Cosa succede quando in città diverse facciate di palazzi vengono riempite con dipinti fatti da street artist nazionali e internazionali? Si creano spazi di discussione e visioni sul futuro: ecco quanto è emerso dall’esperienza di Taranto.
L’associazione Mangrovie, insieme a Rublanum, porta avanti da un paio di anni il progetto TRUSt, un festival permanente di rigenerazione urbana e cittadina. L’idea è nata dalla dalla voglia di collegare attraverso le forme espressive alcuni dei quartieri della città, stimolando parallelamente il pensiero e l’immaginazione dei residenti.
Abbiamo parlato con Mario Pagnottella dell’associazione Mangrovie. Ci ha spiegato che Taranto ha avuto una grande e improvvisa crescita demografica: la popolazione della città è aumentata di centinaia di migliaia di abitanti nel giro di un secolo. Per questo motivo sono stati costruiti interi quartieri in pochissimo tempo, tuttavia divisi gli uni dagli altri, anche a livello spaziale. In un ambiente disomogeneo a livello architettonico e sociale, si sono create delle realtà di forte emarginazione e povertà, come il quartiere Paolo VI al cui interno vi è un complesso di abitazioni popolari – le Case Bianche – conosciute principalmente per fatti di cronaca nera. «Cos’è una casa bianca?» ci viene chiesto «Ognuno ma soprattutto i bambini che crescono in quei quartieri devono avere la possibilità di avere accesso ad altri stimoli rispetto a quelli ordinari. Per questo abbiamo chiesto di realizzare delle opere stimolanti dal punto di vista visivo, emotivo e sociale. Questo fa sì che si creino degli spazi di discussione, poiché ora si può parlare insieme di cosa ci emoziona di un’opera piuttosto che di un’altra, o anche a dire che non ci piace, e magari riflettere sul perché».
Il progetto TRUSt nella sua semplicità coniuga piani e aspetti complessi. In primo luogo l’aspetto estetico, che è stato quello di cui si è parlato di più (molte testate giornalistiche hanno fatto di Taranto la nuova capitale europea della Street Art); poi, l’aspetto sociale, in cui abbiamo visto interi quartieri animarsi di persone, generazioni differenti che si riunivano in luoghi diversi con un unico scopo (ricordiamo che solo quest’anno sono state realizzate più di sedici tra opere e laboratori in cinque quartieri differenti); e infine l’aspetto politico: con il progetto TRUSt, Taranto ha ricevuto l’attenzione della comunità internazionale come esempio di modello virtuoso, grazie anche all’amministrazione che dando fiducia a un gruppo di giovani artisti, ha dato loro la possibilità di incidere artisticamente il paesaggio cittadino scegliendo autonomamente cosa dipingere.
Come riporta M.P.: «L’arte è sempre politica. Se osservi bene, c’è differenza tra commissionare un’opera a un artista dicendogli cosa deve dipingere, e dire invece “ecco cinquanta metri quadrati per te. Facci ciò che vuoi”. Abbiamo chiesto agli artisti solo una cosa: di essere propositivi e dare stimoli per il futuro». James Hillman diceva in uno dei suoi saggi: “Sono fermamente convinto che se i cittadini si rendessero conto della loro fame di bellezza, ci sarebbe una ribellione per le strade. Non è stata forse l’estetica ad abbattere il Muro di Berlino e ad aprire la Cina? Non il consumismo e i gadget dell’Occidente, come ci viene raccontato, ma la musica, il colore, la moda, le scarpe, le stoffe, i film, il ballo, le parole delle canzoni, la forma delle automobili. La risposta estetica conduce all’azione politica, diventa azione politica, è azione politica” (da Politica della Bellezza, 1999).
Viene lasciato senza dipinti il quartiere Tamburi che è il più vicino ad Ilva, o al “mostro” come viene chiamata dai più. Così viene creato una sorta di effetto di silenzio assordante, ma senza abbandono. «Volevamo lasciare come un vuoto in un quartiere che è senza futuro. Che futuro può esserci per un quartiere dove nei giorni dove tira il vento forte viene ordinato di chiudere le finestre per la dispersione delle polveri tossiche? Dove i bambini nascono con la leucemia, un posto da cui le persone non possono andarsene, perché non riescono a vendere il proprio appartamento a più di 10mila euro, quando non hanno altro che quello? Ai Tamburi abbiamo pensato piuttosto di organizzare dei laboratori artistici per i bambini legati al territorio locale, cercando di creare degli spazi di aggregazione e fare comunità». Ogni volta che si parla di Ilva con un abitante di Taranto si scopre una consapevolezza tagliente e profonda. Ci viene detto: «Siamo stanchi di sentire che le persone parlano di noi esclusivamente per i tristi fatti che ci hanno colpito negli ultimi quindici anni, vogliamo iniziare a identificarci con delle nuove possibilità. Il progetto TRUSt è rivolto agli abitanti della città. Chi abita a Taranto sa già che c’è Ilva e conosce bene i problemi che porta. Noi la vediamo e la viviamo tutti i giorni».
Nel quartiere Tramontone viene però ricordato Giorgio, il bambino che ha perso la vita a quindici anni a causa di un tumore ai tessuti molli dovuto all’inquinamento di Ilva, e rappresentato nell’opera di Jorit. Dentro ai suoi occhi c’è un dettaglio che occorre osservare: è infatti rappresentata la sua famiglia.
Chi studia comunicazione conosce la potenza di un’immagine affissa sulla strada. L’immagine, fotografata molteplici volte dalla mente con o senza attenzione, agisce a livello inconscio sulla psiche dei passanti – come un suono che viene ripetuto, o un motivo che rimane in testa – e veicola ripetutamente quelle sensazioni legate ai simboli che l’opera richiama. Questa è stata la grande rivoluzione di Taranto: portare l’arte e i suoi significati nell’inconscio delle persone. Liberare l’arte dai salotti e dalle cornici, e lasciare che invadesse la città.
Il progetto T.R.U.St. (Taranto Regeneration Urban Street) nasce nel 2019, portato avanti dall’associazione Mangrovie in collaborazione con Rublanum, e si struttura come un festival permanente di arte urbana che ha come obiettivo quello di promuovere le arti contemporanee e riqualificare, valorizzare e sviluppare il territorio e le sue potenzialità. Gli artisti che hanno partecipato al progetto quest’anno sono Belin, Slim Safont, Jorit, Helen Bur, 3ttman, Marta Lapeña, Elisa Capdevila, Lidia Cao, Tony Gallo, Attorrep, Mr. Blob, Stereal, Psiko, Nico Skolp, Carlitops e Kraser.
L’iniziativa è stata finanziata dalla Regione Puglia, con la direzione artistica di Giacomo Marinaro del collettivo Rublanum, già organizzatore della rassegna itinerante Gulìa Urbana, e in collaborazione con l’associazione Mangrovie di Taranto.
Qui potete vedere la mappa e le opere.
Qui la pagina FB del progetto.
Testo a cura di Camilla Castellani