Cinema Nervi è un progetto di video arte che si propone di offrire punto di vista contemporaneo sull’opera di Pier Luigi Nervi .
Manifattura Tabacchi è stata teatro della mostra itinerante Pier Luigi Nervi Architettura come Sfida, una grande retrospettiva internazionale dedicata al più noto ingegnere italiano del Novecento. L’esposizione è frutto di un vasto progetto di ricerca e articola il suo percorso attraverso dodici progetti-icona di Nervi, a cui si aggiunge un contributo site-specific per la tappa fiorentina della mostra: Cinema Nervi ovvero un progetto di video arte che si propone di offrire un contributo contemporaneo e sperimentale alla mostra, un invito a osservare l’opera di Pier Luigi Nervi con un occhio nuovo.
Un progetto che nasce dalla volontà di NAM – Not A Museum, il programma d’arte contemporanea di Manifattura Tabacchi, di offrire un contributo inedito, specifico, e di ricerca ibrida tra le arti. Il progetto è a cura di Parasite 2.0 un collettivo formato da Stefano Colombo, Eugenio Cosentino e Luca Marullo, fondato nel 2010 con base a Bruxelles, Londra e Milano. Parasite 2.0 conduce ricerche e progetti che hanno portato a collaborazioni con importanti gallerie e enti, e a prendere parte a manifestazioni quali la Triennale Milano, la Biennale di Venezia, e il MAXXI, solo per citarne alcuni. La loro ricerca è volta a indagare lo stato dell’habitat umano attraverso un ibrido di architettura, design e arte e sposa dunque alla perfezione alcuni punti cardine del manifesto di NAM – Not A Museum: dall’interdisciplinarità dei linguaggi contemporanei all’abolizione dei confini tra le arti fino all’arte pubblica e soprattutto al principio di contrarietà rispetto alla mera contemplazione in favore dell’esperienza.
Proprio dall’idea che l’arte, in ogni sua forma e di ogni epoca, debba essere fruita e sperimentata per trovarvi le nuove basi della produzione, nasce l’idea di Cinema Nervi: un invito a guardare con un occhio diverso l’architettura di metà del secolo scorso fino a stravolgerne la visione più classica e canonizzata. Rompere dunque lo schema di pensiero ortodosso e accademico secondo cui i grandi sono intoccabili: i cosiddetti maestri sono stati dei precursori, hanno infranto le regole comuni offrendo uno squarcio da cui guardare oltre. Farne degli idoli sacri, intoccabili significa cristallizzarli, mummificarli, fare del loro lavoro un reperto non più utilizzabile.
Da questo principio nasce dunque l’idea di rileggere l’opera di Nervi in chiave contemporanea e interdisciplinare attraverso la contaminazione dei linguaggi espressivi, il digitale, i software e i linguaggi video, che negli ultimi anni stanno trovando un’applicazione crescente anche nell’architettura, con una conseguente evoluzione formale e plastica senza precedenti. Un’evoluzione che Nervi ha in qualche maniera preceduto già a suo tempo, sebbene non avesse la possibilità di sperimentare in ambiente digitale.
E proprio il digitale è il terreno comune su cui si muove la ricerca architettonica o l’indagine artistica delle figure che il collettivo ha voluto coinvolgere nel progetto, non solo per restituire una visione contemporanea e futuribile dell’architettura di Nervi, ma anche per ipotizzare nuovi possibili scenari di integrazione dell’eredità nerviana nel tessuto sociale e culturale delle città attuali, come nel caso della stessa Manifattura Tabacchi o del futuro dello stadio Artemio Franchi a Firenze. Temi sensibili ma che devono essere argomento di discussione partecipata e partecipativa, frutto di una ri-appropriazione affatto indebita di un’eredità comune.
Nello specifico il progetto di Parasite 2.0 prende ispirazione da una delle opere più care al Maestro, il Cinema-Teatro Augusteo di Napoli, architettura che ha dato l’idea di una piattaforma cinematografica come scenario dell’intero progetto e ha visto coinvolti cinque diversi studi di architetti, designer e artisti internazionali: Lucia Tahan (Berlino), Clube (San Paolo), The Pleasure Paradox (Milano, Amsterdam, Amburgo, Rotterdam), Anabel Garcia-Kurland (Londra) e Alessio Grancini (Los Angeles), chiamati a reinterpretare alcune architetture nerviane attraverso il video e i linguaggi digitali, strumenti inconsueti per la progettazione nel periodo di Nervi.
Gli edifici reinterpretati sono rispettivamente il Palazzo del Lavoro a Torino, l’Ambasciata Italiana a Brasilia, lo Stadio G. Berta (oggi Artemio Franchi) e Manifattura Tabacchi a Firenze, la Sede Unesco a Parigi; si tratta di edifici progettati inizialmente per accogliere funzioni molto diverse tra loro, dalla politica, alla produzione, allo sport, e che oggi si ritrovano all’interno di un contesto urbano e sociale completamente diverso.
Gli artisti, tutti architetti, sono accomunati dalla costante ricerca e dall’utilizzo del mezzo video, interpretato in maniera personale e usato in questo contesto come chiave per rileggere alcune architetture degli anni Cinquanta nel contesto attuale; hanno analizzato le opere selezionate cogliendone alcuni aspetti essenziali, e proiettando su di esse nuovi significati e visioni dimostrando quanto oggi siano sottovalutate rispetto alle potenzialità che possono ancora esprimere. Obiettivo iniziale è stato perciò quello di veder svanire alcuni elementi tipici e ritenuti imprescindibili dell’architettura nerviana e dell’architettura in generale quale la staticità, alla ricerca di nuovi scenari, nuovi significati e nuove visioni, fino ad arrivare a una rivalutazione strutturale complessiva e a una nuova visione di architettura come forma d’arte. Il risultato ha dato alla luce cinque opere video, ognuna espressione dell’arte ibrida di ogni singolo artista o collettivo coinvolto, opere virtuali fruibili in uno spazio ovviamente digitale, quello di IGTV di NAM – Not A Museum e del canale YouTube di Manifattura Tabacchi.
Clube ha realizzato A bruta flor do querer, un video-collage, creato in collaborazione con Martinica Space, che riprende e rimescola Brasilia e le sue contraddizioni, come l’architettura di Nervi nell’Ambasciata italiana, grazie all’uso di metaforiche grafiche sovrapposte.
The Pleasure Paradox con Digital Collective Memory indaga l’influenza accelerata del fenomeno Digitale sulle implicazioni socio-economiche collegate alla conservazione dei monumenti moderni del XX secolo, a partire dallo stadio Artemio Franchi (ex Berta) di Firenze.
Alessio Grancini ha prodotto Indexing the city, una sequenza di videoarte, composta da immagini fotografate in tempo reale nel campus urbano di Manifattura Tabacchi, e adotta l’Intelligenza Artificiale come narratore riflettendo sulla forza e l’importanza dei dati come una nuova valuta e linguaggio.
Lucia Tahan ha registrato il video in un quartiere periferico di Madrid costruito negli anni ’60, tra palazzi moderni e case popolari, inserendo l’effetto di realtà aumentata che riproduce la struttura modulare iconica del Palazzo del Lavoro, che è diventato anche un filtro Instagram, mostrando così il contrasto tra l’eclettica banalità dell’area e la sua geometria.
Infine Anabel Garcia-Kurland reinterpreta l’edificio dell’UNESCO a forma di “Y”, precoce esempio dell’espressione estetica di Nervi e ne celebra la ricerca matematica di un sistema di ritmo geometrico; grazie una serie di animazioni 3D indaga le forme progettate che hanno fatto pulsare il cambiamento nelle città nel XX secolo.