FUL is back! Era da un po’ che mancavamo dai locali più malfamati della città e dalle piazze della famigerata “movida”, che poi la chiamano così solo i giornali per vendere mezza copia in più (noi siamo a gratisse e andiamo in culo a tutti, tiè), ma chi vive a Firenze sa che qui c’è tutto fuorchè la movida… anche per colpa di tre tizi che non riescono a dormire e perché basta fare una foto a uno che piscia su una chiesa (speriamo comunque che esista un Inferno per questi blasfemi imbrattatori del bello) per minacciare di chiudere tutti i locali della città. Ma invece di chiudere, perché non aprire? Aprire più bagni, per esempio… dopo le due non se ne trova uno a giro, ho visto rampolle di nobili famiglie fiorentine millenarie acquattate nei vicoli tra una macchina e l’altra, sperando invano di non essere viste… e poi adesso vogliono pure mettere 400 euro di multa per chi la fa in strada! Il mondo va alla rovescia… dovrebbero multare chi non sa gestire la città, piuttosto.
Ma stiamo divagando, anzi delirando: la notizia era che FUL è tornato, con un nuovo numero (il 13, alla faccia della scaramanzia), e che lo potrete trovare a giro per la città oppure online qui
Non faccio per dire, ma è il miglior numero di FUL uscito fino a oggi, almeno fino al prossimo che mi hanno detto sarà ancora meglio. Eh, siamo bravi, lo so…
Un numero che va contro gli stereotipi. Un po’ per abitudine, un po’ per pigrizia, un po’ perché non abbiamo di meglio da dire, per riempire un silenzio, spesso (troppo!) ragioniamo per luoghi comuni, e così ci limitiamo molto nella nostra capacità di pensare e di agire.
E alcuni di questi luoghi comuni riguardano proprio Firenze, e i fiorentini: polemici, sempre insoddisfatti, un po’ chiusi, e che non si lasciano mai sfuggire l’occasione per “l’infamaha”, la battuta un po’ cattivella. Si dice che in questa città non si riesca mai a “fare sistema”, che ognuno preferisca coltivare il suo orticello e che in fondo in fondo, in cuor suo, non si dispiaccia troppo se al vicino va un po’ male. Guelfi e Ghibellini stavano qui no? E poi a loro volta si dividevano in altre fazioni…
Ecco, a noi di FUL gli stereotipi non sono mai piaciuti: cerchiamo sempre di dimostrare che in questa città, spesso descritta come un dormitorio, dove non si muove mai nulla, ci sono invece tante storie da raccontare, che ci sono tante persone piene di idee e di progetti, che sognano a occhi aperti ma non solo, che si impegnano per realizzarli, questi sogni. Come, in fondo, proviamo a fare anche noi…
E allora, “facciamo sistema”, davvero: perché la varie realtà emergenti a Firenze, perché i vari artisti, fotografi, musicisti, stilisti, scrittori, imprenditori, non si uniscono per dare vita ad un progetto più grande, che vada davvero oltre, che sia qualcosa di più di una semplice somma di addendi?
Noi lanciamo la sfida, sperando che qualcuno la raccolga. Contattateci, raccontateci le vostre storie: siamo sempre dalla vostra parte, se la pensate così. Perché no?
E anche in questo numero di FUL troverete alcune di queste storie, storie di sfide, di persone che hanno pensato: anche io posso farcela, non mi importa se tutti mi danno di “grullo”, non mi importa se tutti hanno sempre fatto in un altro modo, non importa se tutto sembra darmi contro.
Come dicono i Red Hot Chili Peppers, in una bellissima canzone (non vi diciamo il titolo: andatevela a cercare!), «meglio pentirsi di qualcosa che si è fatto, che di qualcosa che non si è fatto».
E allora… provateci anche voi!
DANIEL C. MEYER
P.s.: Un grazie speciale, molto sentito, ai ragazzi della redazione: a chi ha contribuito, e a chi a questo giro è rimasto ai box, sempre tifando per noi. Senza di voi non saprei neanche da dove cominciare… grazie!!!!
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