Dopo 25 anni chiude BASE: Firenze perde un altro spazio per l’arte

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Dopo 25 anni di attività, oltre 60 mostre e numerosi artisti nazionali e internazionali chiude BASE, non uno spazio d’arte ma uno spazio per l’arte importante. Un’ulteriore perdita per l’arte e la cultura a Firenze in favore di logiche ormai fin troppo note e diffuse in città.

In 25 anni, Base, la galleria situata in Via San Niccolò 18, che ha ospitato oltre sessanta mostre di importanti artisti nazionali e internazionali, si è affermata come un punto di riferimento per l’arte contemporanea. Tra i nomi di rilievo che hanno esposto le loro opere figurano Sol LeWitt, uno dei principali esponenti dell’arte concettuale, Antonio Muntadas, noto per il suo lavoro sui media e la comunicazione, Robert Barry, artista minimalista, Gino De Dominicis, rappresentante di spicco dell’arte italiana del Novecento, e figure contemporanee come Liam Gillick e Olaf Nicolai.

Tuttavia, nonostante l’importante contributo dato alla scena artistica locale e internazionale, la realtà non profit è ora costretta a lasciare la sua sede storica. Lorenzo Bruni, che dal 2001 coordina le attività di Base ha spiegato ai giornalisti di Artribune che: “Ci sfrattano perché il proprietario vuole probabilmente vendere. Ormai le grandi griffe si stanno affacciando anche Oltrarno. Il problema però non è di certo il singolo poprietario di un immobile che naturalmente fa quel che vuole con casa sua, il problema è che percepiamo un disinteresse e una disattenzione sul contemporaneo diffusa”.

Una perdita importante per la città perché con Base non chiude solo una semplice galleria d’arte. Base infatti, come spiegano gli artisti stessi del collettivo, nasce per creare uno spazio di relazione sul possibile ruolo dell’arte, senza gerarchie di ruoli e mediazione, e soprattutto ha preso forma, nel tempo, per mezzo di tutti gli artisti che hanno scelto di realizzare una mostra in dialogo con gli artisti del collettivo. Base però non è solo un luogo, ma una metodologia di lavoro e infatti da sempre le mostre a Base sono state solo una parte della strategia del collettivo che puntava a indagare approcci alternativi e inclusivi come la serie di incontri dal titolo Basetalks con i non profit nati in varie parti d’Italia, ma anche con eventi multidisciplinari legati alla musica, al teatro e all’architettura, o quelli rivolti alle giovani generazioni di artisti dal titolo BaseOpen, fino a dialogare con altre sedi come è successo con la mostra alla Maniera d’oggi del 2011, svoltasi in vari spazi storici fiorentini o con il progetto al museo Maxxi di Roma del 2015. È inoltre importante ricordare che Base, in questi venticinque anni, è stato un organismo che si è evoluto proprio per rispondere in maniera diretta al mondo circostante che stava cambiando in modo radicale: quando è stato aperto Base nel 1998 c’era la globalizzazione e per questo non si doveva più optare per una internazionalizzazione forzata come era accaduto con i non profit negli anni ’70 e per questo ci si è potuti concentrare sul processo dell’opera e non solo alla sua manifestazione.

One Day Exhibition – Giovedì 26 settembre 2024 / ore 12:00 – 22:00

In risposta alla chiusura forzata, Base / Progetti per l’arte presenta giovedì 26 settembre 2024, dalle ore 12:00 alle ore 22:00, il progetto dal titolo One Day Exhibition con cui verrà salutato lo spazio di Via San Niccolò 18/r che ha ospitato per 25 anni le attività dello spazio non profit di Firenze. L’evento vuole rispondere in maniera propositiva alla chiusura forzata dello spazio espositivo e realizzare, come reazione, un luogo di confronto aperto e democratico sullo stato dell’arte a Firenze e non soltanto. Il progetto non ha, infatti, l’intento di proporsi come una mostra collettiva in senso classico, piuttosto come un evento corale a cui tutti sono invitati a partecipare con la loro presenza. One Day Exhibition punta ad attivare e a condividere riflessioni sul ruolo dell’arte al tempo della globalizzazione e sul concetto di indipendenza rispetto all’attuale democratizzazione delle informazioni: il risultato di tali discussioni sarà poi raccolto e pubblicato in un giornale edito per l’occasione.

L’appuntamento di giovedì 26 settembre consiste in un evento, della durata di solo un giorno, caratterizzato da una serie di interventi che scaturiranno proprio dalla particolare occasione di dover obbligatoriamente lasciare lo spazio di Via San Niccolò 18 rosso e saranno pensati dagli artisti che attualmente fanno parte del collettivo di Base, ovvero: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi, con il coordinamento del curatore e critico Lorenzo Bruni.

Gli interventi andranno da una presenza sensibile e lieve che dialoga con l’ampiezza dell’architettura ad un opera/dittico che riflette sui confini tra l’astrazione e la figurazione, da un’installazione audio con le risate prese dai film di Pier Paolo Pasolini ad una video la cui narrazione ruota attorno al tema delle minoranze, da un’azione che mette in dialogo l’interno con l’esterno dello spazio ad un intervento sulla facciata del palazzo, fino al rendere accessibile il magazzino tramite una nuova presenza o lavorare su una visione inedita del contesto per mezzo di un’opera concettuale che utilizza la parola scritta.

Una mostra di un giorno del collettivo di Base a Base. La scelta di concludere la relazione di Base con lo spazio fisico di Via San Niccolò 18 rosso con un evento in cui sono protagonisti gli stessi artisti del collettivo è necessaria per prendere una posizione non rinunciataria nei confronti di questa situazione di cambiamento. L’evento proposto costringe per la prima volta gli artisti del collettivo a praticare lo spazio di Base per mezzo della presenza delle loro opere, a differenza degli ultimi venticinque anni in cui hanno sempre optato di manifestarsi tramite il lavoro degli artisti invitati e arrivando a produrre più di 100 importanti progetti, tra i più interessanti sulla scena internazionale, anticipando spesso temi e soluzioni presenti successivamente nelle rassegne internazionali.

Pensando al ruolo che ha svolto lo spazio di Via San Niccolò c’è da aggiungere che: lo spazio è nato per accogliere il pubblico e gli operatori dell’arte che arrivavano da altri luoghi, come quelli presenti in città e che lì trovavano un momento di scambio diretto sempre volto al dialogo tra generazioni differenti. Tale approccio è stato possibile perché, come riporta lo statuto iniziale del collettivo: Base si propone come uno spazio aperto alla conoscenza degli aspetti più significativi dell’arte di oggi, italiana e internazionale, in una dialettica di segni e linguaggi che concorre a tenere aperto un confronto di idee sulla contemporaneità. Un necessario luogo di scambio di esperienze e di informazione che fanno parte di un patrimonio comune al quale tutti possono attingere.

Inoltre, è interessante mettere in evidenza come gli artisti invitati a pensare ad un progetto di mostra per Base hanno sempre lavorato in modo site specific rispetto al contenitore architettonico, ma anche in relazione al concetto di non profit, ponendosi così in maniera autonoma al sistema dell’arte. Per questa ragione le oltre 100 mostre realizzate: hanno sempre portato a rivelare degli aspetti inediti dello spazio fisico per rendere gli spettatori più consapevoli degli strumenti di percezione e di interpretazione del mondo che avevano a disposizione. Questo ci ricorda che l’idea di Base non è mai coincisa soltanto con il contenitore fisico, bensì con le possibilità di un dibattito democratico volto al cambiamento del sistema vigente e permesso di volta in volta dai progetti proposti.