Mütter – The Kingdom of forms

Luca Santese - Mütter

Una mostra a Berlino ricostruisce le tappe fondamentali dell’attività artistica di Luca Santese. Tra i fondatori del collettivo CESURA – e prossimo protagonista sulle pagine di FUL #53 – da 15 anni mette radicalmente in discussione lo statuto mimetico dell’immagine fotografica, in un continuo confronto con archetipi e temi della storia dell’arte classica e contemporanea.

Il 9 giugno inaugura la mostra Mütter, una retrospettiva dei primi 15 anni di carriera di Luca Santese, ospitata e curata da JERGON, un art hub situato nel quartiere Kreuzberg, dedicato alla promozione della fotografia sperimentale e centro di ricerca indipendente. Le opere esposte toccano i momenti fondamentali della sua ricerca artistica che, fin dall’inizio, si configura come una interrogazione radicale del rapporto tra immagine fotografica e realtà.

Luca Santese è un artista, fotografo e curatore formatosi presso l’Istituto Statale d’Arte di Monza e l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. In contemporanea agli studi accademici ha lavorato come assistente nel laboratorio di stampa di Alex Majoli e nel 2008 è co-fondatore di CESURA. Nel 2010 è stato selezionato dal premio World Press Photo con il progetto Found Photos in Detroit 2009-2010.

Ricordiamo ai lettori della nostra rivista che sarà ospite su FUL #53 con un progetto di lungo corso insieme al collega di CESURA Marco P. Valli, ma non vogliamo anticiparvi oltre!

In Mütter il percorso prende le mosse dal rifiuto di una fotografia che sia ridotta alla riproduzione meccanica della realtà, anche quando si tratta di fotografia documentale. Questo è ad esempio il punto di partenza del lavoro Found Photos in Detroit, pubblicato nel 2012 assieme ad Arianna Arcara, anch’essa co-fondatrice del collettivo CESURA. Le immagini che compongono il lavoro sono infatti dei documenti d’archivio rinvenuti a Detroit – la città americana più segnata dalla crisi economica del 2008 – che il tempo e gli agenti atmosferici hanno alterato, disvelando nuovi caratteri dei documenti stessi e, solo in apparenza, allontanando dalla realtà i soggetti ritratti. Luca spedì in Italia le foto collezionate e una volta ritornato in studio scansionò con Arcara tutto il materiale, dandogli poi un ordine narrativo.

L’opera del tempo, assieme alla scelta artistica dei due autori, ha permesso l’emergere di nuove verità, altrimenti misteriose, di ogni singolo documento. Found Photos in Detroit, ha ricevuto molti riconoscimenti e si configura come un esperimento di “archeologia dell’immagine documentale”, un’operazione artistica che ha scardinato l’idea di immagine fotografica, dimostrando la possibilità di un uso autenticamente artistico di essa.

Arianna Arcara & Luca Santese - Found Photos in Detroit

Le opere presentate in questa retrospettiva sono tratte, oltre al sopracitato Found Photos in Detroit, dalle serie “Sado”, “Festa” e “Errors”, in un dialogo tra il figurativo e l’astratto, lo storico e l’archetipico, il realista e il visionario. La mostra è curata da Nicola Patruno – Founder e art director di JERGON – del quale riportiamo un estratto dal suo testo critico per Mütter.

<<Questo lavoro, partendo da una realtà prettamente documentale, mette in luce la necessità di emancipare la rappresentazione fotografica dalla mimesi, unica condizione di accesso della fotografia al dominio dell’arte. Questa condizione, inoltre, conferisce alle opere la potenza necessaria per permettere allo spettatore di interrogare la propria visione ordinaria del mondo. Le opere di Santese ci svelano l’inganno dell’immagine artistica, ma anche la sua assoluta necessità. 

La mostra di Santese a JERGON è scandita dalle fasi ben riconoscibili del suo percorso di ricerca. Come in un tempo ciclico, ma mai uguale a sé stesso, l’artista si muove rivolgendosi verso soggetti diversi, ma costantemente creando immagini che ne mettano in discussione l’apparire ordinario. Nel lavoro “Sado” è l’ordinarietà del corpo umano ad essere interrogata. Mostrato in situazione limite, raggiunte attraverso il dolore fisico e la costrizione, il corpo mostra quei contorni che nel quotidiano devono essere necessariamente repressi.

Il ciclo di “Festa” costituisce un punto di mediazione tra interiorità ed esteriorità, uno specchio, un prisma, tra soggetto e oggetto, tra tempo e storia, tra anima e mondo. La presenza, in questa serie, di archetipi diventa sempre più esplicita e sospinge lo spettatore ad avviarsi verso quel “Regno delle Madri” che dà il titolo all’intera mostra. È il mondo delle “forme”, di tutte le forme possibili, un mondo iperuranico, troppo luminoso per accedervi senza mediazione, senza protezione, senza una guida. Sono le forme onnipotenti, da cui ogni cosa del mondo scaturisce, dove neppure un Dio può condurre, come insegna il Faust di Goethe.

Ad esse non si può dunque passare senza errare. Il ciclo “Errors” è costituito da una serie di opere prodotte a partire dallo studio di un errore nella fase digitale di produzione dell’immagine. La rielaborazione artistica dell’errore fotografico ha una tradizione centennale e costituisce un fiume carsico della ricerca fotografica almeno a partire da Lázló Moholy-Nagy e Man Ray. La declinazione che dà Santese dell’errore di matrice digitale forgia delle forme nuove e ne valorizza la fertilità a partire da soggetti determinati, sia umani che non umani, sia paesaggi che opere d’arte plastica. Come nell’evoluzione biologica, errore di “copiatura” e selezione sono alla base del cambiamento e dello sviluppo, dando vita a nuove “forme”: in biologia nascono nuove forme di vita e nuove specie, nell’arte di Santese nuove forme creatrici, nuovi archetipi, nuovi miti.

Ogni passaggio di fase è dunque una evoluzione, un movimento che richiede l’elaborazione di un nuovo linguaggio, rivoltandosi contro le forme espressive cristallizzate e divenute sterili. Solo così ci si può immergere, con Faust, nel regno delle Madri: le forme precedenti implodono, generando un nuovo kaos che viene poi ordinato in nuove forme, in un nuovo kosmos, con nuove leggi interne, di cui l’autore prende atto,  liberandole e concretizzandole in nuove opere>>.

Per i nostri lettori che si trovano a Berlino l’appuntamento il 9 Giugno a Kreuzberg! La mostra è visitabile fino al 2 Luglio.

JERGON
Wrangelstr. 76 – 10997
Berlino, Germania

@luca.santese  @jergon.studio