Mangiare da soli fuori casa, tra la gente, è tra i piaceri onanistici meno sperimentati e forse tra i più ambivalenti. Immediatamente si delinea nel nostro immaginario una sensazione di malinconia, forse proprio di tristezza, all’idea di sedersi ed esporsi nella propria solitudine.
Eppure, chi lo fa d’abitudine, racconta di un sottile godimento nel sedersi in solitaria, magari davanti ad una grande vetrata, oppure sullo sgabello di un ampio bancone, ed osservare.
Ascoltare il ritmo degli altri, osservare i loro rituali, la loro gestualità. Scegliere la compagnia di un giornale, lasciare il cellulare in tasca e ricordare che ci si può fermare un attimo, rallentare. È giunto il momento di sdoganare questo atto di intimità e celebrare il mangiare da soli come un gesto d’amore. A Firenze mi sono seduta più volte in solitaria, scegliendo con cura la posizione. Ora per necessità, ora per concedermi piccole scoperte, ma sempre più spesso, per puro voyerismo urbano.
Qui di seguito la selezione delle cinque esperienze più particolari:
CIBLEO
Vecchie porte creano boiserie artigianali a decoro delle pareti, un maestoso bancone di legno che si curva per incorniciare la cucina: avete appena messo piede in un izakaya giapponese, proprio nel cuore di Sant Ambrogio. Kaori vi accoglierà e vi riserverà un posto lungo il bancone: senza dubbio la migliore delle prospettive da cui osservare lo chef Ryo che si destreggia tra i fornelli a vista! D’ora in avanti sarete
ipnotizzati dal movimento delle mille pentole, dai fuochi, dalle diverse cotture e dai curiosi barattoli di verdure marinate o fermentate. Vi risveglierete verso la fine, con il sakè.
Il menù degustazione, con forti richiami alla cucina kaiseki, è studiato per intrecciare sapientemente sapori altrimenti molto distanti, tante piccole portate che spaziano dalle tradizioni del Giappone a quelle della Cina, strizzando sempre l’occhio al territorio toscano. Verdure in brodo Dashi, ricciola alla griglia servita con funghi shiitake (indimenticabili!), per poi concludere con la Bavarese caramello e soia. Imperdibili, tra le proposte di Ryo fuori menù il lampredotto alla giapponese e il Baozi con maiale brado e ikkeciappe.
L’atmosfera del Cibleo conserva ancora il calore di quei posti in cui nascono i racconti.
GUSTO DI XINGE
Mattone caldo e Blu china sono i colori che vi avvolgeranno appena entrati nel regno di Xin Ge, qui avrete tutto il tempo di innamorarvi della sua figura elegante, discreta ma estremamente accogliente. L’ardita cura dei dettagli cromatici rilassa subito la vista, mentre il design ambizioso, allo stesso tempo minimalista ed eccentrico, si distacca nettamente da come siamo abituati ad immaginare i ristoranti orientali, del cui ricordo resta solo l’indistinguibile insegna a neon sulla vetrata.
Anche qui il bancone è ampio e permette di restare in avida contemplazione delle rapide mani che narrano storie di cucine lontane, creando un ponte tra Oriente ed Occidente. Regalatevi un mazzo di fiori: “Dream of Red Chambers”, filanti polpette fritte di scampi e mozzarella,
a forma di litchi, servite in un’elegante composizione. Imperdibili i soffici e croccanti Sheng Jian Bao: seguite il rituale con cui si consumano (lo trovate spiegato nel menù). Arriviamo dunque ai Dim Sum, il cui significato è toccare il cuore: è proprio quello che farà “Emotion”, con pianta di Taro ripiena di purea di Edamame.
Se ne avete voglia, Xin Ge si prenderà di sicuro il tempo per raccontarvi la sua storia, potreste così scoprire che dietro il suo progetto si nasconde una potente storia d’amore.
LA FORNERIA
Oltrarno, via de’ Bardi. Fermatevi all’ingresso e osservate un attimo la maestria e la rapidità con cui Antonio Avino e Gennaro Ruggiero si muovono tra i forni, ti guardano ti sorridono e ti accompagnano nella splendida saletta. Al muro giocosi quadri di paesaggi espressionisti ma li noterete solo dopo aver perso il fiato per qualche secondo di fronte alla vetrata. Potete respirare, ora sedetevi all’ultimo tavolo, sulla destra. Vi sentite già meglio vero? Se posso dirlo, è anche merito della scelta musicale! Qui trovate uno degli angoli più colorati che si presta perfettamente ad un momento di romanticismo in solitaria. Vi invito a fare due chiacchiere con i camerieri (fatevi inviare
la playlist!). Tra le altre, provate la pizza al padellino (consiglio? Con Bellota iberico) e la loro versione di pizza Marinara. State godendo?
CUCULIA
C’è un piano speciale per voi viandanti solitari: un rituale perchè siate coccolati lasciati in rilassata solitudine o scaldati con tutte le chiacchiere di cui avete voglia. Cercate subito Roberta e scegliete con lei il vostro tavolo. Preferite la vetrina se vi incuriosisce il via vai di via dei Serragli, oppure la postazione accanto alla folta libreria. Qui troverete luci morbide ed un menù degustazione per quando non avete assolutamente voglia di scegliere e volete solo chiudere gli occhi. Lasciatevi condurre nel viaggio di arditi abbinamenti di sapori e consistenze, che Oliver Betancourt, lo chef, ha selezionato per voi (il menù cambia di frequente e resta attento alla stagionalità e all’origine dei suoi prodotti). Originario di Caracas, Oliver svela nel menù alcuni dei preziosi segreti della sua cucina, frutto di una lunga esperienza raccolta in terra natia e poi “sporcata” tra prestigiose cucine di Parigi, della Corsica e di Madrid. Un consiglio: chiedete il Roll di avocado con polpo marinato al ceviche e non dimenticate le Piramidi di sedano rapa ripiene di zucca, porri e crema di nocciole. Prima di andare via, chiedete a Roberta di provare la sua Kombucha e di farvi raccontare la loro esperienza nella sperimentazione di varie fermentazioni, sono dei maghi. L’esperienza culinaria da CUCULIA diventa così una scoperta continua di sapori, storie e tradizioni culinarie.
TODO MODO
Uno di quei posti rari in cui non vi sentirete giudicati se vi trovaste seduti con una forchetta in una mano e un libro nell’altra. La prima sala se siete aperti a “little talks” con lettori ancora sconosciuti, l’ultima sala se avete voglia di passare inosservati. Il menù sulla lavagna cambia tutti i giorni ed è il risultato di un’accurata ricerca di prodotti locali, provenienti da mercati e botteghe (solo filiera
corta). Pane di Sforno, salumi del Chiappi e il te, beh il te della Via del Te.
Vi assicuro che Testaroli (sono quelli di Via dei Fossi!) e Panigacci non mancheranno mai, a ben vedere. Per i golosi, provate le torte di Anna, in particolare la fondente con fiocchi di sale di Maldon. Impossibile che vi sentiate soli nel delicato brusio che caratterizza Todo Modo; potreste invece scoprire anime affini, se non sedute al tavolo a fianco, sicuramente tra gli scaffali!