Tra fotografia e pittura: “Lo spazio bianco” di Yuan Jiwei a cura di Antonio lo Pinto

Ha inaugurato lo scorso venerdì 25 febbraio 2022 – e sarà visitabile fino al prossimo 20 marzo – “Lo spazio bianco” Il nuovo progetto di arte contemporaneo della C2 di Firenze. 

Il dialogo con le persone e con la vita stessa 

Ad essere protagonista delle opere dell’artista cinese è la relazione. Prima di tutto, a motivarlo nello scattare fotografie è stata la ricerca di un dialogo e di uno scambio con le persone e con la vita stessa. Quando è arrivato in Italia era curioso di conoscere le persone e la loro quotidianità. Così, catturato da una situazione, un movimento, un gesto li ha fermati con la macchina fotografica. Scene di vita urbana che sono poi state trasformate da Yuan  – spinto da una predisposizione e da un bisogno quasi identitario verso la pittura – in acquerelli e dipinti ad olio su tela.

Yuan definisce l’arte “ciò che ti fa andare avanti”. Questa per ogni individuo può essere qualcosa di diverso “dalla propria moglie alla cura del proprio giardino” e si può esprimere nelle forme più variegate. Per lui è la pittura che si presenta come una necessità intima. 

I quadri che compongono Lo Spazio Bianco danno vita ad un racconto, che come spiega Gianni Pozzi docente presso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze e scrittore del testo critico del progetto, pone la realtà sotto una lente di ingrandimento e di analisi minuziosa restituendoci uno specchio della nostra società. I soggetti raffigurati “si stagliano sul bianco della tela come tante silhouette e solo dalle loro posizioni si può dedurre il contesto in cui si trovano” il tutto generando “ un clima di astrazione e ripetitività”. Gente che passeggia, sdraiata, intenta a dialogare o a fotografarsi. 

Il rapporto tra fotografia e pittura

Yuan esprimere il proprio sentire artistico attraverso diversi strumenti dalla matita, alla fotografia e alla pittura appunto. La libertà nello scegliere le forme di espressione che porta avanti è un risultato della precedente esperienza nelle Accademie cinesi. Nato a Luo Yan nel 1990 – ha infatti avuto la sua prima formazione all’Accademia Xì An ed ha iniziato in Cina la sua attività espositiva con alcune mostre collettive precisamente all’University for Scienze and Technology di Shanghai e alla galleria dell’Accademia di Belle Arti di Xì An. L’artista afferma rispetto alle scuole cinesi che “nessuno ti chiede cosa vorresti fare: si fa quello che i maestri dicono”. Trasferitosi in Italia nel 2014 frequenta i corsi di arti visive al biennio specialistico dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze dove si laurea. Ed è qui che sperimenta nuovi linguaggi espressivi concentrandosi su una ricerca pittorica attorno ai temi della figurazione in un dialogo tra le tecniche della pittura e quelle del reportage fotografico. 

Queste due forme espressive entrano così nelle sue opere in un rapporto inedito e reciproco, si mischiano per creare nuove suggestioni. Yuan, infatti spiega “ se la fotografia in Occidente ha messo in crisi l’idea della raffigurazione pittorica, da noi in Cina ha avuto l’effetto opposto è servita a rafforzarla e ha portato all’idea di dipingere con ancora maggiore aderenza al vero, al vero ancora più vero della fotografia stessa”. Un’esperienza che si muove oltre la fotografia e oltre la pittura.

Lo spazio bianco della relazione 

Questo “oltre” sta proprio in quello spazio bianco che apre ad una connessione tra quello che c’è e che non c’è e che va immaginato. Si annulla l’idea stessa di rappresentazione finita. Infatti, l’artista racconta – motivando il titolo del proprio progetto – che lasciare uno spazio vuoto intorno alle opere è una tecnica dei pittori cinesi.  La vera essenza della loro arte sta proprio lì, in quell’aria lasciata libera per l’interpretazione dell’osservatore senza la quale l’opera non potrebbe dirsi conclusa e completa. Lo spettatore diventa quindi vitale per l’opera d’arte perché sta proprio a lui immaginare il contesto in cui le figure sono rappresentate. 

Bianco è, inoltre, un colore neutro, uguale per tutti “lo sfondo verso il quale ci proiettiamo così come l’abito che abbiamo è qualcosa che ormai è uguale ovunque. Dall’abito non distingui un europeo da un cinese o da un americano”. Così, è possibile concentrarsi sulla forza dei gesti, sulle posizioni, sull’uso del corpo, sulle relazioni che si instaurano. Sono questi a caratterizzate davvero l’uomo e ad essere i protagonisti del lavoro dell’artista.

Si crea, infine, nei quadri un gioco continuo tra chi guarda e chi è guardato. I soggetti sono spesso anch’essi visitatori e osservatori. Così come si instaura una connessione tra l’individualità di chi ha osservato e scattato la foto – Yuan in questo caso – e  chi ne guarderà poi la raffigurazione dipinta. L’artista afferma di essersi posto, infatti, verso ciò che vedeva non tanto come osservatore ma come un esploratore che si immerge completamente e cattura pezzi di vita e storie diverse.

Proprio questa prospettiva lo ha portato precedentemente a partecipare alla rassegna “Lontano da dove” a Pietrasanta nel 2016, a “Stand Up for Africa, L’arte contemporanea per i diritti umani” a Pratovecchio sempre nel 2016, alla mostra per la sesta edizione della Settimana della cultura Castellese all’Isola di Capo Rizzuto nel 2018, a “Vuoi Ricordarmi Ricordami” giovani artisti cinesi alla Limonaia di Villa Strozzi a Firenze nel 2019 e alla XIII edizione della Biennale d’Arte di Roma nel 2020 fino ad incontrare Antonio Lo Pinto, proprietario di C2. 

C2- Contemporanea

Essenziale è, infatti, parlare proprio dell’ambiente in cui il progetto di Yuan si inserisce perché sembra essere cucito addosso alle sue opere. Proprio questa particolarità caratterizza C2, uno spazio indipendente e alternativo ai tradizionali circuiti di promozione artistica. 

Nata nel giugno 2011, C2 ospita progetti di arte contemporanea aprendo una strada nuova e offrendo una formula inedita agli artisti e ai visitatori.  Porte aperte, collaborazione e qualità sono le parole chiave che guidano Antonio Lo Pinto – professore di discipline grafico pittoriche e artista egli stesso – nel suo lavoro che si basa su una ricerca approfondita degli artisti e su  rapporto diretto con questi. I progetti, infatti, sono costruiti insieme in una relazione strettissima e reciproca tra opere e spazi. Quest’ultimi si modificano sulla base dei lavori esposti così come nascono dei pezzi appositamente per i progetti in programma. Non c’è niente di preconfezionato e di finito. Obiettivo di C2 e del suo proprietario è quello di promuovere l’arte contemporanea a tutti i suoi livelli e in tutti i suoi linguaggi per questo sono aperte le collaborazioni con gallerie italiane, enti pubblici e privati ed istituzioni. Sono ospitati artisti affermati e internazionali – come Donata Wenders, Marco Bagnoli, Riccardo Guarnieri, George Tatge- ma anche a giovani talenti.

Il calendario di C2 – che ha in programma progetti fino al prossimo novembre – è sicuramente da tenere d’occhio!

Antonio Lo Pinto – proprietario C2

lo-pinto@libero.it 

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Foto a cura di Giulia Massarelli