Una panoramica sul progetto “Brigata Basaglia” e sul loro Festival CONTATTO a Firenze, nato con il desiderio di creare uno spazio libero e orizzontale per parlare di salute mentale, cura e comunità.
Nata a Milano nel marzo 2020, la Brigata Basaglia è un progetto dedicato al supporto psicologico e sociale. Nel corso di questi anni la rete della Basaglia si è ampliata e si sono create altre due nuove diramazioni territoriali, a Pavia e a Firenze, dove quest’anno, per la prima volta, il collettivo ha deciso di organizzare il proprio festival, giunto alla sua terza edizione.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con Sara, una volontaria della Brigata, che ci ha raccontato com’è nato il loro progetto.
Perché oggi è importante creare dei contesti liberi e aperti in cui poter parlare di salute mentale?
La nostra Brigata ha iniziato la sua attività nel marzo 2020 per rispondere all’emergenza psicologica e sanitaria derivata inizialmente dal primo lockdown da Covid-19, in cui isolamento sociale e paura del contagio hanno reso più evidenti molte delle fragilità dell’individuo, soprattutto all’interno di una società in cui l’accesso ai servizi di sostegno psicologico viene negata a gran parte della popolazione, che non può permettersi economicamente tale supporto. Come collettivo siamo partiti quindi dalla creazione di un centralino di ascolto gratuito.
Il centralino – attivo dal lunedì al venerdì dalle 12 alle 14:30 e dalle 19 alle 21:30 – è il nostro primo orecchio in ascolto. Qui operatrici e operatori volontari accolgono le richieste e attivano i percorsi di risposta. Il nostro gruppo clinico offre un percorso gratuito di 4 incontri telefonici con psicoterapeuti e psicologi, dopodiché, se la persona che chiama vuole fare un percorso più strutturato, o se viceversa l’operatore o l’operatrice di turno si accorge che la problematica è più complessa, aiutiamo la persona in questione a trovare i servizi che fanno al caso suo, ricercando professionisti e professioniste del territorio di appartenenza.
Oggi molte delle persone che ci chiamano sanno già come funziona il nostro centralino, probabilmente per passaparola. Sono persone che spesso non possono permettersi una psicoterapia, ma che, avendo il desiderio di ricevere un supporto psicologico, ci chiamano perché si fidano della nostra visione del mondo e ci chiedono aiuto per trovare il percorso più adatto. Molti sono giovani (25-35 anni), spesso sensibili alle tematiche LGBTQIA+ o del mondo Queer, ma ci sono persone di tutte le età e dai bisogni più svariati che contattano la Brigata
Da chi è composto il collettivo della Brigata Basaglia?
Il nostro gruppo è formato da persone con esperienze e professionalità diverse. Alcuni di noi arrivano dal mondo della clinica, altri dal mondo dell’arte o dell’intervento sociale. Tale composizione variegata e multiforme è per noi fondamentale, perché crediamo sia importante che la salute mentale diventi una questione comunitaria e non solo un disturbo da risolvere nello studio di un professionista. Cerchiamo di occuparci di salute mentale in un’ottica di comunità, nel tentativo di non vedere i disagi psichici solo a livello individuale, piuttosto di calarli in un contesto sociale e politico di comunità, agendo così di conseguenza.
L’accoglienza che c’è nella Brigata Basaglia è il più possibile aperta, perché crediamo che le problematiche sociali, ma anche quelle abitative e lavorative, riguardino tutta la comunità, non solo il singolo individuo. Per questo pensiamo sia necessario uscire da una dimensione clinica e calarci invece in una più ampia, facendo rete.
Quali sono le altre attività della Brigata Basaglia?
Con il tempo abbiamo creato molte attività parallele alla linea telefonica di ascolto. Abbiamo realizzato diversi incontri di formazione reciproca con altri collettivi, associazioni e spazi sociali di tutta Italia. Continuiamo a costruire campagne di divulgazione e sensibilizzazione sul tema della salute mentale attraverso le nostre pagine social. Anche per questo motivo è nato il Festival CONTATTO, che quest’anno sarà ospitato per la prima volta a Firenze.
Nei due giorni del festival (25 e 26 Maggio alla Casa del Popolo Le Panche, in Via Giulio Caccini, 13b) ci saranno tavoli, laboratori, presentazioni di libri, scambi di idee, musica e spettacoli. Si discuterà di salute mentale, di cura, di lotta e di comunità, dando spazio agli intrecci che questi temi hanno con il lavoro, con il carcere, la scuola, le istituzioni, i servizi sanitari, l’ecologia e molto altro ancora.
Insieme a noi anche le ragazze e i ragazzi di Milano e di Pavia. Sarà un’occasione importante per fare rete, creare connessioni e discutere insieme di questi temi che oggi, purtroppo, non vengono spesso affrontati, quanto meno non in questo modo. Quello che noi vorremmo fare non è una sala dove c’è qualcuno che parla e qualcuno che ascolta. Anzi, sarà tutto molto “orizzontale”: verranno intavolate discussioni con ospiti con l’obiettivo di mettere a dialogo e far interagire più voci possibili.
Sappiamo benissimo che oggi non è affatto semplice trovare contesti in cui questo è possibile: poter avere uno spazio dedicato e libero in cui affrontare queste tematiche con le loro contraddizioni e difficoltà è sempre più difficile. Però dobbiamo uscire dall’idea che la salute mentale sia qualcosa da affrontare solo in una stanza di uno studio medico.
Dobbiamo anzi iniziare a considerare la salute mentale come una responsabilità di cura collettiva: sia i curanti che coloro che possono essere presi in carico si devono sentire parte di tutta la comunità, e crediamo che anche le soluzioni siano da trovare tutte e tutti insieme, perché sono problematiche che non si esauriscono solo nella clinica ma che riguardano la vita di tutta la comunità.