Quando a Firenze nacque il Rinascimento

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Il compito arduo di unire le due chiese

Il compito di riunire le due chiese però era arduo. Non erano sopiti i vecchi rancori tra occidentali e greci, ma l’urgenza del pericolo Turco (che in cento anni avrebbe conquistato la cristianità orientale e in duecento la quasi totalità del mondo mussulmano) spinsero verso una riconciliazione di facciata in cambio di aiuti militari. I lavori iniziarono a febbraio, nel Palazzo Apostolico di Santa Maria Novella, e si chiusero il 6 Luglio, con la messa celebrata dai cardinali Cesarini e Bessarione.

Intanto, nelle case e nei giardini della Firenze Medicea, avvennero altri incontri, più informali ma le cui conseguenze avrebbero avuto effetto sin da subito e per un lunghissimo periodo. Infatti, assieme ai sacerdoti e all’Imperatore d’Oriente, erano giunti in città quei dotti greci che per mille anni avevano conservato e rielaborato il sapere classico, greco e romano

Personaggi come Emanuele Crisolora, Giorgio di Trebisonda, Teodoro di Gaza e “l’Ultimo dei Greci” Gemisto Pletone a noi oggi non dicono nulla, ma coloro con cui parlarono al contrario sì: artisti e architetti come Brunelleschi, Donatello, Ghiberti, Leon Battista Alberti, musicisti come Squarcialupi, matematici come Toscanelli, umanisti come Poggio Bracciolini, Leonardo Bruni, Niccolò Albergati. I codici greci scambiati in questi incontri divennero la base della riscoperta dei classici in Occidente, con essi anche il neoplatonismo che formò la generazione successiva di umanisti: Lorenzo il Magnifico, Marsilio Ficino, Angelo Poliziano, Pico della Mirandola e molti altri. E, piccola curiosità, dall’apprezzamento che i greci espressero per la cucina e la carne fiorentine nacque il nome del piatto Arista (buonissimo in greco).

L’unione delle Chiese non riuscì ad attecchire, né salvò Costantinopoli dal potere dei turchi (“meglio il turbante che la tiara” era il detto dei greci all’epoca), ma l’incontro dei liberi pensatori d’Oriente e d’Occidente portò a un passaggio di testimone tra quella civiltà greca orientale, custode della memoria classica durante il millennio medievale, e la civiltà occidentale, che con quelle nuove conoscenze avrebbe costruito l’Europa moderna

Articolo a cura di Niccolò Brighella