Fino al 7 Ottobre 2018 Firenze celebra Fritz Koenig, uno fra i più importanti scultori del ventesimo secolo. Una grande mostra monografica, la prima dopo la sua morte, espone sculture e disegni tra il Giardino di Boboli e le sale delle Gallerie degli Uffizi. Il bronzo, la pietra, il corten.
Forme lisce e al tempo stesso ruvide. Apparentemente instabili ma in realtà padrone di uno studiato disequilibrio. Materiali e idee in movimento.
Koenig è senza dubbio il più importante scultore tedesco della seconda metà del XX secolo. Già tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta a lui si sono interessati grandi nomi dell’arte come la grande Peggy Guggenheim, il MoMA di New York e il Minnesota Museum of Art. Tra le sue più famose opere figura la Sfera Cariatide, posta nella piazza del World Trade Center, nota a tutti oltre che per la sua straordinaria bellezza anche per essere miracolosamente sopravvissuta al crollo delle Torri Gemelle nell’attentato dell’11 settembre 2001.
Per la prima volta vengono presentate tutte le fasi creative di Koenig, inclusa quella più che singolare in cui l’artista si ritirò completamente dal business dell’arte con un atto decisamente sovversivo.
La sintesi tra i primi lavori e quelli più maturi dimostra la sua forza innovativa e il suo forte carattere. Possiamo definire questo artista come un pregiato pezzo unico. Un originale ed irripetibile spirito nel panorama artistico in cui orbitava.
Un’opera poetica, molto vicina all’arte italiana e all’antichità, di cui i temi principali sono la solitudine, l’estasi della coppia, il cavallo, i movimenti delle masse e l’Olocausto. Agli Uffizi troverete disegni, sculture di piccolo e medio formato oltre che i modelli per i monumenti dedicati agli stermini di Mauthausen, mentre le sculture monumentali in bronzo godono della scenografia unica del Giardino di Boboli.
Potete visitare la mostra nei giorni e negli orari di apertura del Giardino di Boboli e delle Gallerie degli Uffizi, il prezzo del biglietto dei due poli museali comprende anche la retrospettiva su Koenig.
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Federica Gerini