A Firenze conosciamo tutti le buche del vino, sono circa 170 e una di queste sembra abbia da poco riaperto.
Prendiamo il caso di un viaggiatore errante che, per lavoro o per diletto, si trovi a far due passi in un’assolata Piazza Santo Spirito e improvvisamente si senta la gola arida e secca e brami un bicchiere di quel buon rosso toscano, panacea di tutti i mali -afa compresa-. Osserviamo dunque il nostro viaggiatore che, in modo spavaldo e sicuro, bussa a una finestrella posta a un metro circa da terra e, senza pronunciare nemmeno l’ “Apriti Sesamo” di rito, si veda comparire davanti agli occhi quello stesso vinello che tanto ardentemente egli desiderava.
La storia delle buche
Magia? No. Questa era la realtà delle ‘buchette del vino’ che, a partire dal XVII secolo, diventarono dei veri e propri punti di vendita diretta di fiaschi o bicchieri di vino ai passanti. Bastava bussare alla porticina e ecco che si riceveva a prezzo modico tutto ciò che si chiedeva.
Infatti, a seguito della crisi commerciale di quel periodo, le autorità concessero alle famiglie proprietarie di vitigni di smerciare vino e olio al dettaglio. Fu così che molti palazzi signorili e vie importanti si attrezzarono con queste aperture per vendere in strada i ‘fiaschi’: bottiglie di vetro con il fondo impagliato, progettate già a partire dal ‘300 in Val d’Elsa e rivestite di erbe lacustri (carex riparia), proprio per proteggerle ed evitare la rottura durante il trasporto.
La buchetta più famosa
Un itinerario “alcolico” che attraversa tutta Firenze: passando da via delle Terme, sulla parete di Palazzo Pazzi, a via De’ Bentaccordi, in Piazza dei Peruzzi, a via Torta, in via dell’Isola delle Stinche e altre ancora, ma la buchetta più famosa è senza dubbio quella in via delle Belle Donne al numero 2, dove una lapide descrive orari e regole per la consumazione e la vendita. Un vero e proprio antesignano della vendita a km 0: dalla cantina al consumatore, è un attimo. “Bussate e vi sarà aperto” dicevano le Sacre Scritture, e i fiorentini l’avevano presa alla lettera a quanto sembra.
Purtroppo, oggi tutte queste buchette sono chiuse o murate e restano parte del profilo e della storia della città, ma qualcosa sembra muoversi… Pare infatti che, in occasione dell’apertura di un nuovo locale nei dintorni di Piazza Santo Spirito, una di queste buchette sia stata riaperta con l’antica funzione: quella di mescere vino su richiesta ai passanti.
Trovata ingegnosa –per l’appunto- o inizio di un nuovo trend dal sapore antico? Troppo presto per dirlo. Nel mentre non ci resta che bussare alle varie porte e sperare che, almeno una, si apra. E che si dia da bere agli assetati, come virtù insegna.
Articolo a cura di Rita Barbieri