L’edizione 2018 della Biennale Enogastronomica si terrà alla Fortezza da Basso fino a lunedì 19 novembre.
Un appuntamento che si rinnova ogni due anni, organizzato da Confesercenti.
Con l’occasione abbiamo incontrato il direttore creativo della manifestazione, Leonardo Romanelli, che ha riposto a qualche nostra domanda e curiosità .
Si parla di quattro giorni di democrazia del gusto. Lei cosa intende con democrazia del gusto?
Io credo che oggi, soprattutto nel nostro Paese, cibo e vino debbano essere intesi come una cosa popolare. Molte persone percepiscono l’enogastronomia come accessibile solo ad una sorta di eletti. Lo scopo di questa edizione della Biennale è dunque aumentare la conoscenza delle persone rispetto a questo elemento. Tutti si devono permettere di poter capire quello che sta dentro ad un bicchiere di vino.
A proposito di Vino, la mia curiosità è: come vede il rapporto tra il vino e i millennials? Su quale leva farebbe forza per avvicinare millennials e vino?
Sui giovani credo che il concetto educativo deve essere fondamentale.
Nel futuro si dovrebbe creare una sorta di ruota benefica: da un lato si apprende grazie all’opera educativa delle scuole e degli insegnanti, dall’altro c’è la condivisione di quello che è stato appreso con i coetanei.
Questa ruota benefica farà in modo che saranno stimolati anche i produttori nel creare vini indirizzati anche ad un target di giovani facendo così conoscere e diffondere la qualità e la cultura.
I giovani oggi hanno ottime opportunità ma quello su cui insisto è che nelle scuole diventi sempre più organico il progetto del vino come insegnamento.
Quindi si aspetta di avere visitatori di questa generazione?
Sì, me lo aspetto. Credo che i giovani siano interessati a venire a visitare la manifestazione anche perché abbiamo unito elementi un po’ diversi tra loro come birra, vino e pizza che attraggono anche una fascia di persone più giovani. Sono molto curioso di vedere quanti millennials parteciperanno alle degustazioni.
La Biennale propone anche i Table Chef con la partecipazione di importanti chef da tutta Italia che sono stati presentati come un’esperienza più coinvolgente rispetto ai cooking show. Di cosa si tratta?
I Table Chef sono nettamente più coinvolgenti rispetto ai cooking show, questa è la vera novità .
Il cooking show consiste nella produzione e nella presentazione di un piatto, è puro show. Il Table Chef invece è pura condivisione. I visitatori si siedono ad un tavolo apparecchiato e lo chef, non solo racconta i piatti, ma li fa assaggiare davvero. Quindi è un racconto diretto, non filtrato. Gli chef presenteranno in media 2 piatti facendo rivivere ai clienti l’esperienza di un grande ristorante.
C’è stato quindi un cambiamento nel ruolo dello chef da uomo di cucina a uomo di spettacolo. Cosa ne pensa?
Vero. Prima esisteva di più l’immagine del cuoco chiuso in cucina. Negli ultimi anni c’è stato un cambiamento forte grazie anche all’apertura verso la cultura, la conoscenza la curiosità .
Chi ha cultura cucina meglio, non tecnicamente ma elabora meglio determinate idee. La cultura serve anche per lo scambio e può essere il valore aggiunto di uno Chef che viaggia per il Mondo.
L’ignoranza non è più ammessa.
Perché una mostra fotografica sulla bistecca alla fiorentina?
Il convegno finale vedrà come tema il riconoscimento della bistecca alla fiorentina come patrimonio mondiale dell’Unesco. Si parla sempre di bistecca alla fiorentina ed è anche la comanda più diffusa dei ristoranti fiorentini. Chi viene a Firenze chiede sempre dove andare a mangiare una buona bistecca alla fiorentina.
Per concludere: mi dica quali secondo lei sono 3 buoni motivi per visitare la sesta edizione della biennale enogastronomica?
Il primo motivo è il divertimento: accedere senza impegno in un luogo come questo e divertirti secondo me è l’aspetto fondamentale.
Il secondo motivo è la scoperta: si scoprono tanti prodotti ma anche e soprattutto le persone che ci sono dietro.
Il terzo è il Piacere: il motto è volersi bene e quindi venire alla scoperta della biennale vuol dire provare piacere.
Intervista a cura di Francesca Berretti
Ph di Francesco Sani