‘Madonna del Panino’, Ex Voto replica al decoro cittadino di via de’Neri

Almeno il panino non ce lo toccate ehhh
Lo street artist Ex Voto Fecit replica con la sua ‘Madonna del Panino’ alle questioni sul decoro cittadino di via de’Neri.

 
Impegno politico, satira e contestazione sempre cucite su misura alle singole realtà cittadine. Questi sono gli ingredienti che fanno parte dell’agire artistico di Ex Voto Fecit.  
Abituati a vederlo sui muri romani, i suoi interventi non passano assolutamente mai inosservati innescando talvolta reazioni che si avvicinano alla censura. Le sue opere, realizzate con grafica digitale su poster di diverso formato ed affisse poi in strada con la tecnica del paste up, si fanno sempre portatrici di una riflessione ulteriore che va a di là della mera immagine come nelle celebri opere ‘Smoking Mundi’ strappato poche ore dopo l’affissione e poi restaurato, ‘Divina Madre della Resistenza – Nutrimi della tua essenza’, ‘Santa Madonna della Molletta – Salvaci dalla puzza de sta’ monnezza maledetta ’ e tante altre.

Ieri mattina tutta Firenze si è svegliata con una Madonna in più.

“La Madonna del Granduca” di Raffaello Sanzio è diventata sotto le mani dell’artista romano “La Madonna del panino” spuntata sui muri di via de’ Neri e subito super fotografata.
Sotto l’ironica scritta
“Santa Madonna del Panino, ti prego fai che si possa mangiare in pace su ogni gradino”.  



Immaginiamo che il messaggio sottinteso sia riferito al fatto che la strada è stata al centro di polemiche da parte dei residenti e commercianti a causa dell’affollamento nelle ore dei pasti…

Dove è nata l’idea di dedicare una tua opera a questa ‘annosa’ questione e perché hai sentito il bisogno di intervenire a Firenze con la tua arte?

“Sì assolutamente. Tempo fa ero a Firenze per una mostra alla libreria L’Ora Blu, “Donne fuori catalogo”, e sentendo di questa storia del divieto da cosa è nata cosa”.

Non ti sembra ironico che la politica locale di città come Roma o Firenze si concentri su tematiche quali fontanelli, affollamento delle vie cittadine, o decoro urbano, quando i problemi da risolvere e le tematiche da trattare dovrebbero essere tutt’altre? Cosa pensi a riguardo? Come si potrebbe invertire e ridefinire l’agenda setting delle tematiche quotidiane? L’arte e soprattutto l’arte urbana che potenziale ha in questo senso?

“Domande su massimi sistemi richiedono risposte adeguate e spaventosamente radicali. Occorrerebbe ripensare le città: il modello in cui viviamo. La Madonna del Panino è la paradossale risposta ad un paradossale rimedio, il divieto, che mostra in sé l’assurdo di una città che si vuole trasformare per necessità turistiche in salottino dove, appunto, le briciole non si lasciano mai cadere in terra. L’arte urbana, potenzialmente, ha la possibilità d’aprir dibattito. Rendere evidenti le nostre storture, sociali intendo, e forse da queste curarci”.

Nelle tue opere ci sono sempre riferimenti alla società e politica attuale attraverso l’utilizzo di una satira fine e delicata, ma allo stesso tempo pungente. Già in una discussione privata avevamo accennato al discorso di come l’arte deve, e non solo può, farsi portatrice di tematiche che vanno oltre l’espressione individualistica ed interiore. Credi quindi che l’arte debba essere inevitabilmente un veicolo per raggiungere un obiettivo più alto?

“Su quest’argomento qualcuno diceva che l’arte “apre le finestre dell’immaginazione” oggi, parafrasandolo, si potrebbe dire – per come la vedo io- che l’arte dovrebbe aprir le porte della consapevolezza. Sua maestà Marina Abramović, proprio recentemente nella vostra città, ha descritto il ruolo dell’artista contemporaneo associandolo allo sciamano, un po’ forte come accostamento, ma direi che rende l’idea di come dovrebbe lavorare l’arte oggi”.

Ora che hai provato l’ebbrezza dell’attacchinaggio fiorentino dove l’angelo del bello è dietro l’angolo… cosa ti ha lasciato questa esperienza e che differenze positive e negative hai riscontrato tra la realtà fiorentina e la realtà romana in cui sei abituato ad intervenire? Cosa invidi a Firenze e con cosa non faresti mai a cambio con Roma?

“Ogni città ha la sua storia e il suo bacino vitale ne risente, sempre. Potrei tessere lodi a Firenze e lanciare maledizioni su Roma, ma perché farlo? L’importante è fare: e a Firenze è stato possibile”.
In contemporanea con il tuo passaggio a Firenze c’è stato anche un nuovo passaggio di un altro artista che parla attraverso l’affissione in strada di poster utilizzando la tecnica del Subvertising pubblicitario, Illustre Feccia, che ha collaborato varie volte anche con Hogre.

Due modalità di intervenire in strada certamente differenti le vostre, con messaggi e finalità diversi, ma l’obiettivo alla base potrebbe essere lo stesso e somigliarsi. Cosa pensi dei suoi interventi? Avete mai avuto il piacere di conoscervi? Se dovessi pensare ad un ipotetico lavoro in collaborazione con lui, cosa potrebbe uscire fuori?

“No, personalmente non li conosco, mentre conosco il loro lavoro. Sì certo l’obiettivo in comune c’è; è l’attacco al luogo comune banalizzante dietro il quale si celano le crepe non-sense in cui sprofonda questa civiltà, e da questo punto di vista la collaborazione già c’è”.

In generale ti muovi in maniera abbastanza solitaria sui muri romani. Una scelta per mantenere l’anonimato o una scelta di vita? Credi nella collaborazione in un ambiente come quello dell’arte urbana?

“Le collaborazioni coesistono nel momento il cui lo scopo, dichiarato, sia comune. Tutto il resto, ricordando Guy Debord, è solo spettacolo”. 
Intervista di Francesca Nieri