Artista dei “Kaos Armonici”, ha fatto della semplicità del tratto e dei colori vibranti la sua firma. Il suo stile è unico e inconfondibile. Chiunque abbia visto almeno una volta le sue opere non avrà dubbi a riconoscerle e ad affermare con certezza: “Guarda, quello è Skim!”.
Francesco Forconi, nato a Firenze e cresciuto a Scandicci, ha sempre avuto la passione per l’arte. Fin da piccolo disegnava barchette che firmava e regalava ai vicini di ombrellone, come lui stesso ricorda. Poi il passaggio alle bombolette spray e alla pittura sui muri, la passione per i fumetti e i cartoni animati, da Disney, a Jacovitti ai personaggi di Andrea Pazienza. Man mano lo stile di Skim andava formandosi e prendeva corpo la sua arte, un mix tra caos e armonia, al motto di “In Color We Trust!”.
Così sono arrivati i primi lavori, le mostre, le commissioni pubbliche e gli interventi in giro per il mondo fino al 5PTZ di New York! Allo stesso tempo, Skim non ha mai rinunciato a una parte del lavoro per lui fondamentale che è quella sociale: dall’educazione dei bambini attraverso la bomboletta, ai corsi con la Comunità Valdese, alla collaborazione con varie associazioni come l’Associazione C.U.I.-I Ragazzi del Sole, VOA VOA Onlus, Made in Sipario, Fondazione Tommasino Bacciotti, Ciaf Castelfiorentino, Fondazione il Cuore si scioglie, il Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena e l’Ospedale Pediatrico Meyer, nella cui tea room ha realizzato un graffito interamente con bombolette atossiche e a cui donerà nei prossimi mesi il suo “Pianoforte skimmato” di Palazzo Medici Riccardi.
Poi, l’anno scorso, la consacrazione sulla scena artistica fiorentina e nazionale con la mostra “Genesi – L’armonia del Kaos” alla Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi, che ha registrato la bellezza di oltre 47.600 presenze, curata da Simone Teschioni Gallo, cui è seguito un docufilm per raccontarne il dietro le quinte, realizzato con l’Associazione culturale Almatlante, con lo stesso Skim nei panni di regista.
Siamo andati a trovare Skim nel suo studio di Scandicci per fare due chiacchiere tra i mille colori dei suoi lavori che riempiono lo spazio, in un kaos che più armonico non si può!
Ciao Skim! Ti va di raccontarci un po’ qual è stata la tua formazione e come sei arrivato a fare l’artista?
Ho iniziato con i graffiti all’età di 13 anni, poi ho studiato all’Istituto d’Arte di Porta Romana dove mi sono diplomato in grafica pubblicitaria e poi ho studiato alla Scuola Internazionale di Comix, diplomandomi in cartoni animati. Poi, come tutti, ho cominciato con la gavetta, ho iniziato a dipingere nelle scuole e negli ospedali e poi ho iniziato a collaborare con associazioni che si occupano di ragazzi con disabilità. Nel 2013 ho realizzato dei graffiti a New York e ho iniziato con varie mostre in Italia e poi all’estero; così è iniziata anche la collaborazione con la Galleria d’arte La Fonderia e Niccolò Mannini e con il mio attuale curatore, Simone Teschioni Gallo per il progetto “Neo Skēnḕ” al Teatro di Rifredi. Il progetto era nato a ottobre 2021 quando le nuove restrizioni imposte dal Covid e dai DPCM hanno costretto tutti i teatri a chiudere nuovamente dopo un timido tentativo di riapertura, e tutto il materiale grafico degli spettacoli non andati in scena sarebbe andato al macero; a quelle locandine è stata data una seconda vita e, messe nelle mani di cinque artisti, sono state trasformate in opere d’arte. Dopo quel progetto si è consolidato il rapporto con la Galleria d’arte La Fonderia dove si è tenuta la mostra “Eclissi”, e poi con la mostra a Palazzo Medici Riccardi organizzata dall’Associazione Culturale Dedalus Giuliano Ghelli arriviamo a oggi.
Cartoni animati e fumetti hanno influenzato la creazione del tuo stile, soprattutto per la semplicità del tratto e i colori netti, rintracciabili in tutte le tue opere. Quali sono i modelli a cui ti sei ispirato? Tra questi ci sono anche street artists?
Sicuramente Keith Haring e Jean-Michel Basquiat sono stati modelli d’ispirazione, ma potrei citare anche Thierry Noir e Blek le rat, Toxic, Jacovitti e Dubuffet. Ma i miei riferimenti non sono solo nel graffitismo contemporaneo; potrei farti l’esempio di un grande artista come Diego Rivera, fino a Leonardo e Michelangelo: anche loro in fondo hanno dipinto sui muri! E poi i grandi maestri della storia dell’arte per me sono fondamentali e mi fanno emozionare, come nel caso di Pontormo o Pietro da Cortona. Altri modelli sono gli amici con cui ho il piacere a volte di dipingere, come Mr. Wany o Ninjaz, che mi ha insegnato tanto tecnicamente.
Nelle tue opere ricorre il concetto di “skimmare”; ci puoi spiegare cosa significa per te?
“Skimmare” significa prendere un’opera del passato o un oggetto, dipingerli nello stile del kaos armonico senza volgarità o offese all’opera e al suo autore, ma rendendoli ironici e divertenti. È un gioco sull’ironia, con inserti di concetti reali; mi approprio di una certa immagine e la faccio mia, con il mio stile, ma sempre senza stravolgerla e rispettandola.
Linee intricate che formano grovigli di forme e l’armonia del colore generano quelli che chiami “kaos armonici”; puoi spiegarci come nascono le tue opere e come si coniugano questi due elementi?
Tutto nasce in modo molto naturale e istintivo e parte dall’idea di traccia: comincio dal segno e butto giù l’idea di un tema principale disegnandolo; caos di segni che tra di loro non hanno un senso di spazio-tempo e misura precisi, sono solo forme che creano il caos, ma con un richiamo a un tema principale. La geometria che ne risulta esce fuori in modo naturale; il colore invece è applicato con la ricerca del peso visivo, con l’uso di colori primari e secondari. In qualche modo c’è un ribaltamento della normale pratica pittorica nel mio modo di procedere: il disegno è l’elemento più spontaneo, mentre la stesura del colore è la parte più studiata e ragionata.
Da dove nasce l’idea o il bisogno di unire questi due concetti antitetici di caos e armonia?
Non ti so dare una risposta precisa, credo di aver sempre avuto questa tendenza, come in una costante ricerca di equilibrio che esiste anche quotidianamente nella mia vita; rappresenta in qualche modo il mio modo di essere, il mio approccio giocoso alla vita.
Nelle tue opere ami nascondere dettagli o messaggi; c’è quindi la volontà di comunicare con lo spettatore, di creare un dialogo?
Nelle mie opere sono spesso rappresentate tematiche importanti e attuali, nascoste per evitare di renderle troppo esplicite, ma a ben guardare i riferimenti sono chiari. Viviamo in un’epoca e in una società in cui la permanenza media davanti a un’opera è di pochissimi secondi; ecco, quello che mi piace fare è attirare lo spettatore e coinvolgerlo nell’opera, fare in modo che scopra via via nuovi dettagli e lasciargli la possibilità di una libera interpretazione.
C’è qualche forma o colore specifico a cui sei legato?
Be’ sì, più di una in realtà e sono poi gli elementi ricorrenti nei miei lavori: come forme amo molto la lettera, la luna, la corona di Basquiat, la stella, la matita, il pennello, i pesci e i gabbiani; come colori mi piacciono moltissimo il blu e il viola, con il loro richiamo alla notte, anche se richiedono tantissima ricerca per stare bene insieme.
Graffiti o tela?
Domanda difficilissima! Non ti so dare una risposta precisa perché i graffiti mi hanno fatto nascere, crescere e conoscere, mentre la tela mi ha permesso di ampliare il mio orizzonte di lavoro e attualmente è il mezzo che uso. Direi che fanno entrambi parte del mio percorso e del mio linguaggio.
Non solo pittura, anche la scultura è un mezzo espressivo che usi in una sorta di ready-made ultra-contemporaneo. Come nascono le tue sculture e come cambia, se cambia, il tuo stile comunicativo?
Io non sono uno scultore, ci tengo a dirlo. C’è l’idea di fare sculture sì, ma mi vedo più come un interprete dell’oggettistica, anche se un domani… Chi lo sa! Le opere tridimensionali che realizzo attualmente sono come dei concetti interpretativi degli oggetti, in cui inserisco il mio stile e il colore per dare loro un’identità precisa.
La mostra “Genesi – L’armonia del Kaos” che si è svolta l’anno scorso alla Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi ha avuto un grandissimo successo, registrando oltre 47.600 ingressi, ed è stata seguita da un docufilm che ne racconta il dietro le quinte; ora hai qualche nuovo progetto in cantiere?
Ho da poco realizzato un murale alla scuola superiore A.M. Enriques Agnoletti a Sesto Fiorentino che parla della storia di questa grande donna e partigiana italiana, Anna Maria Enriques Agnoletti, e poi un graffito al Viper Theatre, all’ingresso riservato ai musicisti, che proprio per questo rappresenterà l’ingresso della musica dentro al teatro. E poi chissà… vedremo dove ci porterà l’armonia del Kaos!
Foto di Valentina Lambruschi