C’è tempo fino al 28 maggio per visitare a Bologna una delle mostre d’arte più interessanti dell’anno. FUL ha ammirato l’esposizione di Palazzo Albergati, e la propone ai suoi lettori come idea per una gita primaverile.
Jago, Banksy e TvBoy. Ovvero, tre interpreti del mondo contemporaneo che dominano la scena artistica internazionale, riuniti in un inedito confronto a Bologna. Artisti amati e discussi del nostro tempo per una mostra che, attraverso l’esposizione di 60 opere, raccontano alcune delle storie più estreme e trasgressive della public art italiana e internazionale. A Palazzo Albergati, in missione per FUL, Francesco Sani e Beatrice Ramašauskaitė hanno assistito al dialogo tra il misterioso street artist (o collettivo di artisti?) inglese e i più influenti artisti italiani del momento, offrendo un panorama esaustivo e provocatorio sull’arte dei nostri giorni. La mostra, con il patrocinio del Comune di Bologna, è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Piuma, Pop House Gallery e Apapaia.
Jago, lo sculture di Frosinone e TvBoy, lo street artist siciliano, proprio come Banksy hanno sovvertito le regole dell’arte, rifiutandosi di entrare a far parte di un sistema imbrigliato ed escludente; sono due artisti italiani hanno “creato un precedente” e fatto parlare della loro arte arrivando al cuore del grande pubblico. Oggi entrambi hanno scelto una base internazionale per lavorare, il primo a New York, il secondo a Barcellona.
Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente si presenta al visitatore come una tripla monografica con alcune delle opere più significative di ognuno di loro: dalla Girl with Baloon a Bomb Love di Banksy; Apparato circolatorio e Memoria di sé di Jago; la serie dei baci e quella degli eroi di TvBoy, oltre a pezzi iconici dell’artista come la coppia “modernizzata” che ha dato vita alla enorme opera che dà il benvenuto all’aeroporto di Roma Fiumicino oppure il Gino Strada con il cartello “stop war” comparso una notte di qualche mese fa sui muri di Milano.
C’è anche Chiara Ferragni, altra icona nazionale che TvBoy ha rappresentato come una “Madonna con il Bambino” ma attenzione, Santa Chiara oltre al figlio stringe nella mano sinistra la sua preziosa acqua griffata. Non a caso il titolo dell’opera è Saint Chiara with Holy Water!
A questi tre nuclei principali si uniscono poi molte opere di varie generazioni di artisti che da loro hanno preso ispirazione e spunto, o che semplicemente si inseriscono nel percorso “controcorrente” che li caratterizza: da Obey – in mostra con il celebre manifesto Hope, realizzato nel 2008 per sostenere la campagna presidenziale di Barak Obama – a Mr. Brainwash (di cui, tra gli altri, un esemplare della sua Mona Linesa), da Ravo e La ragazza con l’orecchino di perla a Laika e il suo celeberrimo Not this “game” – sulla rotta migranti nei Balcani, vittime dei respingimenti della polizia croata – fino a Pau con la sua serie delle Santa Suerte.
JAGO
A piano terra di Palazzo Albergati, la prima sezione propone la ricerca artistica con il marmo dell’artista laziale. <<Jago affonda le proprie radici nelle tecniche scultoree tradizionali, ma instaura un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo. Jago, all’età di 24 anni, su presentazione di Maria Teresa Benedetti, è selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla LIV Biennale di Venezia, esponendo il busto in marmo di Papa Benedetto XVI (2009) che gli è valso la Medaglia del Pontificato. La scultura giovanile è stata poi rielaborata nel 2016, prendendo il nome di Habemus Hominem e diviene uno dei suoi lavori più noti>>.
Dal 2016, anno della sua prima mostra personale a Roma, vive e lavora in Italia, Cina e America. Nel 2019, in occasione della missione “Beyond” dell’ESA (European Space Agency), è il primo artista a inviare una scultura in marmo sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’opera, intitolata The First Baby e raffigurante un feto, è tornata sulla Terra a febbraio 2020 sotto la custodia del capo missione, Luca Parmitano. Lo stesso astronauta ha scattato una foto che mostra l’opera fluttuante dentro la stazione spaziale con la Terra sullo sfondo.
Banksy
L’artista di Bristol – attento osservatore delle dinamiche sociali – affronta le tematiche attuali rendendo i suoi lavori unici. Dalla Brexit ai crimini di guerra, dalla crisi economica al bullismo, dagli abusi sul lavoro alla Palestina, sono argomenti ricorrenti nei notiziari, immagini e informazioni che quotidianamente giungono a noi.
Non è il caso però di Banksy, il mistero irrisolto dell’arte contemporanea della nostra epoca. Come si legge nel catalogo della mostra, <<in termini di forma Banksy utilizza i temi della vittimizzazione, con protagonisti che incarnano innocenza durante tutto il loro lavoro, per esempio, molte delle sue opere presentano figure di bambini, oppure della giovinezza e la maggior parte del pubblico può identificarsi con questi temi perché tutti possono relazionarsi con i concetti di innocenza e disincantato umorismo>>.
Da oltre 10 anni è lo street artist più controverso al mondo, <<con le sue opere Banksy ha creato una sottocultura a sé stante – carica di una visione dirompente e densa tenaci dichiarazioni politiche – capace di generare nuovi impatti ideali e simbolici in varie città di tutto il mondo provocando punti di vista alternativi incoraggiando una nuova rivoluzione nel mondo dell’arte>>. Nella sala dove sono presenti alcune delle sue opere in sottofondo risuna Teardrop dei Massive Attack ma, attenzione, se pensate che il misterioso artista sia un componente della band siete fuori strada, come spiegò qualche tempo fa il prof. Bruno Ialuna proprio a FUL. Senz’altro la band trip hop è amica dell’artista e oltre a condividere la città di origine si caratterizza per la marcata politicizzazione dei testi delle canzoni.
TvBoy
TvBoy (al secolo Salvatore Benintende) nelle sue creazioni guarda sicuramente alla Pop Art, ma anche al mondo dei fumetti giapponesi e dei videogiochi. <<Ha invaso le strade italiane, e non solo, con i suoi famosi baci ideali tra icone contemporanee (spesso in contrapposizione) divenendo non di rado l’immagine più diffusa sui media per spiegare i cambiamenti politici e sociali>>. Tuttavia, al primo piano di Palazzo Albergati la sezione a lui dedicata si apre con The Fast Supper, una rivisitazione dell’Ultima Cena dove però stavolta Gesù porta gli apostoli a cena da McDonald’s.
<<TvBoy incarna perfettamente la nostra contemporaneità, perché abbatte i confini tra discipline e ci spinge verso l’abbandono di una sterile visione del mondo per categorie, sia per le tecniche o gli strumenti che usa, sia per i contenuti che affronta, parlandoci di razzismo, discriminazione, ambiente, clima, cinema, sport, religione, violenza, sesso, morte, immigrazione, amore, amicizia, potere, eroi e arte>>.
La sua forza è la produzione continua, esagerata, famelica. TvBoy ambisce a diventare un’enciclopedia per immagini della società contemporanea e ci sta riuscendo. Oggi vive a Barcellona dove si sta facendo apprezzare anche dagli spagnoli. Celebri sulle ramblas i suoi stencil con Messi e Ronaldo che si baciano o l’omaggio a Raffaella Carrà. Curiosi i video girati dall’artista stesso dove si vedono passanti fotografare le sue opere o solerti membri della polizia municipale che li rimuovono!
Le altre storie: Laika, Obey, Andrea Ravo Mattoni & co.
L’ultima sezione della mostra, sempre al primo piano di Palazzo Albergati, mette insieme il sacro e il profano, giovanissime promesse e riconosciuti maestri, classicismo e sovversione: dall’anonimato al reale, nuovi concetti spaziali, ma senza limiti. Oltre il Barocco e il Rococò, i graffiti di Andrea Ravo Mattoni rendono vivi e presenti – ora e qui – i capolavori immortali dell’arte moderna normalmente esposti nei musei.
<<Il muro, massima espressione della Street Art diventa la cornice ideale per installare cartelli stradali e staccionate in legno; elementi che normalmente troviamo per strada diventano i protagonisti delle opere di uno degli street artist più famosi e controversi, Thierry Guetta, alias Mr Brainwash, che ha iniziato stringendo amicizia e filmando alcuni dei più influenti artisti del mondo, tra cui l’anonimo più famoso del Regno Unito, Banksy (seguito durante le sue incursioni alla Tate Britain e sul muro che divide Cisgiordania e Israele).
Citazioni del mondo dell’arte, riferimenti al consumismo e alla cultura che ha dominato la nostra società negli ultimi decenni sono amalgamati con un’onnivora visione ultrapop generando, secondo lo stesso artista, opere che rendono le persone felici, portando gioia, colore e messaggi positivi. Un forte legame quello con la materia che controcorrente, e imponendosi sugli odierni abusi digitali, si colloca nelle figure in bilico tra sacro e profano di Pau>>.
L’aretino Pau è una piacevole scoperta – al secolo Paolo Bruni – è il cantante della rock band dei Negrita e realizza le proprie personali dee della Fortuna come connubio ideale tra mitologia greca, superstizione e iconografia cattolica. Né pop art, né urban art, la sua Giustizia è rappresentata come dea bendata, a simboleggiare il principio della sua imparzialità, raffigurata come una donna che non può guardare in faccia nessuno; una visione di Giustizia e Fortuna come icona protettrice dei popoli! L’opera si presenta in un trittico.
<<Quella mancanza di equità, tolleranza e giustizia che fa male, logora, non può entrare nelle nostre vite soltanto mediante rapide immagini al telegiornale o con vaghi titoli sui social. Con la visione disincantata e ironica di Laika, artista sincronicamente indipendente, misteriosa e libera, l’attenzione rimane viva, tenace come i suoi poster e adesivi, effimeri tableau vivant, che attraggono interesse e sguardi al nostro passaggio per strada>>. Anche per Laika grande attenzione all’attualità come la situazione delle donne afgane dopo il ritorno al potere dei talebani o la rotta dei migranti nei Balcani tra Bosnia e Croazia. Ovvero la violenza della polizia croata peraltro finanziata dall’UE con Frontex.
E infine un’immagine che non ha bisogno di presentazioni: tutto è speranza, Hope appunto, la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam realizzata da Shepard Fairey, in arte Obey, che renderà memorabile la vittoria di Barack Obama, il primo afroamericano a ricoprire la carica di Presidente degli Stati Uniti d’America. Immagine subito iconica, stampata anche nelle magliette souvenir per i turisti, da San Francisco a New York, in un Paese incattivito dalla crisi economica post crollo della borsa e diviso tra reazionari e fan del primo presidente afro-americano.
L’arte di questi artisti è la più grande testimonianza dei contraddittori tempi che viviamo. In particolare, dopo aver potuto ammirare a Firenze sia Banksy che TvBoy, è un’occasione importante per ammirare le scultore di JAGO. A nostro giudizio, per la potenza delle opere e la cura nell’illuminazione delle medesime, proprio la sezione dedicata allo scultore ciociaro è stata la più apprezzata da noi.
C’è tempo fino al 28 maggio per vedere la mostra e consigliamo vivamente ai nostri lettori una gita a Bologna per ammirarla. Per tutte le informazioni su orari e biglietti visitate il sito di Palazzo Albergati.
Articolo a cura di Francesco Sani e Beatričė Ramašauskaité. I testi in corsivo sono estratti dal catalogo della mostra a firma di Piernicola Maria Di Iorio.
Cover: Hope © TvBoy.