Elliott Erwitt a Villa Bardini

Elliott Erwitt

FUL ha visitato la mostra fotografica dedicata al grande fotografo statunitense, c’è tempo fino al 22 gennaio e il consiglio è quello di non perdersela.

La mostra Elliott Erwitt Photographs, inaugurata lo scorso 20 ottobre a Villa Bardini (Costa San Giorgio 2), è l’occasione per conoscere o riscoprire il genio, l’ironia e lo sguardo surreale di uno dei più grandi fotografi del Novecento. Un testimone della contemporaneità che alcuni scatti iconici lo hanno reso celebrità in tutto il mondo. Tornato a Firenze, dopo quasi 20 anni, questa retrospettiva è un omaggio al grande maestro della fotografia, promossa da Fondazione CR Firenze e Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, a cura di Biba Giacchetti, con il coordinamento di Melissa Camilli e Francesca Lanuara, in collaborazione con Sudest57.

Per FUL ho visitato il percorso espositivo e il mio consiglio per tutti è di visitarla, c’è tempo fino al 22 gennaio 2023.

A Villa Bardini si celebra la lunga vita professionale del fotografo, che ha compiuto quest’anno 94 anni, con l’esposizione di circa 70 scatti. Erwitt, nato a Parigi nel 1928, da genitori russi, in seguito si è trasferito negli USA e ha vissuto tra New York e Los Angeles. Le sue fotografie offrono uno spaccato della storia e del costume del Novecento attraverso ritratti a grandi star del cinema, potenti del mondo, che vanno oltre i personaggi mostrando la loro intimità e umanità. I miei preferiti, ovviamente, un sognante Ernesto Che Guevara e una dolce Marilyn Monroe.

Le foto esposte, scelte accuratamente dalla curatrice Biba Giacchetti insieme allo stesso Erwitt, propongono sinteticamente i suoi tratti distintivi, che raccontano la realtà con leggerezza, lasciando allo stesso tempo tracce profonde. I capolavori di Erwitt nascono dalle situazioni più diverse, costruite sul lavoro, ricerche personali, casuali e familiari. In mostra si incontrano i famosi ritratti, Che Guevara che sorride mentre fuma, Kerouac, Marlene Dietrich, Fidel Castro, e ancora fotografie che hanno fatto la storia. C’è John F. Kennedy e poi Jackie Kennedy al suo funerale dopo l’assassinio del presidente americano a Dallas nel 1963. O ancora il diverbio tra Richard Nixon e Nikita Krusciov a Mosca, in cui il dito puntato di Nixon lo fa apparire quasi minaccioso, alterando la percezione di chi lo osserva. Nixon in seguitò usò proprio quella foto per la sua campagna elettorale ma Erwitt ne fu offeso, protestando con il presidente americano per l’uso improprio dell’immagine!

Di grande impatto per il visitatore anche una foto scattata in North Carolina nel 1950, dove è evidente la segregazione razziale che caratterizzava gli stadi del sud.

In merito ai celebri scatti di Marilyn Monroe, diva che Erwitt conosceva bene e che ci restituisce in una versione insolita, come nel famoso scatto in cui appare pensosa, priva di pose e maschere. Oppure nel pieno del suo personaggio all’interno del set di The Misfits, che segnò la fine di un’epoca, la fine del suo matrimonio con lo sceneggiatore del film Arthur Miller ma anche l’ultimo film con Clark Gable, che morirà poco dopo le riprese.

Il parallelo tra Che Guevara e Marilyn è improbabile ma mi è naturale visitando la mostra. Penso a queste due icone “giovaniliste”, il guerrigliero argentino e l’attrice di Hollywood che entrambi hanno avuto gli occhi addosso della CIA. La diva era sospettata dai servizi segreti americani di idee comuniste, il “Che” aveva reso Cuba una spina nel fianco per l’Imperialismo di Washington. Moriranno entrambi troppo giovani, lei nel 1962, lui nel 1967. Nessuno dei due vedrà gli sconvolgimenti politico-sociali-culturali del ’68, ma mi piace immaginare che ne sarebbero stati complici!

Nel percorso espositivo anche le foto dei suoi amati cani, metafora del genere umano a cui Erwitt ha dedicato numerosi libri. L’artista sceglie l’insolito punto di vista del cane per alcuni servizi di moda su calzature, che entrano nella storia della fotografia: il celebre scatto del chihuahua in maglioncino, o il cane sospeso al guinzaglio del suo padrone. Onestamente questa è la parte espositiva che ho trovato meno interessante, a mio modesto parere nulla toglie e nulla aggiunge alla sua arte.

Il romanticismo di Erwitt esplode poi in un portfolio di immagini dedicate all’amore, con scatti rubati tra l’Italia, Parigi e la California. Fra queste, il bacio di due innamorati riflessi nello specchietto dell’auto al tramonto, curiosamente rimasta a lungo nel suo archivio e riscoperta in tempi recenti diventata iconica. Ci sono poi foto private, come quella alla sua primogenita Ellen, ancora neonata osservata nel letto dalla madre.

“Elliott Erwitt non è solo l’autore delle immagini – racconta la curatrice Biba Giacchetti, sua collaboratrice per 25 anni – è anche il curatore della collezione, che ha scelto pezzo per pezzo insieme a me, per poi stampare personalmente ogni fotografia e creare un percorso che fosse il concentrato della sua genialità ed ironia, del suo sguardo sul mondo, dai suoi cani antropomorfi ai potenti della terra, dalle grandi star del cinema, una su tutte Marilyn, ai suoi bambini, un compendio unico di umanità leggerezza e profondità. Elliott Erwitt Icons non sono solo le immagini più celebri della lunga carriera di Erwitt, sono anche le immagini che lui ha amato di più”

Chiudono il percorso espositivo gli autoritratti di Erwitt, che trasmettono quanto lui ami prendersi gioco di sé, e un filmato esclusivo di Hudson Lines, girato a casa di Erwitt, in cui il fotografo si racconta, svelando ampi aneddoti e retroscena.

www.villabardini.it

Foto: © Elliott Erwitt