A cena da Eleonora Riso, vincitrice di Masterchef 13

intervista a Eleonora Riso

Abbiamo passato un paio di giorni insieme a Eleonora tra gin tonic in piazza e cene con gli amici, per farci raccontare di più sulla vita dentro e fuori Masterchef – e farci regalare una ricetta in pieno stile F.U.C.K!

Chi vive a Firenze la vede spesso aggirarsi tra il mercato di Sant’Ambrogio e le scalinate della chiesa. Capello corto e occhi nocciola, pelle tatuata con schizzi ironici e disegni self made. È Eleonora Riso, la livornese che ha infiammato gli animi durante la tredicesima edizione di Masterchef, vincendo con un menu degustazione dalle influenze giapponesi. Un personaggio “hot” rimbalzato su social, giornali e tv, la cui personalità sotto i riflettori non si è affatto snaturata, anzi. 

intervista a Eleonora Riso

Entro in casa che è già ai fornelli. Sta sbollentando i pomodori raccontando la sua passione per il gazpacho. «Me ne sono innamorata a Maiorca, ho una zia che viveva lì.» Rosso e denso, lo versa dentro delle coppe di vetro colorate insieme a ghiaccio, crostini, i suoi amati  friggitelli e uova sode.

Passa poi alla salsa olandese, spiegandomi come è iniziata la sua avventura. «Mi sono iscritta a Masterchef a settembre 2022, senza pensare che potesse funzionare. Chiedevano tre foto di piatti, così sono andata a cercarle nella gallery. Non trovavo niente di adatto, solo foto di cibi mezzi mangiucchiati mandate ai genitori. Alla fine ho scelto una di quelle, una cosa giapponese essiccata e delle pagnotte fatte nel forno a legna. Ho inviato tutto, insieme a un breve video e poi me ne sono dimenticata.»

I suoi amici, che la conoscono da prima che diventasse un volto noto, scherzano raccontando dei tagli di capelli pazzi, delle scommesse perse, della passione per i legumi e per il biliardino, dei tattoo fatti nelle occasioni più improbabili. «È sempre stata una diva» dicono ridendo.

L’olio sul prosciutto? Non te lo porto. La ribollita? Si mangia con la forchetta.

Poi, tra un calice di vino e un po’ di caponata, la conversazione si fa più seria. «Il problema in questo mondo è che manca un esempio di cameriere brillante, ganzo e appassionato, come invece esiste per gli chef, che oggi sono delle star. Penso che il servizio sia anche più importante della cucina, per come influenza l’esperienza del cliente, ma mancano modelli di riferimento. Quando in sala trovi quelle due o tre personalità uniche, che ti fanno sentire bene, è straordinario. Spesso invece nei ristoranti c’è troppa freddezza e distanza formale. Si può essere eleganti ma anche “caldi” e accoglienti, con personalità e identità proprie. A me piace sentirmi “servita” ma con un po’ di ironia e di polso. L’olio sul prosciutto? Non te lo porto. La ribollita? Si mangia con la forchetta.» 

intervista a Eleonora Riso

E continua: «Sono convinta che parte del mio successo sia merito dell’esperienza come cameriera. La mia forza rispetto ad altri è che non assemblo i piatti e basta, ma ho sempre un’idea di fondo. Quando lavoravo e andavo a portare i piatti al tavolo, mi appassionavano nello spiegarli perché avevano un “senso”. E quando sai che devi presentare qualcosa che ha senso, allora in cucina parti già con le idee molto chiare».

Si è fatto tardi, ma prima di salutarci Eleonora ci regala una ricetta F.U.C.K, velocissima. «Ho scoperto un modo strabuono per mangiare il tofu. Lo tagli grossotto, lo asciughi e lo impani nella fecola. Poi lo friggi (non deep fried) e lo inzuppi nella salsa teriyaki. Provalo!»

Ph by Lorenzo Torricelli