Pisa incontra il gigante dei murales: Kobra, artista brasiliano noto in tutto il mondo, reso celebre in Toscana dal David di Michelangelo multicolor dipinto in cima alle cave di marmo a Carrara, firma uno dei murales più estesi in Italia.
La maestosa opera lascia il segno e arricchisce il museo a cielo aperto inaugurato nel 1989 da Keith Haring nella Città della Torre. Si tratta del primo e del più imponente intervento di arte urbana destinato a ridisegnare il volto di Pisa nell’ambito del Festival della Strada, manifestazione artistica a cura di Gian Guido Grassi con l’associazione Start Attitude, promossa da Fondazione Pisa e ospitata a Palazzo Blu, con il contributo del Comune di Pisa e del Consiglio della Regione Toscana, in corso fino al 7 gennaio 2024.
Il festival si pone come catalizzatore dell’arte urbana, attraverso la realizzazione di un percorso museale a cielo aperto che, ricollegandosi al già noto “Tuttomondo” di Harring – realizzato nel 1989 – raggiunge la darsena passando dalle antiche mure della città e il quartiere di Porta a mare, luogo storico di lavoro e rivolta.
Qui troviamo ancora una connessione tra l’operato dell’associazione e il territorio: sono 21 i murales realizzati nel progetto di rivitalizzazione del quartiere, più di mille metri quadrati di dipinti realizzati grazie ad un forte legame con le realtà del territorio: scuole, associazioni e privati. Si raccoglie e si nutre così un legame forte tra Pisa e l’arte urbana, da Keith Harring alle manifestazione dei writers degli anni ‘90 “Panico totale”, restituendo ufficialità ad una forma espressiva troppo spesso bersaglio di definizioni scomode.
Strade nude
L’arte urbana è imperativa, provocatoria, disponibile. Arte nuda, inevitabile, qualcosa da cui è impossibile distogliere lo sguardo. Offre una via di fuga alla compressione di musei e gallerie per mostrarsi, improvvisa e senza veli, ad un pubblico “disinteressato”, diverso dalla folla dei Vernissage dei luoghi convenzionali, un pubblico “qualunque” meno specializzato, molto più ampio.
Forma d’arte che trova origine nei graffiti del Bronx degli anni ‘60, esplode con il sentimento di contestazione nei luoghi meno frequentati delle metropoli americane fino ad occupare, in una corsa inarrestabile, gli spazi delle città di tutto il globo, con segnali e declinazioni sempre diverse, che portano l’arte urbana (Street Art) a rivestire un ruolo fondamentale nel mondo dell’Arte e della comunicazione di massa. Una provocazione continua alle forme e alle definizioni del figurativo moderno, che termina sempre con il rinnovamento del ruolo sociale dell’artista: un messaggero, esecutore materiale, molto spesso lontano dal tecnicismo accademico.
Sulla definizione del fenomeno è aperto un incessante dibattito sui confini, sul gradimento e sul posizionamento di questa moderna forma espressiva, comprensibile diffidenza per le novità. La capacità di far cambiare aspetto alle cose, renderci più sensibili, farci riflettere sui grandi temi della contemporaneità è la mission di artisti come Eduardo Kobra (Sao Paolo – 1975) artista dei record, che dopo aver realizzato il David nella città del marmo, a Carrara nel 2017, torna con una delle sue gigantesche opere ad invadere gli spazi urbani all’interno del più grande progetto del “Festival della strada” nella Città della torre.
Articolo a cura di Jacopo Bertocchi