L’architetto Luca Baldini, co-fondatore insieme al fratello Marco dello Studio Q-Bic, racconta il progetto di riqualificazione della ex Manifattura Tabacchi. Oggi è il simbolo di una Firenze contemporanea, diversa dal centro storico*.
«Entrambi amiamo la progettazione e la creatività. Non ci piace seguire le convenzioni». Esordisce Luca Baldini quando gli viene chiesto della passione per l’architettura e il design che hanno spinto lui e suo fratello Marco ad aprire lo Studio Q-Bic. «Siamo curiosi. Spesso troviamo ispirazione oltre i confini nazionali, senza però rinnegare la nostra tradizione fiorentina». Cresciuti in Toscana, negli anni hanno contribuito con le loro idee alla progettazione degli interni di diversi locali e ristoranti di Firenze.
«I nostri genitori lavoravano in ambito gastronomico. Forse è proprio questa loro passione per il food, che ci hanno trasmesso, che ci porta spesso a lavorare alla progettazione di ristoranti e bar». Oltre agli ambienti prettamente gastronomici, Luca e Marco si sono occupati di allestimenti temporanei e presentazioni di campagne pubblicitarie per aziende che avessero la necessità di distinguersi dalla massa. Queste esperienze hanno stimolato i fratelli Baldini alla ricerca, allo studio e all’originalità continua, senza assecondare scelte azzardate che puntano ad attirare un’attenzione immediata che cede spesso alla noia.
Osservando gli interni dei locali già aperti in Manifattura Tabacchi non può che nascere una riflessione sul minimalismo. I colori prevalenti sono pochi, così come i contrasti. Come dice Luca: «Gli spazi devono essere abbraccianti e accoglienti senza stancare. L’occhio deve rilassarsi. Tuttavia il singolo elemento di contrasto va inserito per dare frizzantezza all’ambiente».
Al momento lo Studio Q-Bic è coinvolto nella progettazione e realizzazione di un masterplan che sintetizza le idee arrivate da diversi studi architettonici – tra cui lo studio SANAA di Tokyo – per il recupero di alcune zone della Manifattura Tabacchi.
Baldini ritiene la Manifattura un unicum a Firenze, un complesso industriale che spicca in contrasto con gli edifici signorili tipici della città. «La Manifattura Tabacchi punta a essere una Firenze contemporanea, diversa dal centro storico. Il nostro obiettivo è ripulire la struttura senza stravolgerla, aggiungendo nuovi elementi in prospettiva della nuova funzionalità che assumerà l’edificio». Perfino la scelta dei materiali adottati non è casuale. L’utilizzo di un mono-materiale, il ferro nero, come elemento caratterizzante della struttura è un richiamo al passato dell’edificio, i cui macchinari erano principalmente in ferro nero.
La zona verde presente all’interno del complesso di edifici è altrettanto sorprendente. «Gli spazi aperti prima erano utilizzati solo per scopi logistici, quali carico e scarico merci. Abbiamo dovuto disegnare il verde da zero. Con Antonio Perazzi, architetto paesaggista, abbiamo creato un giardino sul tetto dell’edificio B11, inoltre c’è molto verde anche tra le pedane».
Osservando il giardino non si può non chiedere a Luca se ritiene possibile incrementare le zone verdi presenti nelle città italiane, magari seguendo lo stesso concetto adottato per la Manifattura Tabacchi. «È una tematica complessa. Le amministrazioni faticano a disporre zone verdi a causa dei costi e delle spese di mantenimento che esse comportano. Per superare questo problema si potrebbe lavorare in modo più naturale, con piante più resistenti e selvatiche che richiedono meno attenzioni rispetto a piante più delicate».
Per rendere l’area più sostenibile tutta la zona diventerà pedonale, dando vita a una piccola città a passo d’uomo. «Ormai le città sono fatte a settori. La Manifattura vuole scardinare questo concetto. Vuole essere un luogo dove è possibile vivere tutto il giorno, un luogo dove si può trovare di tutto».
Infatti, oltre ai diversi locali già aperti, quali bar, centro culturale, alcuni uffici e la nuova sede del Polimoda, la Manifattura Tabacchi ospiterà anche un hotel, uno studentato, diversi negozi e sarà collegata con il centro città attraverso la linea tranviaria T4 in progettazione.
Foto: ©Alessandro Fibbi
*Articolo realizzato dalla nostra redazione per T-Magazine