“Choose your mask”: un cartone animato d’artista per riflettere sulla guerra e sulla maschera che ognuno di noi porta. Ma un finale diverso da quello a cui siamo abituati è davvero possibile?
L’artista pisano Andrea de Ranieri ha dato vita sul suo profilo Instagram a due dei suoi Zuki, le statue colorate mascherate, dalla forte personalità , esorcismi dell’uomo contemporaneo, in un cartone animato per dire no alla guerra e fornire uno spunto di riflessione, uno stimolo a farsi qualche domanda in più su quello che ci succede intorno, di cui siamo noi stessi gli inconsapevoli protagonisti. Oltre duecento disegni per altrettanti fotogrammi, tutti realizzati a mano, compresi gli ingrandimenti e i dettagli, per cui non è stato usato alcun programma ma solo carta e pennarello, così come per gli effetti sonori, tutti originali, compreso lo special guest: il cane Moira.
Sorge il sole su un qualunque-posto-tranquillo-nel-mondo (come la colomba col suo ramoscello d’ulivo affacciata alla finestra ci lascia intuire) e Carmelo -così si chiama il primo Zuki che incontriamo- inizia la sua giornata indossando la sua maschera, quella che ognuno di noi indossa ogni giorno. Ma quale tipo di maschera? A deciderlo è una slot machine. La giornata inizia nel qualunque-posto-tranquillo-nel-mondo e Carmelo, con la sua maschera d’amore, se ne va a spasso tranquillo. Contemporaneamente in un qualche-altro-posto-difficile anche qualcun altro tira la leva della sua slot machine: è Orazio, e per lui la sorte ha previsto un altra maschera. È così che improvvisamente nel qualunque-posto-tranquillo-nel-mondo iniziano a cadere bombe dal cielo e quel posto non è più tranquillo: qualcuno ha deciso che non lo sarà più.
Guarda il video 👇
Carmelo intanto cammina e sulla sua strada trova una bomba, ma la bomba è vicina ad un fiore e, senza pensarci due volte, tra le due cose quella che decide di raccogliere è il fiore. Così quando Orazio, tronfio nel suo carrarmato, si trova davanti a Carmelo armato di un fiore, improvvisamente scoppia, perde tutti gli attributi di violenza e cattiveria che porta con sé, si leva la maschera e se ne va via a braccetto del nuovo amico.
Un bel finale, che stride con la classica musichetta di sconfitta da cartone animato (qua, qua, qua, quaaaa…) che fa da sottofondo alla scena. Perché? Perché così sarebbe troppo bello per essere vero, sarebbe troppo facile; risolvere così un conflitto sarebbe un’utopia. Ma noi siamo sognatori e le utopie ci piacciono.
Sul finale, dopo il classico THE END, passano due frasi che riassumono bene tutto il significato di questo breve video, solo apparentemente leggero e fanciullesco: “CHOOSE YOUR MASK. We are dreamers, we like utopias”. Scegli la tua maschera, Siamo sognatori, amiamo le utopie.
Sì perché la scelta della maschera di Orazio e Carmelo è solo apparentemente dettata dal caso. Con una maschera siamo tutti uguali, ma anche tutti diversi; questi ornamenti non sono fissi, ma mobili, possono cambiare a seconda delle situazioni, dei gusti e degli stati d’animo. La componente fatale c’è, è vero, ma non è un caso che la maschera con i cuori sia il risultato della slot machine del qualunque-posto-tranquillo-nel-mondo mentre la maschera con i teschi sia il risultato che si ottiene in un qualche-altro-posto-difficile.
Il posto in cui viviamo, ciò che ci circonda, ciò che vediamo e viviamo ci condiziona, comprese le persone che abbiamo vicino, tanti altri noi con la maschera che la slot machine della vita ci fornisce ogni giorno. Possiamo scegliere la nostra maschera, prendere una decisione, dipende da noi.
È un’utopia? Forse, ma ci piace, siamo sognatori.