Il Ramadan e la moschea di Firenze di cui ancora non conosciamo le sorti.

Venerdì 27 maggio non è stato il solito venerdì di preghiera in Piazza de’ Ciompi a Firenze. Proprio quel venerdì è iniziato il Ramandan, il mese del digiuno rituale per i musulmani. Per un mese (scalato rispetto al nostro calendario in quanto il calendario religioso segue le fasi lunari) ai fedeli musulmani è consigliato astenersi dalle attività del corpo come mangiare, bere, lavorare, ecc dall’alba fino al tramonto. Il mese di Ramadan è il mese sacro per eccellenza, la cui osservanza è uno dei cinque pilastri dell’Islam, ed è infatti rispettato anche da chi generalmente non è praticante il resto dell’anno.

 
Il digiuno come mezzo per rafforzare la propria fede era una pratica già diffusa per altre occasioni sia nelle zone di prima islamizzazione sia per le altre due religioni rivelate, Cristianesimo e Ebraismo. La pratica si è evoluta nel tempo, oggi deve fare i conti con la frenesia della vita di tutti i giorni, ma il suo significato è rimasto sostanzialmente invariato. Il Ramadan è un mese di riflessione religiosa, di manifestazione della fede, individuale e collettiva, un momento di grande senso di comunità poiché il digiuno annulla le distinzioni sociali, è dunque un modo per rinsaldare i legami tra fedeli.
Il 27 maggio, quindi, per la Comunità islamica fiorentina, come per tutte le altre, è stato un momento importante. Non solo a livello religioso, anche a livello di integrazione [migliorare eventualmente] cittadina. Il giorno di inizio del Ramadan per il 2017 era stato indicato dall’Imam di Firenze Izzedin Elzir come data cruciale entro la quale avere delle risposte concrete in merito alla costruzione della prima moschea fiorentina.

Da anni ormai, la costante crescita della comunità dei fedeli musulmani fiorentini ha reso inadeguata l’attuale moschea in Borgo Allegri. Nei giorni di maggiore affluenza, in particolare il venerdì, alcuni fedeli si ritrovano a pregare sul marciapiede. Se quindi le preghiere settimanali pongono dei problemi logistici, figurarsi quelle del mese di Ramadan. Inoltre è abitudine celebrare in compagnia l’iftar, il momento dell’interruzione quotidiana del digiuno che avviene dopo il tramonto, in compagnia consumando un pasto collettivo se possibile in moschea. Già da tempo ormai, l’individuazione di un nuovo posto da trasformare, o eventualmente sul quale edificare, una nuova moschea e centro culturale islamico è priorità assoluta. Proprio per questo motivo a dicembre scorso l’Imam aveva promesso che per il Ramadan 2017 le cose sarebbero cambiate e che i fedeli avrebbero avuto un nuovo posto nel quale pregare.
Al progetto hanno lavorato assiduamente i responsabili delle tre sale di preghiera islamiche del Comune di Firenze, i portavoce dei fedeli e l’Imam in collaborazione con il Sindaco e gli assessori comunali. Dal dicembre 2016 (ma in realtà anche da prima) tanti siti, lotti, zone, aree sono stati vagliati, valutati e poi, sfortunatamente, scartati.
In alcuni casi problemi di fattibilità strutturale erano irrisolvibili, in altri si è rivelata essere una questione politica più che logistica.
Il primo esempio di questo è avvenuto proprio a dicembre 2016, a proposito l’area individuata in Viale Europa. Dopo aver identificato una zona che sembrava adeguata, aver preso accordi con il Comune e congiuntamente valutato la fattibilità, il terreno in questione è stato messo all’asta. La Comunità ha fatto un’offerta di acquisto, che però è stata battuta da un’altra offerta sproporzionatamente più sostanziosa fatta da un ente che ha preferito rimanere anonimo.

Caserma Gonza

La frustrazione per tutto il lavoro svolto, e anche per le alte aspettative che si erano create, si è resa evidente nell’incontro pubblico avvenuto il 14 marzo scorso proprio nella moschea di Borgo Allegri. In quell’occasione fuori dall’ordinario, il Sindaco invitava a non perdere la pazienza e a continuare a lavorare per trovare una soluzione.
Quella stessa sera, dalle colonne del Corriere Fiorentino emerse che il Comune stava vagliando l’ipotesi di realizzare la moschea nella Caserma Gonza ex Lupi di Toscana.
Anche questa seconda possibilità, confermata pochi giorni dopo dal Comune, si è scontrata con opposizioni di tipo politico. La prima è stata quella del Sindaco di Scandicci Sandro Fallani (PD). La Caserma si trova proprio al confine tra le due municipalità, per questo il futuro dell’edificio deve essere deciso in modo condiviso e partecipativo delle due comunità.

Il secondo ostacolo però nessuno se lo aspettava. Il 25 aprile, al termine di un evento di campagna elettorale per la Segreteria del Partito, l’ex- Sindaco di Firenze ed ex-Primo Ministro Matteo Renzi, interrogato dai giornalisti, disse che la moschea nella Caserma non era giuridicamente fattibile. Emerse a quel punto che la Caserma, di proprietà del Demanio, era stata ceduta a titolo gratuito al Comune di Firenze grazie ad una negoziazione dell’allora Primo Minsitro Renzi. Su quella Caserma sarebbero stati manifestati particolari interessi dal gruppo edilizio ed imprenditoriale Pessina, il quale già nel 2015 aveva proposto un progetto di trasformazione in social housing ovvero la creazione di piccoli appartamenti per giovani coppie. Il Gruppo Pessina, però, è stato anche l’azionista principale che ha rilevato le quote del quotidiano L’Unità permettendogli di sopravvivere, dando così luogo allo spostamento del giornale verso le posizioni del Partito.
Preso atto di questo fatto, di cui l’amministrazione fiorentina non era a conoscenza, a giudicare dalle reazioni, Nardella si è trovato a ridimensionare il progetto offrendo però una soluzione oggettivamente infattibile. Ormai promessa, la Caserma rimaneva l’ipotesi principale ma solo per un periodo limitato di tempo. La Comunità islamica poteva servirsene solo per il tempo del Ramadan, passato il quale le negoziazioni sarebbero riprese, dal punto di partenza, per un’altra area. Quindi, di fatto, l’investimento richiesto per la messa in sicurezza esterna ed interna della Caserma e l’apertura del varco su viale Nenni per facilitare l’accesso ai mezzi pubblici, sarebbe stato perso una volta passati i ventotto giorni del digiuno.

Così il primo giorno di Ramadan si è svolto in Piazza de’ Ciompi, i fedeli si sono distribuiti tra la Sala, il marciapiede e la piazza in una soluzione ancora un volta temporanea e non agevole.
Come negli anni passati, inoltre, sono in corso le trattative per individuare un’area per il eid al-fitr, la seconda festività più importante del calendario religioso che segna la fine del mese di digiuno. Come gli anni passati, dunque, si cerca un accordo per l’uso temporaneo di uno dei campi sportivi della zona di Campo di Marte.
La discussione ripartirà quindi da zero, ma l’atteggiamento della Comunità rimane alquanto positivo. Interrogato dal TG Regione, l’Imam Elzir ha detto che la Comunità c’è, è presente, e se la moschea non si può costruire oggi, si costruirà domani.
Barbara Palla.