50 anni fa il golpe contro Salvador Allende. Il muralismo cileno in Toscana come testimonianza viva

Salvador Allende

L’11 settembre 1973 è il primo “11 settembre” a sconvolgere il mondo, benché sia spesso più ricordato l’attentato alle Twin Towers del 2001 a New York che il colpo di stato in Cile contro il governo del presidente Salvador Allende. Tuttavia, non ha avuto meno conseguenze, in America Latina come in Occidente.

Con il colpo di stato in Cile di 50 anni fa contro il governo democraticamente eletto del presidente Salvador Allende, è iniziato a cascata un piano che ha portato al potere dittature militari in buona parte dell’America Latina, sotto la regia della CIA e di Washington. Ma pure in Italia ne subimmo gli effetti, per esempio Enrico Berlinguer comprese che al Partito Comunista Italiano mai sarebbe stato permesso di vincere le elezioni e governare, spingendolo quindi a cercare un compromesso, poi definito “storico” con la Democrazia Cristiana di Aldo Moro. Quello che successe dopo, è nei libri di storia.

Ma, restando al Cile, il colpo di stato contro Allende metteva fine all’esperienza di un governo d’orientamento socialista che stava avviando riforme radicali. Insopportabili per il presidente americano Nixon e il segretario di stato Kissinger furono in particolare le nazionalizzazioni a danno di multinazionali americane che depredavano le immense risorse minerali del paese andino.

Come scritto su FUL in un precedente articolo di Camilla Castellani nel Cile del 1970, il socialista Salvador Allende è candidato alla presidenza contro l’ex governatore Jorgi Alexandri, i cui intenti erano quelli di perseguire una politica conservatrice e liberista. Essendo quest’ultimo finanziato dagli Stati Uniti d’America, poteva permettersi una grande pubblicità sui giornali e manifesti di strada. Allende aveva ben pochi mezzi al confronto ma riuscì a coalizzare un movimento straordinario: in tutto il paese si formarono le cosiddette “Brigadas Ramona Parra”, gruppi di persone che a dieci a dieci realizzavano nelle città dipinti murali, riprendendo i colori del Cile e facendo ricorrere simboli di esaltazione popolare: la colomba che rimandava alla pace, le mani che richiamavano il lavoro, le spighe che rappresentavano l’agricoltura, o la stella rossa, simbolo del socialismo. Oggi soltanto uno di questi è sopravvissuto a Santiago del Chile.

Nessuno si aspettava che Allende avrebbe effettivamente vinto in quelle elezioni del 1970. Oltre alla sua formazione politica, Unidad Popular, è sostenuto da intellettuali, registi o del calibro di Pablo Neruda e Victor Jara. Allende governò soltanto pochi anni, poiché fu vittima del colpo di stato organizzato dal generale Augusto Pinochet, l’11 settembre appunto 1973 appunto, appoggiato della CIA e il consenso del presidente americano Nixon. Pinochet che iniziò una brutale repressione contro le opposizioni. Il regime, rimasto vegeto fino al 1990, si rese responsabile di gravi crimini contro l’umanità con decine di migliaia di cittadini assassinati, torturati o fatti sparire solo perché di sinistra o oppositori. Dichiarò anche illegali quei i murales pieni di colore e li fece rimuovere tutti, coprendoli di bianco.

L’ambasciata italiana rimase sempre aperta e organizzò la fuga di centinaia di cileni verso il nostro Paese. Chi riuscì a scappare da quella persecuzione si rifugiò nelle città di tutto il mondo, esportando l’arte murale in memoria di quei valori ormai repressi nel sangue. Decine di loro furono ospitati anche nella nostra città, in particolare a Bagno a Ripoli.

Come ricorda ancora Camilla Castellani: <<Nel 1978 a San Salvi, allora manicomio di Firenze, a cavallo dei giorni tra il 25 Aprile e il 1° Maggio, venne realizzato un murale in quello stile insieme a tutti i cittadini e alcuni esuli cileni. In quel murale trascrissero una poesia che Pablo Neruda dedicò specificamente alla città di Firenze e al suo Sindaco di allora Mario Fabiani: “La città”. La bellezza di questo tipo di murale sta proprio nel fatto che tutti possono partecipare alla sua creazione. A San Salvi come in Cile furono disegnati i contorni del bozzetto così che ognuno potesse riempire la sua parte di colore. Si respirava un clima di grande fermento, tanto che pochi giorni dopo fu approvata la Legge Basaglia (n.180), che segnò la fine della reclusione e della contenzione degli esseri umani nei manicomi>>.

Ancora oggi è possibile vedere quel poco che resta del murale, a San Salvi. Sul casottino semidistrutto di quello che era l’ex magazzino della Tinaia, si possono leggere alcune delle parole della poesia di Pablo Neruda.

Un altro importante murale si trova sul muro esterno della Casa del Popolo di Grassina, realizzato il 25 aprile 1975 dalla Brigata Rodolfo Boschi. Altro grande esempio di arte murale cilena in Toscana è a Pistoia. L’11 settembre 1976, durante un concerto degli Inti Illimani al parco di Monteuliveto, dove al tempo si svolgeva la Festa dell’Unità, il gruppo di artisti cileni della Brigada Pablo Neruda realizzò sulla parete della palestra comunale un grande murale nello stile dell’arte cilena tipica di quel periodo.

Guardare oggi quelle testimonianze di forza popolare, di quella forza sognante e desiderosa di diritti, parità e libertà per tutti, ci obbliga a una riflessione. Perché il neoliberismo, messo in discussione e sconfitto intellettualmente pure negli USA, nella sostanza continua a essere applicato in Europa e in Italia. Ma il neoliberismo, in quanto espressione politica e non solo economica, rende impossibile una società democratica. L’essenza di questo modello è la concentrazione della ricchezza in poche mani, quindi l’esclusione di tutti gli altri.

Se le immagini di Allende sono state portate in corteo nelle manifestazioni che hanno sconvolto il Cile nel 2019 contro le politiche economiche del governo, è segno che certi ideali di giustizia sociale e uguaglianza non sono stati totalmente seppelliti da 17 anni di dittatura. Come disse il presidente nell’ultimo discorso ai cileni, prima di suicidarsi dentro il palazzo della Moneta assediato dai militari traditori, <<…più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore>>.

Venceremos!