Il Covid-19 a Firenze e la ricostruzione della nostra vita sociale

L’impatto più dannoso che il Covid-19 potrebbe avere sulle nostre vite non è il virus in sé, ma la crisi dei sistemi sociali di cui facciamo parte.

In questi giorni tutti abbiamo visto una Firenze semi-deserta per timore del contagio e mancanza di turisti, con effetti negativi a cascata su tutta la città. Percepiamo la sofferenza dell’economia dovuta a questa situazione di isolamento, ma c’è un altro impatto che dovrà essere valutato: la tenuta delle nostre reti comunitarie. Questo poiché le epidemie, come le guerre, innescano meccanismi che il giornalista britannico Nafeez Ahmed ha definito “dinamiche di collasso sociale”. 

Con uno scenario di allarme che ha condizionato la nostra quotidianità, quando torneremo a frequentare centri di formazione, manifestazioni, impianti sportivi, locali e concerti, quale sarà il nostro spirito? Temeremo un “contagio da ritorno”?  Oltre a contare i danni, e saranno ingenti (ci sono attività che vanno in difficoltà con due settimane di mancati incassi, figuriamoci un mese), dovremo fare i conti con il nostro vivere gli spazi della città e la sua capacità di aggregazione.

Passata l’emergenza, potremmo essere costretti a ripensare il nostro concetto di comunità e realizzare che per troppo tempo abbiamo preteso risposte individuali per problemi pubblici. Anche i social hanno contribuito a questo atteggiamento, qualcuno ha scambiato il “like” per una forma di partecipazione attiva.

A Firenze, nello specifico, c’è da porsi qualche domanda in merito al modello economico troppo sbilanciato sul turismo. Un modello che ha generato la conseguenza di un centro storico di seconde case consegnate all’attività ricettiva e svuotato del suo tessuto sociale originale. Con l’80% delle disdette nelle strutture alberghiere, senza questa presenza costante considerata flusso eterno, quasi familiare, abbiamo trovato irriconoscibili luoghi che frequentiamo da sempre. 

Allo stesso modo la diffusione del contagio ha messo a nudo anni di tagli alla sanità pubblica. È anche a causa della riduzione dei posti letto negli ospedali che oggi si chiede a tutti noi una drastica assunzione di responsabilità verso quella parte di popolazione più a rischio. L’eccessivo numero di ricoveri potrebbe far collassare il sistema sanitario nazionale.

Un ultimo aspetto riguarda la politica. Il Covid-19, con gli italiani trattati come appestati e untori del mondo, magari ci farà vedere sotto lente diversa i seminatori di paura nostrani. Verrà finalmente smascherato quel noto politico italiano che è stato il principale diffusore del virus dell’odio nel nostro paese? Un virus che dalla Francia alla Polonia, dall’Italia all’Ungheria, passando per la Brexit, ha iniziato a infettarci ben prima dell’arrivo dell’epidemia. Oggi con i locali chiusi, i negozi vuoti e l’auto-quarantena di molti, riflettiamo su come sarebbe l’Europa autarchica che tanto piace alla nuova destra sovranista. Ci sentiremmo tutti stranieri “a casa nostra”, non saremmo più sicuri ma solo più tristi.

Foto di Alessio Li (IG: @alessiochao).