Dal calcio alla vite: la nuova avventura (in campo) di Dario Dainelli

Cantina Dainelli

Dal campo, per giocare a pallone. Al campo, per coltivare la vite. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Lo sa bene Dario Dainelli, storico capitano della Fiorentina, che dopo il ritiro dal calcio giocato nel 2019 si è lanciato a capofitto sull’altra sua grande passione: il vino. È così che in poco tempo, puntando anche sui giusti compagni di squadra, la “Cantina Dainelli” di Cerreto Guidi sta diventando una bella sorpresa nel panorama vinicolo toscano.

Dario Dainelli

Partendo dal presupposto che uva e vino sono capaci di dare buoni frutti solo se si mettono radici, non solo il naso nel bicchiere, per lanciare il suo nuovo progetto capitan Dainelli ha messo su una formazione… da Champions League. I leader dello spogliatoio? O meglio, della cantina? Attilio Pagli, tra i più rinomati enologi d’Italia, così come il pittore Giovanni Maranghi. Un colpo di fulmine quello tra Dainelli e l’illustratore toscano, a cui è stata affidata l’ideazione della visual identity dell’azienda. Proprio grazie a lui, la storia e gli obiettivi dell’ex calciatore viola sono stati infatti impressi in un segno grafico di grande impatto, che traduce il desiderio di sperimentare senza rinunciare a un tocco territoriale, pur sempre rispettoso della tradizione. Con Pagli, invece, a coordinare la parte produttiva.

Il legame fra vino e arte è da sempre caro anche a chi ha ospitato la presentazione della “Cantina Dainelli” dello scorso 26 maggio: il celebre ristorante Golden View, che nel suo ventesimo anniversario ha rinnovato ulteriormente il rapporto indissolubile fra il pennello e l’oro di Bacco con esposizioni, eventi dedicati e bottiglie di nicchia. Il merito va al patron Tommaso Grasso e al wine manager Paolo Miano, accoglienti Anfitrioni della giornata che ha portato a due passi da Ponte Vecchio addetti ai lavori fra food, wine e sport. In abbinamento ai vini, ovviamente, la cucina dello chef di casa Paolo Secci, che ha realizzato un menù ad hoc per esaltare ogni calice.

Vini Dainelli

Questi i quattro abbinamenti che abbiamo provato:

Daino in Bolla
La degustazione proposta da Golden View parte con delle capesante marinate alla griglia, asparagi, soia e miele di rosmarino, servite insieme al Daino in Bolla. Un rosato frizzante da metodo ancestrale, fermentato in bottiglia in modo naturale, con uve 100% Sangiovese. Nell’etichetta il “Daino” Dario Dainelli viene messo letteralmente in “bolla” da una livella. 

La Sbronza
Un’ansonica dell’Isola del Giglio, in parte macerata e in parte vinificata a grappolo intero, dà vita a La Sbronza. I suoi filari si arrampicano eroicamente su terrazzamenti a picco sul mare e non è un caso quindi che gli abissi siano protagonisti nell’etichetta. Ad accompagnarlo degli spaghetti di Muggine mantecati al burro di Normandia e fumetto al lemongrass.  

Cantina Dainelli

L’Intruso
Base Sangiovese, con una piccola parte di Malvasia Nera, L’Intruso è un rosso sorprendente che ben si abbina alla tartare di Fassona con fonduta di parmigiano, chiodini saltati e tuorlo d’uovo dry preparata dallo chef Paolo Secci. L’Intruso è naturalmente la Malvasia Nera, che ben completa il classico bouquet del Sangiovese, ma anche il leitmotiv dell’etichetta del vino.

Rude
A base di uve 100% Sangiovese (in parte a grappolo intero) vinificate in cocciopesto, il Rude è figlio di un lungo affinamento in anfore di terracotta, come si può apprezzare pure nella libera interpretazione di Maranghi. Abbinato a un medaglione di vitello bardato con pancetta del Frittelli, agretti al burro e purè di patate, quest’ultimo vino finisce per risultare molto più morbido che rude. A discapito del suo nome.

Foto di Luca Managlia

Golden View