Fiocco rosa alla porta, carte bollate nel cassetto. Siamo entrati nella casa di una famiglia arcobaleno di Firenze: una coppia di mamme, una neonata e tante battaglie legali all’orizzonte.
Alice ha tre mesi. È una bimba come tutte le altre: ora è tranquilla, sonnecchia nella sua camerina a Firenze per il riposino. Alice è stata concepita in Danimarca, grazie all’inseminazione intrauterina. Ha due mamme, Alessia e Carolina, che quando parlano del piccolo fagottino si emozionano, fanno progetti per il futuro e raccontano dei vicini di casa settantenni che le hanno sorprese con un regalo inatteso per la nascita. “Ci stavamo per commuovere – raccontano con un sorriso – la società è molto più avanti di quanto si creda”. I problemi sono quelli di sempre: montagne di pannolini, notti insonni, salti mortali per tenere insieme lavoro e famiglia, però una preoccupazione in più c’è.
Alice ha tre mesi e, in Italia, è diversa dagli altri bambini. Ha due genitori nella vita di tutti i giorni, ma sulla carta la mamma è solo una, quella biologica. “Se succedesse qualcosa ad Alessia, che ha partorito Alice, io per la legge non esisterei, sarei un’estranea”, chiarisce Carolina. Ci sono strade alternative, spiegano, atti e documenti da registrare davanti al notaio, ma si tratta di un sentiero accidentato e pionieristico. “Rispetto a un genitore eterosessuale parti consapevole del fatto che dovrai fare sforzi e battaglie legali per tua figlia – fa presente Alessia – quando sono iniziate le contrazioni e siamo andate in ospedale abbiamo chiamato prima la ginecologa, poi l’avvocato e infine i nostri genitori. Praticamente Alice ha avuto l’avvocato prima di essere nata”. E così per l’asilo serve una delega perché la mamma non biologica possa riprendere la bambina (sebbene per la retta, il reddito che conta è quello delle due mamme messe insieme), delega anche per il pediatra, l’ospedale e via dicendo. “Finora, qui a Firenze, non abbiamo avuto problemi perché siamo una coppia di donne, abbiamo trovato sempre persone disponibili”.
Alice ha due mamme amorevoli ma agguerrite, assicurano che faranno di tutto per ottenere il riconoscimento pieno anche del “secondo” genitore. Alessia viene da Perugia, Carolina è di Firenze. Hanno 35 anni, stanno insieme da sette e si sono “sposate” insieme due volte. Portano la fede dal 20 luglio 2013, quando hanno organizzato un matrimonio con tutti i crismi. C’erano i parenti, gli amici, mancava solo l’invitato principale: lo Stato. “La cerimonia non aveva valore legale, ma l’abbiamo voluta fare qui dove viviamo, lavoriamo, paghiamo le tasse”. Poi, lo scorso dicembre, si sono unite civilmente, quando Alessia era al settimo mese di gravidanza. “Desideravamo che la bambina nascesse all’interno dell’unione civile, per le eventuali battaglie legali”.
Alice è una bimba rainbow e non è la sola. In Toscana ci sono altri 48 bambini come lei, il più grande ha otto anni, la più piccola è proprio Alice: i loro “doppi papà” e le loro “doppie mamme”, come Alessia e Carolina, fanno parte dell’associazione italiana dei genitori omosessuali, le Famiglie Arcobaleno, che solo in questa regione raccoglie 44 nuclei familiari. E la cicogna promette di portare altri piccoli lungo l’arcobaleno. “Alle coppie omosessuali che desiderano un figlio diciamo di farlo, certo non a cuor leggero, ponendosi tutte le domande preventive che si fa un buon genitore, ma senza lasciarsi intimorire da quello che pensano gli altri – suggeriscono Alessia e Carolina – si tratta di bambini cento volte voluti, al di là di tutte le difficoltà e di tutti gli ostacoli legali. Nel nostro caso pensiamo che questo ci aiuterà, ci darà la forza e forse un domani sarà apprezzato da nostra figlia”.
Gianni Carpini