La lettera dei Ristoratori Toscani a Nardella e Rossi

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I Ristoratori Toscani chiedono appoggio Presidente della Regione Enrico Rossi e al Sindaco Dario Nardella sulle richieste fatte al Presidente Giuseppe Conte e propongono misure alternative utili a salvare uno dei settori più colpiti dall’emergenza COVID 1

Durante questo periodo di quarantena abbiamo già avuto modo di parlarvi del gruppo dei Ristoratori Toscani che in meno di un mese ha visto una crescita esponenziale, arrivando a contare già quasi 5.000 adesioni. Un gruppo forte e coeso di una delle categorie che sicuramente più di altre sta subendo e subirà danni ingenti a seguito della crisi scatenata dal Covid19.

Una lunga lettera con precise richieste al governo e precise richieste al sindaco Nardella per cercare di riuscire a salvare una delle economie più importanti della nostra città e della nostra regione.

Egregi Sindaco Nardella e Presidente Rossi,

Nel mezzo di questa terribile pandemia, una cosa buona è nata: I Ristoratori Toscani, un gruppo di 5000 ristoratori di cui 1700 solo della città di Firenze, si sono uniti, in un movimento apolitico, per aiutarsi e confrontarsi. Una categoria che mai aveva fatto gioco di squadra, ora è forte e coesa, per cercare insieme a voi delle soluzioni, che vi tende la mano per non affogare.

Abbiamo aspettato con fiducia le dichiarazioni del Nostro Presidente Conte, i decreti ministeriali e le circolari attuative.

Abbiamo studiato, abbiamo chiesto ad avvocati e commercialisti, ci siamo confrontati fra di noi imprenditori della ristorazione.

Sia chiaro: non cerchiamo mero assistenzialismo, ma una giustizia economica. Solo con un sacrificio da parte di tutti potremo tornare ad affrontare il futuro in modo sereno e con grandi prospettive. 

Diversamente, chiedendo cioè alle sole PMI di fare sacrifici, assisteremo alla chiusura di innumerevoli attività con conseguenti licenziamenti.

Ci troviamo in accordo con la visione emersa dalle dichiarazioni del Sindaco Nardella in merito all’importanza del nostro comparto in una città che vive d’arte e, quindi, di turismo. Nessuno più di noi è nella posizione di quantificare i danni economico-sociali che la crisi conseguente al coronavirus andrà a creare sul tessuto imprenditoriale di un paese che fonda la sua economia sull’ospitalità e sul turismo. Ci aspettiamo inoltre dal Comune una valutazione approfondita sulle opportunità relative alla apertura della ZTL e sospensione della estate fiorentina per il 2020.

La lenta “morte” delle migliaia d’imprese della ristorazione– che per decine di anni hanno dato lavoro, mantenuto vivi e attrattivi sia i centri cittadini che le località territorialmente marginali, investendo in qualità e in quella che all’estero viene considerata la filiera dell’eccellenza italiana e contribuendo con il loro gettito fiscale a finanziare servizi comunali resi ai tutti i cittadini – non è un’opzione sostenibile per la città.

Vi chiediamo di scrivere uno dei più bei capitoli di storia della nostra RES PUBLICA da protagonisti, perché la vita ha un senso solo quando si riesce a rendere felici il maggior numero di persone possibili.

Le richieste al governo

1- Chiusura totale delle attività di somministrazione fino ad emergenze rientrata

A proposito della eventuale riapertura con misure restrittive sostanzialmente inapplicabili: equivale a chiederci di chiudere per sempre e fallire. Siamo stati i primi a chiudere senza che il decreto lo imponesse e ora non apriremo fino a che la situazione non sarà normalizzata alle condizioni esistenti prima della pandemia.

 I nostri clienti ci identificano come un luogo sicuro, dove poter abbassare tutte le “difese” sedendosi ad un tavolo per condividere un pasto con la stessa fiducia con cui lo si fa nella propria casa.

Chiederci di riaprire i nostri locali con misure restrittive, sostanzialmente inapplicabili, equivale a chiederci di tradire questo rapporto di fiducia.

Aspetteremo ad aprire i nostri locali al pubblico fino a quando le misure restrittive non saranno più necessarie.

Darci la possibilità di riaprire prima, con le assurde misure che si paventano, equivale ad una mera deresponsabilizzazione della pubblica amministrazione in merito alla scelta civica da fare, passando il fardello della perdita economica derivante dalla scelta “giusta” interamente in capo a noi ristoratori.

Confidiamo nella comprensione di questa nostra scelta, e nel supporto della stessa da parte della pubblica amministrazione.

2 – Invalidità degli sfratti per mancato pagamento canoni in quarantena

Al fine di eliminare inutili contraddittori e di salvaguardare la continuazione delle nostre attività commerciali che danno lavoro 1,2 milioni di famiglie, sarebbe opportuno eliminare ogni incertezza riguardo l’invalidità delle eventuali richieste di sfratto per morosità, fondate sul mancato pagamento dei canoni di locazione nel corso dell’emergenza “covid-19”. Noi non siamo in grado di pagare le locazioni in questo periodo di chiusura, e non siamo in grado di indebitarci per un Immobile che non abbiamo disponibile per la sua funzione. Ci rivolgiamo alle istituzioni per trovare una soluzione che ci consenta di continuare a fare impresa con i nostri collaboratori nel momento della riapertura.