Intervista a Simone Loguercio, miglior Sommelier d'Italia

simone loguercio sommelier

È fiorentino il vincitore del concorso “Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc”, lo abbiamo intervistato per voi.

 

Già premiato come Miglior Sommelier della Toscana 2018, Simone Loguercio, sommelier del ristorante Konnubio e della Delegazione AIS di Firenze, si è conteso la finale per il miglior sommelier d’Italia con altri tre esperti assaggiatori toscani: il pistoiese Valentino Tesi, secondo posto, il livornese Massimo Tortora e il lucchese Simone Vergamini, terzo posto ex aequo.
La nazionale del vino parla toscano dunque, e proprio in occasione dell’evento AIS “Food & Wine in Progress”, che si è tenuto presso la Stazione Leopolda, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con il vincitore.

Il 2018 si è rivelato un anno d’oro per te ma torniamo indietro nel tempo… come ti sei avvicinato al mondo del vino?

In realtà quasi per caso. Studiavo Architettura e nel tempo libero aiutavo un mio amico che aveva un bar lavorando come barman. La curiosità però mi ha spinto ad approfondire le mie conoscenze sui distillati e sul vino e a iniziare il corso AIS. Dopo il terzo livello la mia vita è cambiata ed è stato proprio lo studio dell’abbinamento cibo-vino che ha modificato il mio approccio al mondo della sommellerie. Da quel momento non sono più riuscito a non abbinare un vino a un piatto e viceversa. È quindi iniziato tutto un po’ per gioco e alla fine è diventata una mia grande passione e soprattutto la mia professione. Oggi non faccio l’architetto ma il sommelier. simone loguercio sommelier

Quale vitigno ami particolarmente?

Il Sangiovese: il re della Toscana. Da un lato scontroso, dall’altro invece elegante, a volte più immediato e a volte da aspettare, austero e aristocratico. Un vitigno dalle tante sfaccettature a seconda del territorio e la Toscana ne è un’espressione fantastica: dal Sangiovese del Brunello e quello del Chianti Classico al Prugnolo Gentile di Montalcino e di Montepulciano. È il vitigno che più mi rappresenta, a cui mi sento vicino e che mi piace di più.

Quale vino invece ci consigli di tenere d’occhio per il futuro?

Il Trebbiano Spoletino. Facendo il percorso come Ambasciatore del Sagrantino di Montefalco ho avuto modo di conoscere questo vino, che è un po’ diverso dal Trebbiano Toscano, e credo che sia molto interessante.

Un bravo sommelier dovrebbe essere anche un esperto in cucina. Qual è il tuo rapporto con la cucina?

Lo definirei un rapporto spasmodico. La cucina è una parte importante della mia vita. Amo cucinare, anche se purtroppo spesso non ho tempo di farlo. Il cibo però è un po’ un pensiero fisso. Mi piace mangiare e mi piace bere.simone loguercio sommelier

Cosa non dovrebbe mai mancare nella carta dei vini di un ristorante toscano?

Non devono sicuramente mancare: una bollicina italiana come il Trentodoc, un grande Sangiovese che sia Chianti Classico o Brunello, e qualche Barolo.

Hai appena ricevuto un riconoscimento molto importante, quali sono i vantaggi e quali aspettative hai adesso?

Il titolo di Miglior Sommelier d’Italia è un grande onore ma anche un grande onere, un impegno da portare avanti. Non ho aspettative e cerco di vivere alla giornata, prenderò quello che verrà, anche se ci sono dei progetti in cantiere… ma non mi voglio sbilanciare: work in progress!

Come vedi il futuro del sommelier e secondo te come è cambiata questa figura negli ultimi anni?

È cambiata tanto e in positivo. Oggi il sommelier è un vero e proprio professionista. Non solo consiglia il vino ma c’è un grande studio dietro. Io personalmente ogni volta che inserisco un vino in carta conosco bene sia il produttore che il vino: l’ho bevuto e lo bevo negli anni. Quindi consigliare un vino in realtà equivale a raccontare una storia. Il sommelier oggi non è più solo un operatore ma un comunicatore. Comunica i personaggi, i territori e le sfumature organolettiche rendendo ogni prodotto diverso da un altro. Inoltre sono cambiate le aspettative dei consumatori che sono sempre più appassionati e intenditori. Tante persone frequentano corsi di avvicinamento al vino quindi anche la conoscenza del vino in generale è aumentata. Il consumatore di oggi si aspetta sicuramente qualcosa in più dal sommelier.

Testo di Francesca Berretti
Ph di Benedette Gori e Damiano Verdiani