ed alla fine… ti dispiace vederli andare via…».
Qual è il paesaggio culturale all’interno di cui ti muovi? Quali sono i tuoi autori e libri preferiti?
«È molto importante un retroterra culturale di spessore, aver letto i classici e poi via via verso gli autori moderni, contemporanei, con una particolare predilezione verso gli scrittori latino-americani, di coloro che come Garcia Marquez rendono reale l’impossibile, il “realismo magico”… Succede anche nel mio libro, quando Nina e Victor si incontrano in un sogno».
Qual è il messaggio che vuol dare?
«Credo nel destino, nelle cose che sembrano succedere per caso, e che invece succedono perché così è scritto. Ci sono mille incastri perché una cosa succeda, non è mai “per caso”. E poi l’amore, come sentimento unico ed universale che può condizionare un’esistenza».
Perché questa scelta dei personaggi?
«Direi che in ognuno di loro, sia maschile che femminile, c’è una parte di me. In tutti, ci sono persone che ho conosciuto: Simon Contrera, il lettore dei tarocchi, è nato per caso, da uno scherzo tra amici. E poi c’è Nina, la figura simbolo, l’Elena mitologica, il disincantato Victor, il geniale Gussmann… insomma ognuno di loro, in fondo. è una parte di me».
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CARMELINA ROTUNDO
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