“L’estate sta finendo/ E un anno se ne va…” cantavano i Righeira. Ma i turisti invece restano e arricchiscono Airbnb! È questo il destino economico della nostra città e regione in un’epoca di declino occupazionale?
<<L’estate sta finendo e un anno se ne va. Sto diventando grande, lo sai che non mi va>>. Le parole dei Righeira nel 1985 sono il simbolo di un’epoca perduta per sempre. La nostra regione era uno dei motori economici d’Italia, il turismo era una presenza costate ma non asfissiante. In un precedente articolo dedicato all’overtourism abbiamo scritto il nostro pensiero come Redazione in un anno, il 2024, dove in tutte le principali destinazione turistiche si è aperta una riflessione sul tema.
Per EURISPES solo a Firenze gli affitti brevi generano un giro d’affari di circa 2 miliardi di euro, con un flusso annuale di tassa di soggiorno per le casse comunali di 71 miliardi (dato 2023, 77 miliardi stimati per il 2024). Airbnb da sola nel 2023 ne ha versati oltre 14 miliardi, pari al 20% di quanto versato dai 393 hotel cittadini. Secondo l’istituto di statistica, Firenze non sarebbe nella top 10 delle mete più afflitte dall’overtourism, guidata oggi da Venezia e Dubrovnik.
Per quanto riguarda l’offerta di affitti brevi, la Toscana è la prima regione italiana per alloggi disponibili. Sono ben 108mila e costituiscono un settimo di tutta l’offerta nazionale, davanti alla Sicilia e alla Lombardia. Sempre la Toscana è in testa per quanto riguarda il giro d’affari: 1,3 miliardi di euro.
Tuttavia il turismo, rispetto a questo giro d’affari, lascia poca ricchezza rispetto alle potenzialità, fluisce nelle tasche di pochi ma le esternalità negative – inquinamento, consumo di acqua, ecc… – sono a carico di tutti i cittadini. Del tema, così come la ricerca continua di location “instagrammabili” se ne sta occupando da anni la rivista culturale The New Yorker, così come i quotidiani The New York Times e The Guardian per citarne un paio dei più famosi.
Perché un’economia basata sul turismo non è un bene.
Un’economia trainata dal turismo è tossica per più di un motivo, soprattutto perché è sempre a rischio di congiunture e a Firenze lo sappiamo bene cosa è successo durante la pandemia.
L’overtourism è come se l’economia fosse trainata solo dalle esportazioni, non è controllabile ed è pure inaffidabile, soprattutto con il cambiamento climatico molte località stanno diventando off limits d’estate. Tutti gli studi sul surriscaldamento globale stanno inserendo il bacino del Mediterraneo in cima alle mappe del rischio.
C’è poi l’aspetto del basso valore aggiunto, nel settore turistico spesso troviamo condizioni di lavoro sottopagate. Questo perché molti servizi sono a basso valore aggiunto e di conseguenza l’occupazione creata resta precaria. La crescita trainata dal turismo è essenzialmente un vantaggio per pochi rispetto al totale della popolazione del luogo, sulla quale ricade lo sfruttamento delle risorse.
C’è poi l’aspetto della rendita da speculazione immobiliare che ha generato l’inflazione per gli affitti. Lo sanno bene i lavoratori che devono fare sacrifici e gli studenti fuori sede che fanno svenare le famiglie. Il sistema degli affitti brevi ha svuotato centri storici ed espulso cittadini dal territorio: a Firenze sono 30 mila residenti in meno in soli 20 anni. È una perdita di abitanti, attività commerciali storiche e anche d’identità. Allo stesso tempo il sistema crea indebitamento e fragilità finanziaria.
La turistificazione punta alla produzione di beni e servizi a basso valore aggiunto privati, trascurando la tutela dei servizi pubblici e i beni comuni. Ricordiamo che l’UNESCO ha minacciato d’inserire la città di Venezia nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità in Pericolo a causa dell’overtourism!
In conclusione di articolo e di argomento per FUL, la “turistificazione dell’economia” riguarda un modello di crescita precario, che favorisce la rendita privata e fa ricadere su tutti le esternalità negative, un chiaro esempio di modello neoliberista: profitti per pochi, perdite per tutti gli altri.
La Toscana, una regione che ha perso peso economico, dinamismo e grandi aziende, segnata da tavoli di crisi e impoverimento (stiamo diventando il “nuovo Sud”?) deve capire se ha un destino diverso da quello che sembra prospettarsi come inevitabile.
Cover Photo: ©Alan Piper