CAN I PAINT FLORENCE? Intervista a Exit/Enter sull’arte urbana fiorentina.
Firenze capitale del Rinascimento: ormai questa è la frase con cui la nostra città è conosciuta nel mondo. Ma in questa sfera di cristallo si muovono ombre notturne, voci e disegni che ridanno vita a muri e vicoli dimenticati: si rompe con il passato e si scopre una Firenze alternativa, viva e dinamica, che lascia il segno negli angolini più nascosti della città. La street art c’è anche qui, e va alla grande. Abbiamo incontrato uno degli street artist al momento più conosciuti, che ha bombardato Firenze con i suoi “omini” legati a palloncini volanti, a volte provocatori a volte alla ricerca di una via di fuga… ma da cosa? Ne parliamo con Exit/Enter in questa intervista.
Iniziamo da una domanda classica: quando hai iniziato a disegnare sui muri? E come è nata l’idea degli “omini”?
Questo “omino” è sempre stato una figura che ha fatto parte dei miei disegni su carta. Negli ultimi mesi del 2013, in seguito a un momento di riflessione e dubbi sulla mia vita, mi sono ritrovato a interagire maggiormente con questo personaggio che si muoveva e parlava nei miei sketch book, finché una notte ne ho liberato uno in strada.
Hai preso spunto da qualche street artist in particolare?
Ci sono molti artisti che mi hanno colpito, Blu è il primo in assoluto che ho incontrato: vidi le sue animazioni sui muri su internet e me ne innamorai. Poi Banksy, che descrive in maniera eccezionale i comportamenti umani contemporanei e che con la sua satira e forza nell’immagine obbliga a riflettere. Per quanto riguarda la voglia di agire, vivendo a Firenze ho visto in giro i primi lavori dei Guerrilla Spam. Penso che siano stati loro a mostrarmi la possibilità di interagire con la strada. Ma ce ne sono molti altri, anche nuovi, che seguo e che sono per me fonte di ispirazione. Ultimamente sto studiando molto Keith Haring e devo dire che sta influenzando parecchio il mio lavoro, sia dal punto di vista ideologico che stilistico.
Sei in contatto con altri street artist fiorentini?
Sì, ci conosciamo, e con la maggior parte di loro spesso lavoriamo insieme. Da quando ho iniziato a dipingere in strada sono sempre in coppia con il mio amico e collega James Boy, spesso abbiamo viaggiato insieme e ci siamo affiancati nell’ideare disegni e progetti. In molte occasioni abbiamo lavorato con altri artisti fiorentini, che ormai conosciamo da tempo. Condividendo le stesse idee, abbiamo creato una sorta di gruppo non ufficiale dal nome “Renaissance is Over”. Per me è molto importante la collaborazione e il confronto con altri artisti e con James Boy abbiamo ideato un vero e proprio progetto.
Che tipo di progetto?
L’invito è rivolto a chi dipinge in strada: offriamo alloggio e guida in giro per gli spot più interessanti della città, chiedendo in cambio la stessa cosa. Abbiamo già avuto due ospiti della scena reggiana, ovvero Pupo Bibbito e Lo Sbieco, che a loro volta ci hanno guidato per Reggio Emilia e Parma. Per noi questi “scambi culturali” sono stati molto interessanti, poiché danno l’opportunità di vedere altri modi di lavorare, creare amicizie e contatti con altre realtà, senza contare il fatto di viaggiare con gli artisti locali. Personalmente mi piacerebbe collaborare con persone che dipingono direttamente in strada, ma anche chi attacca poster o usa stencil è il benvenuto.
Cosa ne pensi del contrasto tra street art e arte tradizionale? Credi che riuscire a coniugare le due in una città come Firenze che vive del suo passato artistico sia possibile?
In realtà penso che non ci sia contrasto, sempre di arte e di espressione si parla: cambiano i luoghi, il pubblico e il contatto che si può avere con l’opera. Quando vai in una galleria sei tu che decidi di andare ad osservare opere d’arte, sei in qualche modo preparato a ciò che incontrerai. In strada, invece, quei piccoli tocchi creativi ti balzano davanti agli occhi quando meno te lo aspetti, è un contatto diretto tra le persone che improvvisamente diventano pubblico. La coniugazione tra arte di strada e le gallerie è già avvenuta da un po’ di tempo, basta pensare che alla Biennale di Venezia di quest’anno c’era un intero padiglione dedicato all’urban art e sempre più gallerie trattano questo tema. La vera domanda è: come farlo capire anche alle istituzioni che si interessano di arte a Firenze? Io sto cercando da tempo di stimolare l’interesse del pubblico verso questo tipo di espressione, comunicando in maniera non troppo invasiva e cercando una buona integrazione con il volto urbanistico della città. Spero si inizi a comprendere che l’arte è cosa viva e in continuo mutamento. L’arte urbana può portare aria nuova nelle antiche e bellissime strade di questa città, qualcosa in più da vedere e offrire al cittadino o al turista, già estasiato dalle bellezze del passato e poi incuriosito dagli artisti del presente. Ma questo messaggio non sembra arrivare alle istituzioni, che periodicamente si occupano di cancellare in maniera sbrigativa anche i disegni più validi… per non parlare dell’invasione di cartelloni pubblicitari nelle strade.
Parlando di arte urbana spesso si allude ai pezzi, ma che ne pensi delle tag?
Quello delle tag è un fenomeno sociale interessante e i disegni e l’arte urbana in generale derivano da questa forma di espressione. Personalmente credo che ci siano dei luoghi che senza firme sarebbero troppo asettici (ad esempio periferie cementate, stazioni e sottopassi) e altri luoghi in cui invece le tag non hanno molto senso (come palazzi storici e monumenti). Il writing vero è vandalico, non ha una funzione precisa: non vuole fare successo, non vuole comunicare con il pubblico, è per lo più un messaggio di ribellione, l’espressione del disagio che la società moderna ha creato, un affermare il proprio nome, uno studio di calligrafie e colori che solo chi fa parte di quella cultura underground può capire. Pensa che in questi ultimi anni i writer inizialmente vandalici sono arrivati a creare pezzi cosi belli da essere accettati dalle istituzioni, e spesso stanno prendendo una funzione decorativa.
Hai un “omino” preferito?
Le mie preferenze vanno a seconda del periodo. Ora sono fissato con un indiano con una chiave.
Dove vorresti portare i tuoi omini? Italia, Europa, Mondo…
Ci sono molte città in cui vorrei dipingere, le più impegnative e sognate sono diverse capitali europee, che spero di visitare presto: Parigi, Berlino, Madrid, Londra…
Tornando a Firenze, che dire… speriamo che eventi come Can I Paint It? dello scorso ottobre diventino quantomeno più frequenti: per strade con più disegni e meno cartelloni pubblicitari.
Roberta Poggi
>>>> English version
Although Florence is “capital of the Renaissance”, the street art is very alive, too. We have met Exit/Enter, one of the most famous street artists of the moment.
Where did the idea of the flying “little-man” spring from?
This “little-man” has always been a must in my drawings on paper. At the end of 2013, after a moment of reflection, I’ve started working on it until one night I’ve transposed one of them on a wall.
Did you take inspiration from a street artist in particular?
Blu is the first I’ve met: I saw his animations on walls on the Internet and I felt in love with them. Then Banksy, he describes perfectly the behaviours of contemporary humankind and with his satire and visual strength he forces people to reflect. I’ve also appreciated the first works of Guerrilla Spam which showed me the possibility to interact with the street. Recently I’ve been studying Keith Haring, who is influencing my work deeply.
Are you in touch with other Florentine street artists?
Yes, we know each other and we often work together. Since I’ve started painting in the street, I’ve always been in couple with my friend James Boy. We have worked with other Florentine artists and we have also funded a sort of unofficial group named “Renaissance is Over” and created a project together.
What kind of project?
We want to invite street artists to come here: we offer them an accommodation and a tour in the most interesting spots of the city, asking for the same treatment in return. These “cultural exchanges” are very interesting for us because we can see different ways of working and create new contacts.
What do you think about the contrast between street art and traditional art? Do you think it’s possible to join these two artistic expressions in a city like Florence which is very attached to its past?
I think there is not a real contrast, they are just two different artistic expressions. When you go to a gallery you decide to watch specific works of art. In the street, differently, those little creative pieces jump out in front of your eyes: people become public unexpectedly. A connection between street art and galleries has already been reached; let’s think about the Venice Art Biennale where an entire pavilion has been dedicated to urban art. I hope the institutions will understand that urban art is alive and that it can really bring new fresh air in the ancient and beautiful streets of this city.
When we talk about urban art we hint to “pieces”, but what do you think about tags?
Tags are a very interesting social phenomenon, urban art derives from them. Personally, I think that some places without any signature would be very aseptic (e.g. suburbs, stations or underpasses), and that in some other places tags have no purpose (as for the historical buildings and monuments). The true writing is vandalistic: it’s mainly a message of rebellion.
Where would you like to take you “little-men”? Italy, Europe, world…
I’d like to work in Paris, Berlin, Madrid, London… As long as Florence is concerned, I hope that events like “Can I paint it?” (last October) will become more frequent so that streets can be full of drawings rather than of ads.