Tuscany’s Urban Colors Correction

Tuscany’s Urban Colors Correction: quando l’arte urbana nasce tra e per la gente. Intervista al collettivo Elektro Domestik Force.

Dopo le prime due edizioni di City Colors Correction, che hanno portato alla realizzazione – in collaborazione con il Comune di Pontedera e con la cooperativa sociale Onlus Ponteverde – della facciata dell’edificio popolare in Piazza Kennedy, del Parco dell’Albereta e del Villaggio Piaggio, il progetto del collettivo Elektro Domestik Force ha nuovamente vinto l’edizione 2017 del bando Toscanaincontemporanea e si è esteso a tutta la Toscana, divenendo Tuscany’s Urban Colors Correction e invadendo di colore anche le città di Volterra, Firenze, Chianciano Terme.

E questa ‘macchia colorata’ a firma EDF non sembra voglia arrestarsi qui. Il collettivo ha da poco organizzato un incontro aperto a tutti i comuni toscani con l’obiettivo di esportare il progetto su altri territori e due dei membri della crew, Staila e LÖPEZ, hanno appena finito il loro ultimo intervento in scala macroscopica all’ex Ipsia di Pontedera, che sarà inaugurato sabato 31 marzo alle 18:30.

Abbiamo scambiato due chiacchere con Nico “LÖPEZ” Bruchi, elemento storico, insieme a Umberto Staila (Daniele Orlandi), della crew alla quale negli anni si sono aggiunti nuovi membri: Ginevra Giovannoni “Rame13”, Cosimo Grandoli “Cionsi”, Andrea Montagnani “Mozzart”, Marco “Sera” Milaneschi, Vittorio Marrucci.

Per chi ancora non vi conoscesse, raccontateci un po’ la storia del vostro collettivo… Chi sono le menti che l’hanno creato, quando nasce e da quale background prende vita? Come mai dopo 14 anni di attività avete sentito l’esigenza di aprire la vostra crew a nuovi artisti e cosa hanno portato di nuovo e fresco questi elementi?

La EDF crew più che dalla mente, nasce dal cuore. Dai cuori entusiasti di due ragazzi (poi divenuti tre) che avevano il desiderio comune di condividere un’esperienza di crescita, tra colori, sfide, incontri e vestiti sporchi. Probabilmente eravamo molto insoddisfatti di quello che avevamo intorno, di quello che sarebbe potuto essere il nostro futuro, così, nel 2002/3, con molta ambizione, abbiamo deciso di iniziare a creare la strada per i nostri sogni. Eravamo prima di tutto amici, avevamo in comune la passione per il disegno, ma principalmente sentivamo che assieme generavamo una bella energia, in qualsiasi contesto andassimo a finire. Sai quando i tuoi amici divengono amici di altri tuoi amici per natura? È andata un po’ così. Compagnie diverse, diverse collocazioni geografiche, diversi background, ma senza vedere mai un limite in questo, anzi, senza mai percepire bene, in generale, quale potesse essere il limite di ogni cosa 😉

Sono passati diversi anni (15/16) e di nuove esperienze ne continuiamo a farne a pacchi, con il solito entusiasmo, con grande curiosità, con piacere e con parecchio divertimento. È sicuramente questo che ci ha permesso di crescere e di prendere delle strade che se bene a volte un po’ tortuose, ci hanno portato a conoscere la nostra unicità. Così oggi, dopo anni di sperimentazioni di varie tecniche espressive e ricerche artistico/sociali, siamo arrivati alla nostra identità, lasciando andare la ricerca stilistica del singolo individuo, per fonderle tutte in un unico stile, in un’unica creazione comune e condivisa. Non tutti riescono a farlo! Noi sì, per natura.

Ci piacciono le persone, ci piace stare in mezzo alla gente che si esprime e quindi, dopo la fusione creata tra Joke, Lopez e Umberto Staila, è nata l’esigenza di condividere maggiormente questa esperienza. Abbiamo deciso di prendere con noi Sera, vecchio amico, writer storico e stimato artista, Moz e Cionsi, due ragazzi più giovani che si sono sempre ispirati a noi e che hanno sempre visto in EDF una luce, Rame13 che era entrata in quella che allora era la crew di Moz e Cionsi, che conoscevamo meno, ma che, dopo averla conosciuta, non potevamo più farne a meno, Vittorio Marrucci altro importante amico e stimato fotografo ed in fine la cara Lara Dell’Unto, una passionista di arte come poche se ne trova in giro. Tutte persone che stimiamo, con cui stiamo bene insieme e soprattutto con cui siamo contenti di poter condividere un’esperienza artistica e sociale, un progetto molto ambizioso come quello che stiamo portando avanti. L’apertura è sempre una grande opportunità di crescita. Abbiamo voluto creare una sorte di ‘Dream Team’ toscano per attivare un nuovo tipo di pensiero, di approccio, che io, direttore artistico del gruppo, ho definito e racchiuso in un vero e proprio manifesto con tanto di regolamento sotto il nome di ‘Arte Sociale’. Quello che hanno portato di nuovo questi elementi? Bellezza, capacità, stile, amore, vivacità, solidarietà, umanità ed anche UTOPIA! Li amiamo tutti quanti ed è sicuramente stata un’ottima mossa. Stare in gruppo non è facile, ma è l’unica soluzione per vincere delle sfide di un certo livello.

Tuscany Urban Colors Correction’ si sta espandendo come una grande macchia colorata a tutta la Toscana. Soffermandoci sul nome del progetto, perché usate l’appellativo di ‘correction’? Cosa può essere ‘corretto’ o avere una seconda vita grazie al colore? Qual è insomma la mission di questo progetto?

La “Color Correction” è un processo di editing che viene sempre utilizzato nel cinema, nel video, nella fotografia. È uno dei momenti finali del montaggio, dove si sceglie il look delle immagini, dove si corregge anomalie, bruttezze stilistiche, per creare il mood di un contenuto video/fotografico. Quasi solo gli appassionati lo sanno, ma nel cinema esiste la figura del “colorista”; una professione importante, che può aiutare o sciupare la lettura di una scena. In qualche maniera abbiamo voluto fare una trasposizione del nome “color correction” per contestualizzarla nel nostro mondo, diventando anche noi dei “coloristi”, cercando di dare un look e di correggere certe “immagini urbane” caratterizzate da trascuratezza e colori desaturati dal tempo. Ed ecco che viene da sé la mission. Realizzare interventi di Arte Sociale in quanti più luoghi possibili della Toscana e mettere in rete tra loro i comuni. Obiettivo difficile, ma come abbiamo detto, siamo utopici e determinati. In questo progetto poi, c’è da sottolineare che non siamo soli, abbiamo l’appoggio del Comune di Pontedera (e di tantissimi altri), di cooperative, associazioni, collettivi, sponsor, partner, presidi, curatori, media e come sempre, tanti amici.

Mi piace la definizione di ‘arte sociale’ che voi stessi date al vostro operato. Anche se più che arte ‘sociale’ calzerebbe ancora di più l’appellativo di ‘umana’, che a mio parere rispecchia in maniera più precisa la vostra filosofia ed il vostro modo di operare. Un’arte che nasce insieme alle persone, alle loro storie e si costruisce intorno a quello che loro stessi vi restituiscano. Parlateci un po’ del vostro approccio all’arte… Quanto è importante per voi che l’intervento artistico sia collegato al luogo e al tessuto sociale in cui andrà ad inserirsi, generando uno scambio con le persone che lo andranno a vivere?

L’essenza del nostro lavoro e della nostra ricerca nasce esattamente dallo studio del contesto in cui il nostro intervento va a collocarsi. Lavoriamo molto sui concetti e cerchiamo di creare sempre contenuti propositivi e incoraggianti, perché per noi non basta lo stile o la buona esecuzione, noi vogliamo creare un ricordo condiviso con lo spettatore, aiutandolo a calarsi in una riflessione che riteniamo importante, oppure portarlo a vivere una vera e propria favola, con tanto di morale. La chiamiamo ‘Arte Sociale’ perché nasce da un ascolto, uno scambio con coloro che ospitano il nostro intervento.

Ogni muro ha una storia, quindi la prima domanda è sempre e solo una: “Per cosa è nato questo muro? Qual è il suo significato?”. Ogni muro è un limite che noi creiamo, ci sono sempre dei motivi dietro la sua creazione. Da lì parte tutto il nostro processo creativo e stilistico. Noi abbiamo spesso lavorato su muri di scuole, di asili, su muri di parchi, di contenimento stradale, di barriera, muri di condomini, muri di ristoranti… alcune volte anche su muri di manicomi, di spazi espropriati alla mafia all’interno dei quali erano state massacrate decine di persone… Ogni muro, ogni spazio, vogliamo che assuma la forma di una architettura “narrante”. Come esseri espressivi quali siamo, nutriamo il desiderio di impegnarci a migliorare il nostro ambiente. Se per catalogare il nostro lavoro espressivo la parola “artista” è forse quella più di uso comune, per catalogare la nostra sensibilità, la parola “sociale” diventa quella più pertinente. Come dicevamo, abbiamo deciso di mettere da parte l’io e di usare la fusione di gruppo per arrivare a liberare un’energia espressa in segni. Fondere lo stile e la tecnica di 6 persone diverse non è uno scherzo, quindi abbiamo sviluppato una specie di buon senso espressivo condiviso. Viene da sé che, se nel bozzetto ci sono dei lettering da fare, sappiamo che spettano ad uno piuttosto che ad un altro. La stessa cosa vale per tutto il resto. C’è sempre un “regista” in realtà, ma più per la parte logistica che per la parte espressiva. In fondo quando lavori su “supporti” di grandi dimensioni, sono molte le cose da organizzare e, per ottenere un risultato soddisfacente, tutti devono mettere da parte il proprio “io” per unirsi al “noi” finale. Dicendolo con poche parole: “diversi corpi, stessa mente”. È il principio buddista denominato ‘Itai Doshin’, un principio che nel lavoro di gruppo è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi.

Nel percorso che state portando avanti quanto diventa importante saper ascoltare, raccontare ed emozionare oltre che avere doti artistiche? Oltre che essere ‘messaggeri del bello’ non vi sentite anche un po’ custodi di un pezzettino di storia del territorio in cui andrete ad intervenire? Deve essere un grande orgoglio e una bella emozione… ogni volta...

Il cuore è importante, l’empatia è fondamentale.

Caratteristiche base per emozionarsi e, di conseguenza, saper emozionare. Queste sono le doti artistiche. Chi pensa di poter parlare profondamente di ciò che non conosce cade nella presuntuosità, quindi saper ascoltare è una dote essenziale per sviluppare la capacità di essere ascoltati. Le “doti tecniche” a cui ti riferisci, contano assolutamente, ma non è essenziale avere spiccate qualità tecniche per essere comunicativi ed espressivi.

Spesso i nostri lavori nascono da parole scritte, appunti di sensazioni, intuizioni o veri e propri testi espressivi. Per far questo, tecnicamente basta saper scrivere, vedere, percepire. Non ci sentiamo “custodi di un pezzettino di storia”, ma sicuramente ci sentiamo “parte” di quella storia. Tutti apparteniamo alla storia di tutti, solamente che c’è chi è risvegliato a questo e chi no. Noi non ne siamo pienamente consapevoli, ma diciamo che conosciamo l’unicità e l’irripetibilità del momento presente e gli diamo un gran valore, impegnandoci a vivere la storia e a farne parte in maniera attiva e, alcune volte, consapevole. Vivere un angolo della terra che non conosci è un’esperienza emotiva incredibile, una crescita… ogni volta.

La vostra arte ha anche un importante ruolo educativo e spesso i vostri interventi arrivano alla fine di percorsi partecipati con i ragazzi all’interno delle scuole. Tra i lavori realizzati nel corso del 2017 spicca in questo senso quello all’Istituto Marco Polo di Firenze. Non mi sento di definirlo di riqualificazione, ma piuttosto di accensione. Colore che si accende sul grigio, accensione di luce nelle menti dei ragazzi, accensione di speranza che prende vita nelle frasi dipinte da voi sul muro di entrata della scuola. Quanto è importante educare al bello, quel bello che però non è fine a se stesso, e ai sogni le nuove generazioni? Che potere ha l’arte urbana in questo senso e quanto vi hanno dato le esperienze che avete portato avanti e state tutt’ora realizzando nelle scuole?

Che bella che sei! Grazie di questa domanda!

Sicuramente l’esperienza del Marco Polo, che quest’anno porteremo avanti, è un passo di apertura meraviglioso per il mondo dell’arte urbana e dell’istruzione. Qua, gran parte del merito va al preside, che l’arte ce l’ha nel cognome (Ludovico Arte) e che ha saputo vedere oltre, che si sta facendo domande e che mette in discussione tutto il sistema scolastico ogni giorno. È stata una bellissima occasione, il murales più grande d’Europa mai realizzato in ambiente scolastico, quindi oltre che una soddisfazione, anche una gran fatica. L’educazione ha un ruolo incredibilmente importante e una grande responsabilità, saremo in mano ai giovani di oggi un domani. Per cui aiutarli a vedere, a scoprire, a crescere nella curiosità, aiutarli a spingersi oltre i propri limiti, educarli all’apertura verso gli altri, verso l’ascolto di un mondo che parla, ma che non siamo più in grado di sentire, affogato nella disinformazione, negli eccessi e nell’ego di persone che hanno la presunzione di poter regolare a nome di tutti un pianeta che già ha le sue regole, diventa la missione primaria per tutti ed anche la più complicata.

Noi nel nostro piccolo, consapevoli della meraviglia di questo universo ed anche della sua natura non eterna, più che puntare il dito, cerchiamo di rimboccarci le maniche e di aprire il cuore alla solidarietà nei confronti di tutti, ma soprattutto dei giovani. Quello che ne ricaviamo da questo impegno, da questa semina, è un bene comune che raccoglieremo tra qualche anno e, per questo, un seme di valore che speriamo venga ricordato e che generi coscienza e bellezza.

Alcuni professori non li scordi mai, così come alcuni insegnamenti o come i bei film. La stessa cosa vale anche nella direzione opposta, non scordiamo neanche i film “del cazzo” o le esperienze massacranti, proprio per questo ci piacerebbe parlare più di educazione alla vita che al bello. Il bello è solo un aspetto che porta tanto valore, che ci auguriamo possa essere sempre manifesto, ma non è l’unico. Anche la sofferenza o l’odio fanno parte di questa vita e non sono certo aspetti da trascurare. Per questo la scuola è un luogo stimolante e di ricerca (quindi di crescita), perché cominciamo a sperimentare alcune parti di noi stessi, a conoscerle, a comunicare con noi stessi e gli altri in maniera consapevole e proprio grazie a questo confronto interrelazionale iniziamo a lottare per accettarci.

L’arte urbana trasforma gli ambienti. Prima si creavano ambienti in monocromia, poi abbiamo capito che ogni persona ha un colore preferito, che ce ne sono alcuni che ci aiutano ad armonizzarci con gli ambienti, altri che ci aiutano a star calmi, fino ad arrivare a capire che certi ambienti stimolano la creatività (e molti altri fattori), se sono decorati con contenuti e illustrazioni. In questa evoluzione, l’arte urbana ha un grandissimo ruolo e ha portato grandi risultati. Noi siamo felicissimi di poterci impegnare in questa direzione e continuare ad aprire porte.

Ogni vostro intervento è sempre documentato da reportage video e fotografici. Una storia nella storia che ha un’immensa capacità comunicativa e racchiude una grande poesia. Quanto è importante saper comunicare oltre che avere grandi idee e saper far bene? Che ruolo e potenziale hanno in questo senso, soprattutto per raggiungere i giovani, i nuovi media ed in particolare i social?

La documentazione è fondamentale, nulla è eterno, tanto più un murales. Se questa viene fatta in maniera creativa e ben curata, facendo attenzione a gestirne la poetica e il mood, questa crea un ricordo piuttosto concreto di quello che è stato un intervento. È fondamentale per l’artista, perché si rivede e si potrà rivedere tra 20 anni, per confrontarsi con se stesso, per ricordare e per farsi promozione, e lo è per il pubblico, per i fan, che ti seguono e che aspettano questi momenti, perché magari non sono riusciti a vivere live il progress del lavoro.

Oggi i canali social sono importanti per far conoscere il proprio lavoro, un artista non lavora mai esclusivamente per se stesso. Nel caso nostro, significa anche aprirsi a nuove opportunità. Noi preferiamo una birra al parco per parlare delle nostre cose e comunicare, ma usiamo molto i social per tenerci in connessione tra di noi quando siamo distanti. Sono utili, comodi, anche se spesso generano dinamiche penose e imbarazzanti. Come gruppo, usiamo i social per esporci, come un diario, un luogo virtuale dove mettere contenuti per tutti coloro che ci seguono, che hanno piacere di vedere cosa facciamo, come lo facciamo. Alla fine tutti noi traiamo ispirazione attraverso i social, dagli altri, ed è giusto contribuire a dare la propria visione delle cose, perché questa, in un dato momento, può essere utile a diverse persone. Noi cerchiamo di farlo a modo nostro, senza troppi compromessi. Negli anni, dati i nostri fini, abbiamo decisamente lavorato un sacco per curare i nostri canali, perché questi, anche se non vuoi, ti rappresentano in quel mondo dove tutti osservano gli altri, criticano, si perdono, per non vedere se stessi o per nascondersi in un “io” artificiale e modificabile per ogni occasione.

I nostri materiali di comunicazione sono sempre stati curati per passione, ci piace che trasmettano, per noi è essenziale che ogni cosa esprima qualcosa, ci divertiamo da morire a farli e ci viene bene solo perché non ci mettiamo mai a fare video o foto che non ci piacciono. Siamo un database infinito di immagini e di esperienze e noi ci teniamo a curare al meglio ogni singolo contenuto che carichiamo in questo magazzino.

Saper comunicare, rispondendo alla tua domanda, è indispensabile. I tanti linguaggi che abbiamo e quelli nuovi che ogni giorni nascono, sono la chiave per aprire le porte e arrivare alle proprie mete. Noi abbiamo dovuto imparare molti linguaggi, e se smettiamo di impararne e di stare al passo coi tempi, tutto si ferma. Se domani ci ritroviamo a vivere in Giappone e vogliamo cercare una merceria, possiamo cercare per giorni il negozio ad occhio, oppure imparare come si dice “Mi scusi, dove posso trovare una merceria?” nella lingua nazionale, o usare un traduttore o fare dei cartelli illustrati… Sicuramente, avere il giusto linguaggio per la giusta occasione aiuta ad essere diretti e ad arrivare in maniera chiara e profonda. Nell’avere in un telefono mille chiavi per mille linguaggi, sempre dietro e sempre perfettamente limate, stiamo comunque perdendo molte capacità, in quanto spesso, invece di capire o imparare, ci affidiamo a questa malata tecnologia, che ci controlla. Per assurdo in alcuni casi impara prima e meglio a conoscerci Google o YouTube, di noi stessi; basta vedere come sono in grado di capire i tuoi gusti con i loro logaritmi e a indirizzarti verso uno standard. Concludendo, ci fanno comodo per molti aspetti, ma sono sicuramente un buco nero.

Fare arte oltre che essere un sogno o una passione può divenire anche una vera professione. Mi sembra che voi ci siate riusciti, dotandovi di un team di professionisti che di solito non è facile da trovare nelle realtà artistiche locali. Avete capito che la vostra passione, poteva divenire una missione e vi siete dotati di una macchina per farla funzionare al meglio. È quindi possibile vivere di sogni e riuscire pure a far sognare gli altri? Quando un sogno diventa un lavoro non si rischia però di perdere in parte quell’autenticità legata all’istinto e all’improvvisazione in strada? Come riuscite a trovare il giusto compromesso per far convivere professionalità e passione in quello che fate?

Si deve vivere dei propri sogni e sì, dovremmo tutti impegnarci a far sognare gli altri! Sogni e intuizioni sono la base per uno sviluppo creativo ambizioso e potente. Se i sogni diventano un lavoro, significa che era il lavoro che sognavi di fare, in questo non c’è perdita di niente. Noi non sognavamo di fare gli street artist, non ci siamo mai impegnati in quella direzione. Noi sognavamo di lavorare per la realizzazione di grandi opere di valore e lo stiamo facendo. Non abbiamo limiti nel farlo, di conseguenza, per noi, ogni forma di espressione di fatto risulta anche un lavoro, anche se questo viene fatto in strada la domenica notte di nascosto.

Un lavoro non è composto solamente di soldi e progetti. Almeno non il nostro, per noi è lavoro anche andare in viaggio o in vacanza, perché da quelle nuove esperienze, nasceranno nuovi punti di vista, nuove riflessioni e di conseguenza, nuovi lavori. Dove va la mente, va l’energia. Noi l’abbiamo sempre direzionata al creare, che per noi, non è mai perdita di autenticità, soprattutto perché crediamo nel cambiamento e crediamo che questo sia la cosa più bella della vita. Se avessimo dovuto fare tutto il giorno la stessa azione, saremmo morti a 21 anni. Quindi, questo percorso nasce soprattutto da un’esigenza personale. Tornando a capo pagina, da un’insoddisfazione. Per noi è semplicemente la cosa più meravigliosa che siamo riusciti a creare e a sviluppare, ci diverte lavorare e ci appassiona allo stesso tempo. L’aspetto professionale nasce dopo, è un compromesso che serve per non ripetere gli stessi sbagli. Se ogni volta che impenni una bici cadi di culo in terra sei un principiante, ma quando, dopo tanti sforzi, impari a rimanere su una ruota, allora divieni un professionista. Quando riesci ad impennare e nel mentre, saluti tutte le ragazze che incontri (che bella scena!), allora sei diventato un professionista professionale! Tutto qui, noi semplicemente, essendo gran parte della nostra vita che facciamo questo, abbiamo sviluppato un’esperienza, che in qualche maniera, ci ha resi dei professionisti professionali in quel che facciamo 😉

Nei vostri muri si trovano spesso riferimenti al vivere il qui e l’ora, il presente. Ma se doveste pensare al futuro, quali sogni vorreste realizzare come crew e dove vorreste arrivare con il vostro progetto?

È nel presente che si genera il futuro, è nel presente che viviamo e possiamo fare cambiamenti, quindi, è sempre nel presente che dobbiamo ricordarci di vivere bene, con passione, con solidarietà, pace, amore, perché queste cause porteranno effetti meravigliosi nel futuro. I nostri sogni sono di continuare a crescere in salute condividendo questo pianeta con persone sempre più consapevoli e dedite al cambiamento, di poter creare valore ogni giorno, di non sprecare il tempo in cose futili e stupide, di saperci rinnovare e di continuare ad imparare, ad ascoltare, a vivere esperienze condivise. Il nostro progetto verte a questo, da sempre. Siate la strada dei vostri sogni.

EDFcrew

Nico Lopez Bruchi Direttore Artistico

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Per vedere i video dei vari interventi dell’EDF crew:

Canale YouTube ElektroDomestikForce

Testo di Francesca Nieri